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IL VANGELO DI DOMENICA 1 SETTEMBRE ED IL SUO COMMENTO

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 1 SETTEMBRE 2024 (Mc.7,1-8.14-15.21-23) Al tempo di Gesù, nella società Israelita, vi erano diversi gruppi sociali: i più importanti erano gli Scribi cioè i Teologi ufficiali dell’Ebraismo. Costoro avevano elaborato minuziose leggi e regole religiose poi diventate tradizione. I Farisei invece erano laici e si distinguevano dal resto del popolo per la fedelissima osservanza di tali regole. Entrambi i gruppi sociali si elevavano, per santità, al di sopra del popolo. Scribi e Farisei dividevano i cibi e gli animali in puri e impuri. Tale distinzione fu trasferita sugli uomini, anche questi divisi tra puri e impuri, sacri e profani, santi e peccatori, osservanti e non osservanti, Israeliti e pagani, appartenenti al popolo eletto e non, meritevoli e non, graditi a Dio e non… insomma crearono una grande operazione di distinzione e disuguaglianza. Per loro, la sacralità del popolo, (perennemente impuro!) dipendeva dall’osservanza di tutti i riti e le regole religiose. Tra queste leggi c’era il lavaggio delle mani prima di mangiare. Non si trattava di una normale pratica igienica, ma di un rituale complicatissimo che purificava il soggetto e lo rendeva degno del cibo. Chi si asteneva da questo rituale era additato come peccatore di fronte a Dio. Essi credevano che la santità e la purificazione dipendessero dai riti, come se lo sporco, il male, stesse fuori dalla persona e non dentro di essa. Scribi e Farisei si scandalizzano che Gesù e i suoi discepoli, prima di mangiare, non rispettano tali regole. Per Gesù non esistono discriminazioni religiose perché considera tutti gli esseri umani ugualmente puri, sacri e degni. Questo comportamento libertino andava a minare il loro prestigio e autorevolezza. Gesù, invece di scusarsi per l’inosservanza, rincara la dose e li attacca chiamandoli ipocriti (farisei = falsi). Invano credono di rendere culto a Dio a furia di parole e riti di purificazione…di fatto il loro cuore è lontano da Dio e quindi dagli uomini su cui intendono comandare. Come se non bastasse, il quarto Comandamento dice: “Onora il padre e la madre” cioè invita a prendersi cura dei genitori anziani. Essi invece insegnavano che se il denaro, anziché usato per i genitori, fosse stato offerto a Dio nel Tempio, era tutto a posto. Così annullavano il Comandamento con le loro tradizioni. Gesù spiega che nella creazione non c’è nulla d’impuro (né animali, né cibo, né persone) e che le impurità non vengono dall’esterno dell’uomo, ma dal suo interno. Insegna che sono proprio i pensieri cattivi e le azioni malvage, a rendere l’uomo sporco. E quindi presenta un elenco di dodici atteggiamenti di danno verso se stessi e verso gli altri. Il dodicesimo li riassume tutti ed è la Stoltezza. Lo stolto ha una visione distorta della realtà perché crede di emergere ed essere felice, solo quando può rovinare la vita degli altri.

MARIELLA RAPPAZZO

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