Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
Parola del Signore
COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 2 MARZO 2025 (Lc.6,39-45)
La cecità fisica nella Bibbia è la peggiore malattia perché impedisce di leggere la Parola di Dio. In questo brano Gesù dice che una persona ipovedente non può fare da guida ad un altro ipovedente. Ed è un’affermazione logica. Nel comune modo di parlare capita di usare il termine “cieco” come metafora di colui che non si rende conto, non sa, non capisce, è incapace. Lo stesso vale quando ad una persona ottusa, diciamo che è “sordo”. Alla luce del diritto all’inclusione dei diversamente abili è opportuno modificare l’uso di tali metafore perché rischiano di mancare di rispetto a chi cieco o sordo, fisicamente, lo è per davvero. Gesù si rivolge a chi ha il bene della vista e lo invita ad avere “occhi” bene aperti. Se uno vuole farsi guida degli altri, deve essere capace di ascolto e discernimento, alla luce della forza dell’amore. Deve avere capacità di analisi e tanta saggezza altrimenti rischia, invece di aiutare, di fare danno… portando tutti a “cadere in un fosso”. Nessuno deve ergersi a guida o a maestro nella fede perché l’unico Maestro è Gesù, e noi siamo tutti suoi discepoli. In ogni caso, arriva il tempo in cui il discepolo deve crescere e diventare autonomo perché le contingenze e le sfide della vita, sono sempre nuove e imprevedibili e richiedono iniziativa e spirito di adattamento. Non si può dipendere in continuazione da una guida, anche se spiritualmente eccelsa. Alla luce dell’insegnamento di Gesù, si ragiona con la propria intelligenza, si agisce con senso di responsabilità e si esercita la piena libertà di figli di Dio. Domenica scorsa Gesù aveva detto di non giudicare, stavolta dice di non essere ipocriti cioè di non ostentare buone qualità senza averle davvero. L’ipocrita, sinonimo di falso, è colui che evidenzia i difetti degli altri nascondendo i propri. E’ colui che grida allo scandalo per i piccoli errori altrui “la pagliuzza nell’occhio”, e non si accorge dei propri scandali, grandi come una “trave”. Ovviamente è facile, oltre che comodo, condannare i difetti altrui, il difficile è fare analisi su se stessi. Quando prendiamo consapevolezza dei propri limiti e mancanze, forse ci passa la voglia di criticare gli altri. E’ difficile guardarsi dentro, fare i conti con gli aspetti più intimi di se stessi. Abbiamo paura di fare un’analisi nel profondo, perché quello che potremmo trovare forse non combacia con l’immagine che vogliamo dare di noi stessi all’esterno. “Hai fatto l’esame di coscienza?”, ci chiedevano le catechiste del passato… La coscienza è qualcosa di incredibile perché ci porta a giudicare noi stessi come se fossimo altri! Come possiamo notare, uno dei fili conduttori di tutto il Vangelo è ragionare e meditare, perché la riflessione porta alla maturità e alla responsabilità: tutte cose necessarie per vivere in libertà. E allora occorre allenare il cuore alla bontà, alla magnanimità anche verso se stessi, e perché no, perdonarsi. Siamo o non siamo albero buono? Anzi, bello! Un albero in fiore oppure carico di frutti è certamente bello! Il Vangelo offre l’alimento più buono per farci diventare delle belle persone.
MARIELLA RAPPAZZO
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