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SPOSA BAGNATA, SPOSA FORTUNATA… i vecchi proverbi non sbagliano, ed anche se all’interno del “Vittorio Emanuele”, gremito in ogni ordine di posti, gli spettatori non se ne sono accorti, domenica pomeriggio a Messina, durante lo spettacolo, c’è stata un’insistente pioggia.
Ma che il successo della commedia IL PADRE DELLA SPOSA fosse soltanto legato al detto antico sarebbe molto riduttivo: i “magnifici sette”, ossia gli interpreti dell’ennesima riproposizione (questa volta in chiave teatrale, per la regia di Gianluca Guidi) di un capolavoro che ha fatto registrare il tutto esaurito nei tre spettacoli andati in scesa nel fine settimana (10,11 e 12 marzo), sono gli artefici del trionfo decretato dal pubblico, dalla critica, dalla stampa.
D’altra parte, era contento di tornare a teatro con una commedia brillante lo stesso Gianfranco Jannuzzo, e non aveva dubbi che al pubblico della sua Sicilia, in questo caso quello di Messina, sarebbe piaciuto divertirsi spensierato. A lui è toccato il ruolo del padre geloso della figlia Alice, cresciuta forse in fretta e pronta a fare il grande passo, dopo un periodo di “frequentazione” con il giovane Ludovico (Ludo, “questa mania di accorciare i nomi...”) negli Stati Uniti. La notizia ricevuta all’improvviso, davanti al piatto di peperoni ripieni con cui lo stesso aveva pensato di proporre alla sua Alice una ricetta tradizionale, lo fa entrare in crisi. La moglie francese Michelle, interpretata da un’eccezionale Barbara De Rossi, condivide la scelta della figlia, ed è contenta che al suo fianco ci sarà un giovane avviato verso uno dei nuovi lavori che i giovani d’oggi vanno ricercando: “Ora gli daranno il premio Nobel“, dice Giovanni, dentista affermato che non ne vuol sapere di diventare suocero e perdere la figlia, tentando di sminuire in tutti i modi le ambizioni lavorative del futuro genero. E mentre la notizia del primo prestigioso incarico in Massachusetts fa andare su di giri la moglie, sempre più propensa ad un matrimonio rapido, lui cerca di tenere Ludo a debita distanza e di farlo addirittura dimenticare alla giovane e ancora immatura Alice.
Nel rapidissimo cambio di scena, davanti ad un pubblico che divertito applaude e attende gli sviluppi della vicenda, Michelle e Giovanni si recano a far visita ai futuri consuoceri: rassomigliante nell’abbigliamento alla matrigna di Biancaneve lei (Marcella Lattuca), dedito al suo lavoro nei campi lui (Roberto M. Iannone), la coppia è frastornata e sconcertata dai comportamenti stravaganti di entrambi, ma deve per forza di cose adattarsi, tra un crescendo di atteggiamenti, di ilarità e di battute che suscitano applausi e risate, e che toccano il culmine con la disavventura in giardino del povero Giovanni assalito dagli innocui “cagnolini” quando chiede di poter andare in bagno.
“Questo matrimonio non s’ha da fare“, direbbero i bravi di don Rodrigo ad un impaurito don Abbondio. Ma Giovanni, che non è don Rodrigo, anche se cerca in tutti i modi di impedire le nozze suggerendo un libro di ricette come regalo da parte del suocero ben sapendo che non sarebbe stato il regalo migliore per la figlia, deve ammainare bandiera ed arrendersi di fronte alla seduzione di Michelle, migliore alleata di Alice, che si distende su un divano ma che non è quello dell’Ikea.
