Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Parola del Signore
COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 18 AGOSTO 2024 (Gv.6,51-58)
Il Vangelo di Giovani è stato scritto tra la fine del 1° secolo e l’inizio del 2° sec. d.C. In quegli anni, i testi scritti riguardanti Gesù, passavano da una comunità all’altra, e chi aveva il compito di trascriverli e farne delle copie, si sentiva libero di aggiungere altre riflessioni per specificare meglio i concetti. Nel brano precedente Gesù si era identificato col pane cioè un cibo interiore necessario per la crescita umana dell’individuo e adatto a farlo diventare pane, un dono d’amore agli altri. Gesù è un dono di Dio per noi e lo è nel suo corpo umano fatto di carne e ossa, debole e fragile come lo siamo tutti. Secondo i Giudei (i capi religiosi) Dio era lontano e inaccessibile, Gesù invece presenta Dio incarnato in lui nella condizione materiale e umana anzi, identificandosi nell’Eucaristia, dice proprio di mangiare la sua carne (pane) e bere il suo sangue (vino). Questo linguaggio metaforico non fu compreso dai pagani che accusarono apertamente i cristiani, di essere antropofagi (mangiatori di carne umana) e diedero origine alle persecuzioni che durarono più di due secoli. Con l’espressione mangiare la carne e bere il sangue, Gesù paragona se stesso all’agnello pasquale. Prima di affrontare la fuga dall’Egitto, Mosè aveva ordinato al popolo israelita di mangiare la carne di un agnello che avrebbe dato loro la forza fisica di affrontare il cammino di liberazione. Ordinò anche di aspergere le porte delle case col sangue dell’agnello perché li avrebbe protetti dal passaggio della morte che colpiva gli egiziani. (Es.12,1-9). Gesù identifica se stesso con l’alimento sostanzioso della carne capace di dare la forza per liberare l’individuo non dagli egiziani… ma dall’egoismo. Il sangue invece non libera dalla morte fisica, ma dalla morte spirituale che avviene nell’individuo quando agisce per male. Durante la Messa diciamo: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”. Come Gesù ha dato tutto se stesso per realizzare il progetto d’amore del Padre, allo stesso modo i discepoli che si nutrono d’Eucaristia, s’impegnano a proseguire nel tempo la missione di Gesù. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna”. La vita biologica ha un inizio e una fine, ma la vita spirituale di chi ha agito come Gesù, è indistruttibile perché l’amore vero dura per sempre. “Ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. L’espressione “ultimo giorno” non fa riferimento né a quello della nostra morte, né alla fine del mondo… ma si riferisce al giorno della morte di Gesù in croce. Nell’ultimo giorno della sua vita biologica Gesù ha donato, a chi lo accoglie, il suo Spirito, la sua stessa forza vitale e amante. Ogni piccolo gesto di bontà risolleva (fa risorgere) chi lo riceve e chi lo fa. Gesù ha aperto una strada “Io sono la via” (Gv.14,6 ) bisogna che altri si mettano in cammino su quella stessa strada.
MARIELLA RAPPAZZO
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