(Francesco D’Amico)
Dieci anni senza Peppino Pellegrino. Eroe civile della cultura, dedicò la sua esistenza a una particolare missione, quella di rendere Milazzo un luogo all’altezza della sua storia; e così, durante il suo assessorato locale alla Pubblica Istruzione, lungo il decennio dei Sessanta, egli rese la nostra Biblioteca comunale un centro privilegiato di incontri tra le migliori intelligenze nazionali ed europee del mondo della filosofia e della letteratura. Gli Atti dei Convegni da lui organizzati in quel periodo costituiscono oggi materiale assai fecondo per l’approfondimento del pensiero filosofico del Novecento.
La sua sublime “vocazione” trovò poi un’espressione duratura e profonda – oltre che nei ruoli di assessore e, per un brevissimo tempo, anche di sindaco, e prima ancora di docente e di preside – in quella che divenne la sua “dimora ideale”, ovvero la casa editrice Spes, ch’egli fondò nel 1957 sotto gli auspici, fra gli altri, del Prof. Francesco Mercadante. Una roccaforte piccola ma estremamente resistente, come la tempra del suo “dominus”.
Tra i maestri di Pellegrino, svetta il grande filologo Manara Valgimigli, che in una lettera del 1947 definì il suo allievo “amico caro e come figlio”. (Pellegrino fortissimamente volle che la Sezione milazzese dell’Associazione Nazionale di Cultura Classica fosse intitolata a Valgimigli, di cui curò la pubblicazione di numerosi carteggi nonché di tesi di laurea incentrate sulla sua figura).
Un cenno particolare merita, inoltre, il Prof. Francesco Satullo, insegnante di Pellegrino al Liceo Classico “Luigi Valli” di Barcellona P.G., dopo aver prestato servizio all’istituto “Jaci” di Messina ed essere stato “scopritore” di talenti prodigiosi, quali Salvatore Quasimodo, Salvatore Pugliatti e Giorgio La Pira: giovani promettentissimi che non avrebbero tardato ad imprimere il loro marchio nella storia culturale italiana.
Gli anni dell’impegno politico di Pellegrino coincidono con la sindacatura, a Firenze, del suo sodale intellettuale Giorgio La Pira, la cui concezione della politica influenzerà profondamente la visione ‘pellegriniana’. «Si amministrano ‘persone’, non ‘cose’» amava ricordare il Nostro citando il sindaco-filosofo, per non dire di un’altra sua massima, tratta da “La nostra vocazione sociale” (1945), vero e proprio manifesto dell’idealismo ‘lapiriano’: «Non si dica che la politica è una cosa ‘brutta’! L’impegno politico – cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall’economico – è un impegno di umanità e di santità».
Concludo questo breve ritratto con una nota inviatami stamane dal Prof. Francesco Mercadante – professore emerito all’Università “La Sapienza” di Roma -, che ha voluto così commemorare il suo fraterno amico Peppino Pellegrino nel decennale della scomparsa.
Ecco le sue parole: “Decimo anniversario della morte di Peppino Pellegrino” (di Francesco Mercadante)
Nessuno ringrazierà mai abbastanza Peppino Pellegrino della sua dedizione alla figura di Angelina Lanza, Donna di alta sensibilità poetica e di singolarissima esperienza religiosa. Peppino ne fa fatto l’oggetto della sua tesi di laurea e di un attaccamento sempre più articolato ed allargato, fino ad investire tutta l’opera della Lanza edita ed inedita, con una specializzazione che nessuno dei suoi discepoli ha ereditato. Ciò non toglie che anche in futuro i lettori della Lanza trarranno ispirazione dalla sua opera, che potremmo senz’altro definire ed ammirare come la testimonianza di un grande intellettuale e del più grande discepolo che Luigi Russo abbia avuto in Sicilia.
Caro Peppino Pellegrino, nel decimo anniversario della tua scomparsa sono ancora felice di poterti pubblicamente rinnovare i sentimenti delle tante passioni letterarie comuni: per Amato Pojero, per Vincenzo La Via, per Filippo Bartolone, per Francesco Satullo (maestro di Quasimodo), per Guido Ghersi, per Lucio Piccolo.
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