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IL RICORDO DI PAPA’, QUINDICI ANNI DOPO…

NONNO ANDREA giovaneIL 19 NOVEMBRE 2000 SE NE ANDAVA PER SEMPRE DON ANDREA, IL MAESTRO… LO VOGLIO RICORDARE A CHI NON LO HA MAI DIMENTICATO, MA ANCHE A CHI NON LO HA MAI CONOSCIUTO. 

18 novembre, nel 2000 era sabato… Lo ricordo come se fosse passato solo un istante.

Ricordo che andai alla messa vespertina alla Chiesa del Carmine, a Milazzo.

Papà era in ospedale. Qualche giorno prima mi trovavo a Roma, alla Conferenza di Statistica. Erano le 9 di mattina, stavamo andando con un taxi all’Eur dall’albergo.

Mi dissero che ero taciturno, forse troppo per il mio carattere. Non risposi; presi solo il telefonino per chiamare mio fratello e chiedere di papà. Me lo passò, e lui mi disse solo una frase “Stai tranquillo, ‘o papà. Tutto bene, tuo fratello mi sta facendo la barba...Ciao, ciao…”. Sorrisi. Lo avevo sentito, chissà cosa mi rendeva strano…

Alle 10 il cellulare squillò, mentre ero fra gli stand dell’Eur: mio fratello.

Con voce allarmata mi disse che papà era entrato in coma. Di punto in bianco! Telefonai al Sindaco, Nino Nastasi. Lo informai che stavo lasciando la conferenza perchè papà era in coma. Rimase sbigottito! “Torna subito, non preoccuparti, mi disse, prendi il primo aereo. Dammi notizie!“.

Carlo Tasciotti mi accompagnò all’aeroporto, la sua auto divorava la strada…

Mi raccomandò, appena arrivato, di chiamare un sacerdote, per impartirgli l’estrema unzione. Atterrai a Reggio con il primo volo. Presi la Caronte, e a Messina mi aspettava Massimo. “Notizie di papà?” chiesi. “I medici hanno detto che ci sono metastasi… E’ gravissimo!“. Non persi la speranza di vederlo in vita. E accanto a lui portai subito un sacerdote, quando superai la porta della sua stanza.

Era muto, immobile, con il rantolo che si faceva sempre più intenso….

Passarono alcuni giorni, peggiorava. Rimanemmo al suo fianco giorno e notte, dandoci il cambio…

Giunse la sera del sabato, 18 novembre. Durante la messa pregai Iddio di non farlo soffrire. Non so se sia stato giusto, e se Dio avesse potuto ascoltare le mie preghiere, ma non volevo vedere papà in quelle condizioni. Non c’erano speranze… non era giusto che soffrisse, lui che era stato sempre buono nella sua vita. Amava tutti, era amato da tutti…

Poi, dopo la messa, lo andammo a trovare. Eravamo in tanti. C’era anche suo fratello, sua sorella, venuti perchè lui, Andrea, il fratello grande, stava andando via.

Quando uscirono tutti, lo accarezzai e lo baciai, gli diedi l’appuntamento al giorno dopo: “Ciao, papà, ci vediamo domani. Stasera rimane Gianni. Mi raccomando… Alle otto sarò qui. Buona notte… “.

Non parlava più, papà. Ma una lacrima gli rigò la guancia destra… come se volesse rispondere al mio saluto…

Il 19 novembre, 15 anni fa, domenica, alle sette uscii di casa. Per strada una telefonata: “Stai arrivando?“. Arrivo, risposi. Ero sull’asse viario. Poco prima dell’ospedale, una seconda telefonata: “Dove sei?“. Per la seconda volta risposi “Eccomi…“. Erano le sette e qualche minuto! All’ingresso del reparto mi aspettava mio fratello. “Papà è morto, poco fa…“. Gli dissi di stare tranquillo… Iddio aveva ascoltato la mia preghiera, e lui mi aveva salutato con una lacrima, la sera prima. Avrei dovuto dare il cambio a Gianni alle otto. Ero uscito da casa alle sette, proprio quando lui era partito per sempre. So che mi aveva svegliato lui, per farmi giungere prima, per non lasciare solo mio fratello. Perchè sapeva che ero io il figlio più grande, e avrei dovuto fare tutto io…

Tutti salutarono don Andrea, a Milazzo, in una chiesa Madre piena di fiori e di amici.

Era il Maestro… lo è ancora, a quindici anni di distanza…

Commenti

1 Commento

  1. bellissimo momento intimo legato ad una persona che molti, se non tutti, conoscevano.

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