CI E’ STATO RIFERITO DA UN CLIENTE, PRESENTE ANCHE LUI. NON AVEVA UN DOCUMENTO VALIDO. MA DI CHI SI TRATTA? ECCO COME E’ ANDATA A FINIRE….
Per le Associazioni dei consumatori le banche sono responsabili della grave crisi dell’economia: ci hanno fatto investire sui titoli, e ci hanno portato sul lastrico; non danno più quegli interessi che prendevamo quando l’inflazione era del 20%, ma siamo noi a pagare loro. Sembra che si siano arricchite alle spalle dei poveri dipendenti pubblici, quelli a stipendio fisso, perché li hanno convinti a canalizzare gli stipendi, suggerendo anche la scopertura! Quelli hanno dato fondo alle loro risorse, prosciugando il conto e pagando interessi: ma erano contenti perché avevano il blocchetto degli assegni e la carta di credito, per continuare a fare debiti! Irriconoscenti, non ti danno nemmeno duecentomila euro per comprarti una casa, se non dai garanzie Che garanzie deve dare un poveraccio che si vuole comprare una casa? Non basta la casa? Per non vederti in mezzo ai piedi ti fanno prelevare al bancomat… Ma come fa uno a prelevare se non ha soldi nel conto corrente? E con chi protestare se il bancomat ti restituisce la carta? Quello non ti sente, inutile stare fermo lì davanti: se l’hanno inventato è perché evitano di ascoltare le proteste dei clienti! E non c’è verso! Non hai capito che soldi non ne pigli! E devi ascoltare quello che viene dopo di te che ti sollecita: ndi muvèmu? Iavi na iunnàta, ca ffari? L’ha stampari sti soddi? Oppure: Ohu, ancora? Vo ‘na manu? Ha bisognu da carriola? Altro che carriola! Qualche parolaccia, qualche imprecazione, e via, facendo finta di niente! Anzi dicendo che il bancomat non funziona, per non fare la figuraccia con chi c’è dopo!
Nelle banche i clienti si dividono in due categorie: quelli che fanno la fila per versare e prelevare, o cambiare qualche assegno, e quelli che attendono dietro la porta del direttore, perché devono rientrare dal rosso costante del conto corrente! E a nulla vale piangere, nemmeno in coreano, perché ormai le nuove direttive impongono ai dipendenti di essere molto ma molto rigidi.
Fu in una banca di una cittadina italiana, non ci è stato detto dove, che un funzionario integerrimo, per un giorno in missione per sostituire il cassiere, si trovò di fronte un assessore, di quelli che tutti conoscono e davanti al quale si fanno inchini anche se meriterebbero calci nel sedere. Il politico doveva cambiare un assegno. Si avvicinò al cassiere, che non lo conosceva, e gli mostrò l’assegno.
“Mi favorisce un documento, per favore?” gli fu chiesto.
“Ma… veramente non ho documenti E poi qui mi conoscono tutti, può chiedere…” disse spavaldo il politico.
“Sarà, signore, ma io non la conosco! Ho precise direttive. Non la posso aiutare!”
“E allora come faccio – tentò di protestare l’altro – me ne vado senza cambiare l’assegno?”
“No, non sia mai! Ma se lei mi riuscisse a dare una prova che effettivamente è quello cui è intestato l’assegno. Vede – riprese – una volta venne Benigni, non aveva documenti, proprio come lei! Ma recitò un canto della Divina Commedia: fatto, gli cambiai l’assegno. Un’altra volta venne Totti, anche lui senza documenti. Gli fu dato un pallone, si mise a palleggiare in banca, e così mi convinsi che era proprio lui! Lei, non so, – cercò di incoraggiarlo il cassiere – cosa mi può dire di più?”
Al che il politico: “Ma che le devo dire, cassiere? Sono un assessore, tutti hanno fiducia in me, ma non ho mai fatto un cazzo!” cercò di giustificarsi.
“Assessore, mi dia l’assegno! – replicò prontamente il cassiere – ora sono certo della sua identità! Non servono documenti!”.
Ecco, visto come si fa a cambiare un assegno? E se avesse fatto qualcosa? Ci rimane questo dubbio. Ma pensiamo che in quel caso avrebbe avuto bisogno della carta d’identità!