COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 3 NOVEMBRE 2024 (Mc.12,28b-34)
Ogni anno, per la festa di tutti i Santi, la liturgia propone il brano di Matteo (Mt.5,1-12) denominato Le Beatitudini. E’ uno dei brani più belli e importanti del Vangelo perché contiene il riassunto di tutto il messaggio sociale di Gesù che dovremmo conoscere a memoria. Per ben 8 volte Gesù ci proclama Beati cioè super felici, però, ci fa capire che la vera felicità non deriva da ciò che possediamo ma da una coscienza retta, capace di tenere conto anche dei bisogni degli altri. Attraverso una forma poetica l’Evangelista Matteo riporta il pensiero di Gesù che invita alla solidarietà, all’uguaglianza e alla fratellanza. Spiega che la felicità deriva da relazioni serene, pacifiche e collaborative col prossimo. Nel brano di questa domenica troviamo uno Scriba cioè un Teologo di Israele componente del Sinedrio, il Tribunale Ebraico. Dal dialogo che sorge tra Gesù e lo Scriba si capisce che quest’ultimo non sarà tra quelli che ordineranno la Sua morte. Lo Scriba chiede qual è il Comandamento più importante che il popolo deve seguire. Nella sua risposta Gesù non tiene conto né dei Comandamenti di Mosè, né delle 613 prescrizioni stabilite dagli Scribi. Risponde piuttosto che il Comandamento più importante ha due dimensioni: l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo. Dio è l’unico Signore del popolo e deve essere amato con tutto il cuore, sede di sentimenti benevoli. Con tutta l’anima cioè con la vita, la propria esistenza. Con tutta la mente che è l’intelligenza, la consapevolezza e quindi la libertà. Deve essere amato con tutte le forze, cioè con le proprie capacità d’azione. A queste affermazioni Gesù aggiunge un particolare molto importante per sfatare le pretese di quella religiosità tutta concentrata nell’amore verso Dio e disattenta all’amore verso il prossimo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. I beni che ognuno desidera per se stesso, deve desiderali anche per gli altri. Il male che non desidera per se stesso, non deve desiderarlo, o praticarlo, neanche sugli altri. Nell’ottica di Gesù l’amore verso Dio deve tradursi, necessariamente, nell’amore verso il prossimo altrimenti è solo fariseismo. Di conseguenza essere Santo non significa tenere le mani giunte rivolte verso il Cielo, ma rimboccarsi le maniche e lottare contro ogni tipo di povertà e discriminazione. Nel procedere in questo percorso, può capitare facilmente di cadere e smarrirsi ma va bene così… perché il Signore non pretende nessuna perfezione. Lo Scriba comprende che in questo messaggio c’è giustizia quindi sottoscrive le parole di Gesù che, prontamente, gli fa un complimento: “Non sei lontano dal Regno di Dio”. Sarai artefice, insieme ad altri, di una nuova società, di un nuovo assetto sociale.
MARIELLA RAPPAZZO
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