UNA TESTIMONIANZA CHE VUOLE ESSERE ANCHE UN ATTO DI FEDE.
A dire il vero, non ho mai incontrato personalmente Padre Pio: diciamo piuttosto che fu Lui che venne a trovare me, nel 1980, dodici anni dopo la sua scomparsa! Io non sapevo nemmeno chi fosse!
Quell’anno mi trovavo a San Salvo, in provincia di Chieti, assieme alla mia famiglia; dal 1977, prima di far parte dei Vigili Urbani, ero in forza alla Petrochemical, ditta metalmeccanica per la quale centinaia di milazzesi hanno lavorato. Avevo il ruolo di responsabile amministrativo nel cantiere di Cupello, presso la centrale trattamento gas dell’AGIP.
A San Salvo c’erano, ospitati in case prese in affitto (non si parlava in quegli anni di bed & breakfast) parecchi altri miei concittadini ma solo in pochi avevamo deciso di portare anche la famiglia affittando appartamenti ammobiliati, proprio per evitare i disagi degli spostamenti periodici con la Sicilia e goderci, noi che eravamo giovanissimi, i nostri cari.
Scrivere quel che avvenne quel giorno è ancora per me inspiegabile, e mi procura una sensazione indescrivibile, mista ad un brivido che mi prende al solo pensiero. In passato avevo raccontato a qualcuno quella mia esperienza, ma non sono riuscito mai a capire se avessi suscitato incredulità, scetticismo, perplessità o trasmesso un messaggio di fede!
Era il 12 settembre 1980, venerdì, vigilia del mio secondo anniversario di matrimonio. Dopo cinque giorni di lavoro era giusto godersi il meritato riposo, sabato e domenica. E la ricorrenza invitava anche a festeggiare. Fu mia moglie a proporre: “Domani potremmo andare a fare una passeggiata con la bambina. Magari andiamo a San Giovanni Rotondo, c’è un frate, Padre Pio morto in odore di santità! Ci vanno da tutto il mondo…”
Non le lasciai nemmeno finire la proposta che ritenevo insensata: a due passi avevamo Vasto, Termoli, Pescara, tanti altri posti, e avrei dovuto addirittura andare in un paese che nemmeno sapevo dove fosse e per trovare un frate, quel Padre Pio, fra l’altro morto, che non mi diceva assolutamente nulla!
Il discorso si chiuse lì, senza alcuna replica; da qualche parte saremmo andati il giorno dopo, magari coinvolgendo i colleghi di lavoro per festeggiare tutti assieme; e non sarebbe stata la prima volta.
L’indomani mi svegliai presto: era il 13 settembre, e con mia moglie ci scambiammo gli auguri. La invitai a prepararsi e a preparare mia figlia, che aveva da poco compiuto un anno, perché avremmo dovuto partire. Avevo la Fiat 128 di mio suocero, per viaggiare più comodi rispetto alla mia 126, a portare più bagagli quando si trattava di affrontare lunghi trasferimenti.
In auto, mia moglie chiese di conoscere l’itinerario: “Dove stiamo andando?”
“A San Giovanni Rotondo” risposi, meravigliandola.
“Ma la sai la strada?” fu la sua domanda.
“Io no, ma la macchina sì!” dissi sicuro, mentre lasciavo il paesino e mi dirigevo verso il casello autostradale di Vasto. “Dobbiamo andare da questa parte, verso sud. Sono sicuro che non ci perderemo!”
“Aspetta, adesso controllo!” disse lei aprendo le cartine Agip che un tempo costituivano il corredo in ogni viaggio per milioni di automobilisti. Ma come trovare San Giovanni Rotondo? Il dito seguiva la linea dell’autostrada, spostandosi verso sud. “Eccolo! San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo… dobbiamo arrivare a Foggia!”.
“Non preoccuparti, dissi rassicurandola, la macchina sa la strada!”
Mai ero stato così sicuro di giungere a destinazione, io che ancora oggi seguo con estrema pignoleria le indicazioni e ho da protestare ad alta voce, in auto, quando manca qualche segnale; e ciò capita spesso!
La 128 procedeva sicura sull’A14, come se al mio fianco ci fosse qualcuno ad indicarmi la strada. Uscimmo a San Severo, e da lì procedevo verso la nostra meta. Arrivammo a San Giovanni Rotondo. Sapevo di dovere entrare in una chiesa, per cercare quel frate che non conoscevo; ma qualcosa mi diceva che mi aspettava, che lo avrei incontrato e avrei dovuto giustificarmi con lui!
