Mc 6, 1-6 – Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 7 LUGLIO 2024 (Mc. 6,1-6)
Prima di riflettere sul Vangelo di questa domenica, occorre fare un passo indietro nei brani precedenti. Quando Gesù aveva insegnato nella Sinagoga di Cafarnao, (Mc. 1,21-28) la gente che lo ascoltava era rimasta piacevolmente colpita dalle sue parole perché “Egli insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli Scribi”. La folla comprende che il suo insegnamento era veritiero quindi lo apprezza. Ovviamente nel cuore degli Scribi si scatena una feroce invidia e fanno di tutto per screditarlo. Addirittura lo accusano di essere uno posseduto da Belzebul, un satana che corrode e infetta il popolo di strane idee (Mc. 3,22-23). La diffamazione è un male sotterraneo e subdolo che inquina le menti della massa, semina il dubbio, butta il discredito in modo sleale. Adesso Gesù è presentato nella sua patria che non è solo Nazaret, ma simbolicamente tutto Israele. Entra in Sinagoga e insegna però… stavolta niente apprezzamento. La diffamazione ha fatto breccia e si è insinuata nell’animo della folla perché, pensano: “ Se i nostri capi religiosi, gli Scribi, lo disprezzano, un motivo ci sarà!” E allora lo declassano facendo ricorso al suo clan familiare per dimostrare che non può vantare nobili natali, ma è semplicemente il figlio di Maria. Il comportamento della folla è gravissimo perché, nonostante hanno ascoltato l’insegnamento di Gesù, non l’hanno capito perché non ragionano con la propria testa, ma si lasciano manipolare da chi comanda. D’altro canto gli Scribi, nonostante siano gli addetti al culto, non hanno fede in Dio ma solo in se stessi. Infatti, pur comprendendo la divinità di Gesù, non posso aderire a lui visto che prima lo hanno diffamato. Per accoglierlo dovrebbero smentire se stessi; ma chi detiene il potere non ammetterà mai di essersi sbagliato. Sarebbe la perdita irreversibile, del prestigio sul popolo. Ed ecco l’amara constatazione di Gesù: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria”. I profeti sono coloro che, ispirati dalla forza vitale dell’amore, dilatano la conoscenza di Dio, anzi, nel caso di Gesù, la manifestano. Di fronte all’ottusità dei capi religiosi e al facile condizionamento del popolo, Gesù allarga le braccia e non può fare nulla. Soltanto: “si meravigliava della loro incredulità”. Il lavoro di Gesù sarà ancora tanto lungo e faticoso, fatto di paziente persuasione e di dimostrazioni d’amore fino all’ultimo respiro.
MARIELLA RAPPAZZO
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