Dal Vangelo secondo Luca – Lc 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore.
COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 22 DICEMBRE 2024 (Lc.1,39-45)
Con questo brano siamo ancora nel genere letterario “midrascico” adoperato da Luca per descrivere la personalità delle protagoniste: Maria ed Elisabetta. Il brano inizia con un’indicazione apparentemente superflua, “Maria di alzò”. In realtà nel Vangelo nulla è superfluo, neppure le virgole e una lettura superficiale può farci perdere la ricchezza del messaggio. Il termine usato da Luca per dire “si alzò” è lo stesso usato per la Risurrezione. Ciò significa che Maria è piena di vitalità, vive già nella condizione di Risorta ossia generosa e sollecita verso gli altri. Il concetto è ribadito dal termine “in fretta” che indica la prontezza e lo zelo nello svolgimento di un servizio. Dal punto di vista storico, il viaggio di Maria dalla regione Galilea (a Nord della Palestina) fino alla Giudea (a Sud), avrebbe comportato una settimana di viaggio a piedi. La cosa sembra improponibile anche perché ci chiediamo: non c’era nessuno in Giudea che potesse aiutare Elisabetta negli ultimi mesi di gravidanza e a partorire Giovanni Battista? Come possiamo vedere il Vangelo non è cronaca, è teologia. Altra indicazione è la “regione montuosa” che contrasta con una regione pianeggiante. Se il termine pianeggiante è la metafora per indicare un compito facile, la montuosità è simbolo di difficoltà. In altri termini Luca ci vuol dire che Maria non si scoraggia di fronte agli ostacoli che una vita servizievole può comportare. Viene fuori un ritratto di donna forte, pronta, solerte e coraggiosa davanti a tutte le sfide della vita. Ecco perché Maria di Nazaret diventa per noi un modello di donna vitale e intraprendente, per nulla scoraggiata dalle “montuosità” della vita. Questo ritratto è stato scritto 2000 anni fa, ma è di una modernità straordinaria. Elisabetta è la moglie di Zaccaria, quel sacerdote che non ha creduto nell’annuncio del concepimento di Giovanni, non ha creduto nella forza della vita che proviene da Dio. A causa di questa sua incredulità sarà muto, ossia chi non si fida della Parola, non ha altre parole da comunicare agli altri (Vedi Lc.1,5-22). Elisabetta è colma di Spirito Santo, quella forza vitale e amante che le consente di riconoscere in Maria la Madre del Signore. Questo duplice riconoscimento dell’identità sia di Maria che di Gesù completa il messaggio del brano; entrambi sono inscindibili, non esiste l’uno senza l’altro. Maria è proclamata Benedetta, cioè tutta santa perché ha creduto che nulla è impossibile a Dio, tutto è possibile all’amore, anche “spostare” le montagne. Quando due donne incinte e animate dallo Spirito d’amore, s’incontrano, è festa grande. Hanno tanto da raccontarsi… e tale gioia è trasmessa i nascituri che scalciano pieni di vitalità.
MARIELLA RAPPAZZO
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