Non fu difficile trovare la chiesa: come se stessi seguendo un filo invisibile, giunto dentro non sapevo da dove cominciare. Mi fermavo in contemplazione ed in rispettoso silenzio davanti agli altari; per ognuno c’era un segno della croce, una preghiera, una meditazione.
Ci trovammo, ad un certo punto, al piano superiore: proprio davanti a quel Crocifisso Padre Pio aveva ricevuto le stimmate. Non ricordo quanto tempo restammo in chiesa, ma non volevo uscire. Ed una sensazione analoga la provai quando, anni dopo, tornai per fermarmi in meditazione e preghiera davanti al corpo ricomposto del Santo: come se qualcosa mi impedisse di andarmi a sedere, di uscire!
Tornammo a casa. Mi sentivo rinfrancato nello spirito e visibilmente emozionato. La strada del ritorno la ricordavo benissimo, e portai con me il ricordo di una giornata particolare.
Ma sentivo che qualcosa doveva ancora accadere, che quel frate di Pietrelcina mi aveva fatto capire tante cose, e che ancora si sarebbe fatto vivo nella mia vita!
L’estate stava finendo, e anche il lavoro in cantiere era stato quasi ultimato: mi aspettava ancora poco più di un mese durante il quale avrei dovuto trasferire il personale, trasmettere alla direzione di Milano tutti gli incartamenti, preparare lo stato d’avanzamento definitivo, dirigere lo smantellamento delle baracche e dell’officina.
Poco più di una settimana dopo da quel 13 settembre decidemmo di tornare a Milazzo per una breve pausa. Qui mi attendeva una sorpresa: dal comune di Milazzo avevo ricevuto una raccomandata che mio padre aveva ritirato ma che voleva restituire al mittente ritenendo superflua la mia partecipazione, visto che ormai lavoravo. Era la convocazione per la prova scritta del concorso nei vigili urbani: una domanda fatta qualche anno prima, alla ricerca di un lavoro, così come avevano fatto altre decine e decine di milazzesi.
La lettera la presi il 23 settembre, una data alla quale allora non diedi alcun significato. A scuola sapevamo che il 23 settembre iniziava l’autunno, ma nessuno mi aveva mai detto che in quello stesso giorno era tornato in cielo il frate di Pietrelcina! Solo a distanza di qualche anno mi ritornarono in mente quella lettera e quella data, e allora mi resi conto che la partecipazione era un altro segnale, una visita inaspettata di Padre Pio. Partecipai, ma solo per tentare il rientro a casa dopo quattro anni in giro per l’Italia! A gennaio mi aspettava la prova orale, e dopo qualche mese fui assunto nei vigili urbani!
Ero finalmente tornato a casa!
Ma avevo un debito di riconoscenza con Padre Pio, e dopo qualche anno tornai a San Giovanni Rotondo. Era una promessa fatta a me stesso, e volli mantenerla. Ci ritornai anche dopo l’intervento chirurgico per la rimozione del tumore. Fu allora che rimasi a fissare quel corpo immobile, dietro il vetro nel nuovo santuario, come se volessi ringraziarlo perché sapevo di avere ancora bisogno di lui, come se prevedessi altre prove difficili da affrontare e superare con il Suo aiuto.
Il 13 settembre 2021, qualche anno fa, nel 43° anniversario del nostro matrimonio, ho fatto una breve passeggiata a Vaccarella, per sostare in preghiera e salutare San Pio.
Erano passate di poco le 22, nessuno in giro per strada e davanti alla statua, di fronte al vecchio ospedale. Pochi minuti di raccoglimento, quindi quei pochi gradini da salire per toccare, come di consueto, la statua e fare il segno della croce.
Tutto ad un tratto, ho avvertito un profumo inebriante. Mi soffermo a guardare i fiori, mi avvicino odorandoli; nessuno emanava quell’odore gradevole e intenso! Non sono il solo a sentirlo: anche mia moglie, che mi guarda incredula, cerca di capire la provenienza. All’improvviso, un venticello leggero, ed ecco che tutto svanisce. Ci guardiamo e annusiamo l’aria, inspirando profondamente: non avvertiamo più niente, i fiori nei vasi non fanno nemmeno profumo!
“Ma era Padre Pio?”, mi chiede mia moglie.
“Sì”, rispondo senza alcuna esitazione, “vuole che andiamo a trovarlo!”.
E penso a quel 13 settembre di 41 anni prima, a quell’incontro che non dimenticherò mai. E a quell’impegno preso nel letto dell’ospedale durante il mio ricovero a Reggio Calabria a giugno.
So che mi aspetta… e sa anche che tornerò a ringraziarlo!
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