Il tempo stringe, i ragazzi non vedono l’ora di coronare il loro sogno, quindi occorre far presto: chi meglio di un wedding planner (che vuole dire?, si chiede più confuso che persuaso Giovanni…) può essere d’aiuto? Si catapulta nella casa della futura sposa Boris, un russo (sicuramente sfuggito alle sanzioni dell’UE) il quale è pronto a prosciugare il conto dello sbigottito dentista ma a tirarlo anche fuori dai guai quando lui, collezionista di francobolli, finisce in prigione per recuperare due pezzi pregiati della sua collezione frettolosamente attaccati sulle buste delle partecipazioni. Siamo alle battute finali, ma ormai è fatta: Alice entra in scena bellissima ed elegante nel suo abito da sposa. E’ la bambina cresciuta che il padre porterà all’altare, compiaciuto ma al tempo stesso consapevole che con la moglie inizieranno i viaggi per stare vicino a lei ed anche a lui. Una nuova vita li attende, quella dei suoceri ma anche dei nonni, protettivi nei confronti dei nipoti, permettendo loro quel che gli stessi genitori vieteranno! La vita è una ruota… e il pubblico che applaude lo sa benissimo.
Cala il sipario, si accendono le luci in teatro e Gianfranco Jannuzzo è raggiante: sapeva che Messina avrebbe decretato il successo del lavoro di Caroline Francke. Nulla da invidiare alle trasposizioni cinematografiche delle quali si ricordano i vari Spencer Tracy, Elizabeth Taylor, quindi Steve Martin, Dyane Keaton, o Andy Garcia… La sua certezza derivava dal fatto che avrebbe giocato in casa! Infatti, nativo di Agrigento e formatosi alla scuola di Gigi Proietti, dopo il suo trasferimento a Roma con la famiglia nella prima metà degli anni 60, attore teatrale di grande spessore, Jannuzzo ha al suo attivo partecipazioni televisive e lavori di grande impegno. La sua sicilianità va di pari passo con la professionalità, la sua simpatia con l’entusiasmo che suscita nel pubblico. Personaggio eclettico ed estroverso, ne IL PADRE DELLA SPOSA non rinuncia a qualche battuta nel nostro tipico dialetto ricorrendo alla sua cadenza, e suscita la risata e l’applauso del pubblico. Con orgoglio e da serio professionista vuole che il successo dei tre giorni al Vittorio Emanuele venga ugualmente diviso tra i vari interpreti, richiedendo il caloroso riconoscimento del pubblico per tutti: da Gianluca Guidi, autore anche delle musiche, applaudito anni fa al Vittorio Emanuele con il suo collaudato AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA, a Barbara De Rossi, protagonista femminile del lavoro, ai due “consuoceri”, Roberto M. Iannone e Marcella Lattuca; ai giovani Lucandrea Martinelli, Lodo, e Martina Difonte, Alice; ed ancora con il bravo Gaetano Aronica, frizzante interprete di un ruolo diverso da quelli interpretati nella sua lunga carriera; ed estendendolo anche a chi si era mosso nell’oscurità per il cambio delle scene, e richiedendo il giusto applauso per il produttore teatrale Francesco Bellomo, agrigentino come lui, come la stessa Marcella Lattuca, come Gaetano Aronica.
Novanta minuti di divertimento: il tempo di un incontro di calcio, senza sussulti e senza contestazioni; senza fischi e soprattutto senza falli o insulti al direttore di gara! Avessimo la possibilità di rivedere l’intero spettacolo, non ci penseremmo due volte! Ci sono incontri di calcio che sono entrati a far parte della storia dello sport e vengono riproposti decine, centinaia di volte; e il pubblico conosce già il risultato. Ma per il teatro è diverso: è vero che conosci la trama se vuoi rivedere in tv o sullo schermo il lavoro che ti è stato presentato anche il giorno prima; ma rivederlo in una replica, con attori che sono in grado di cambiare le battute magari recitando a soggetto perchè fa parte del loro mestiere, è tutta un’altra cosa! Complimenti a Jannuzzo ed alla compagnia de IL PADRE DELLA SPOSA, complimenti al Vittorio Emanuele in tutte la sue componenti perchè riesce a regalare alla citta di Messina ed agli spettatori che vengono anche da altre città un programma di alto livello, autentiche emozioni, sicuro divertimento!
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