Claudio è volato in cielo giovedì scorso. Man mano che passano i giorni chi gli è stato sempre vicino comincia a comprendere che non è facile rassegnarsi, non è così semplice accettare un destino assurdo che ha spezzato una vita, ha reciso un fiore che stava sbocciando.
Cosa ci riserverà il domani? Possibile che i sogni, le speranze, i disegni di un ragazzo che aveva tanta voglia di vivere e di trasmettere la sua stessa vitalità agli altri possano dissolversi in un attimo? E cosa rimarrà di Claudio? Un nome? Un ricordo? La musica? Gli amici? Il dolore che nei suoi cari non si estinguerà mai?
Migliaia e migliaia di messaggi affidati a facebook, rimasto l’unico strumento che veicola sentimenti ed emozioni espressi con semplici parole o immagini. Li leggeremo, fino a quando, con il passare dei giorni, dei mesi, degli anni, non li rivederemo più… Ricorderemo Claudio, la sua musica, i suoi sogni, cercheremo di immaginare lo schianto di quel tragico giorno, a pochi minuti da casa; rivivremo l’ansia vissuta prima di conoscere il nome di quel “giovane milazzese” vittima dell’incidente; rivivremo, ancora, il dolore indescrivibile appena conosciuto il nome affidato ai giornali per informare e per estinguere la sete di notizie, quella voglia di saperne di più su “quel milazzese” che non è tornato a casa in un piovoso mattino di dicembre.
Dovremo piuttosto ricordare le parole che Enzo, padre afflitto e inconsolabile, ha affidato a facebook e che ho voluto riprendere per pubblicarle su TERMINAL.
Non ho voluto scrivere nulla di Claudio in questi tragici giorni: ho voluto osservare il silenzio, limitarmi a dare le notizie essenziali, prima di rendergli l’ultimo saluto, domani, lunedì 16 dicembre, alle ore 15, nella chiesa del Sacro Cuore di Milazzo. Ma non posso dimenticare il mio incontro, a S. Rocco, con Enzo Paci: avevamo in mente di far qualcosa per la città, proprio lì, in quella chiesa.
Non so se riusciremo a portare avanti un progetto che non era stato nemmeno abbozzato, ma il mio impegno sarà quello di mettere a disposizione questo giornale e quella chiesetta per permettere ai sogni di Claudio Paci, figlio di questa terra, di essere realizzati.
Non so cosa occorrerà, Enzo: ma ti prometto che non sarai solo. E Claudio vedrà, da lassù, i suoi sogni, i suoi desideri realizzati! Ti abbraccio.
“Ho perduto un figlio che era la nostra gioia, la nostra vita.
Un ragazzo che avrebbe compiuto giorno 15 dicembre 31 anni, spezzando i propri sogni, il proprio futuro, il proprio matrimonio appena di tre mesi.
La sua bontà, la sua generosità e il suo altruismo non avevano limiti. Impegnato con vari gruppi musicali, amava la musica popolare, il jazz e quella afro cubana; da musicoterapista aveva creato il Kokiroko lab mettendo la sua professione al servizio dei più bisognosi, sempre alla ricerca di nuove musicalità era impegnato ad organizzare incontri convegni con specialisti per informare e far conoscere la musicoterapia ed altre tecniche scientifiche per i diversamente abili e per l’autismo ad operatori e genitori.
Il suo metodo era professionalità; passione, ed un amore incommensurato per i più deboli.
Questo era mio figlio Claudio.
Ora che non c’è più ho molta paura che i suoi sogni e i suoi desideri rimangano nel vuoto. I suoi tamburi non suoneranno più, spero che venga ricordato con la sua gioia di vivere e di far vivere gli altri.
Non ti dico addio, amore mio, ma arrivederci, un giorno suoneremo ancora insieme in un mondo più dolce e più felice.”
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