di Salvatore SPITALERI – biologo forense
Dico la mia sul caso recente che sta facendo discutere relativamente all’omicidio di Chiara Poggi.
Le unghie erano già state analizzate al RIS di Parma tamponando il bordo estremo di ciascuna unghia, raccogliendo cioè quello che è significativo nell’ipotesi la vittima avesse in un estremo tentativo di difesa graffiato il suo aggressore.
Ebbene le analisi hanno restituito il DNA di Chiara e nessun contributo da maschio.
La difesa della famiglia Poggi chiese quindi di approfondire le analisi che vennero affidate al prof. Di Stefano dell’università di Genova.
Questi analizzò le unghia in toto eseguendo il lavaggio immergendole in una soluzione. In questo modo viene raccolto tutto ciò che sta sull’unghia ma soprattutto sotto l’unghia, che ovviamente può essere materiale anche datato perché un semplice lavaggio non consente di eliminare completamente tutti i residui di sporco, contenenti anche matrici cellulari, se non dopo una accurata pulizia con uno spazzolino.
Le analisi di questi campioni fornirono per due campioni un risultato di un DNA miscelato femmina+maschio dove il contributore di sesso maschile era minoritario e quasi indistinguibile.
Per questo motivo venne utilizzato un secondo kit di analisi che permise di amplificare dei tratti di DNA che stanno sul cromosoma Y maschile eliminando con questo stratagemma la massiva presenza di DNA femminile di Chiara Poggi (contributore preponderante).
L’esito di queste analisi consentì di verificare per due unghia un risultato molto risibile, un profilo aplotipico – non autosomico – parziale, che il prof. Di Stefano giudicò non utilizzabile per scopi identificativi.
Il consulente della difesa di stasi (Linarello) trovò invece delle compatibilità con il profilo aplotipico di Stasi, nonostante detto aplotipo fosse molto esiguo e parziale. Chiarisco che l’aplotipo che viene fuori dall’analisi del cromosoma Y non consente di fare identificazione personale bensì di trovare compatibilità con un ceppo familiare.
Tutti i componenti maschi di una famiglia con un avo ancestrale paterno in comune hanno lo stesso aplotipo Y.
Detto questo, la differenza nelle due tecniche (RIS e DI STEFANO) sta nel fatto che il materiale raccolto con le prime analisi del RIS può essere contestualizzato con l’omicidio perché più recente come genesi… Quello raccolto dal prof. Di Stefano non è contestualizzabile perché più datato e, considerata la quantità di matrici cellulari maschili, a mio modesto avviso, riconducibile ad un trasferimento secondario.
Detto questo l’assassino era e rimane Alberto Stasi, anche nell’ipotesi si dovesse giungere ad una revisione del processo. Questa la mia previsione. Non so se sono stato chiaro ma non è neanche facile spiegarlo.
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