DOPO L’INCIDENTE DEL 6 GENNAIO SCORSO, UNA DETTAGLIATA ANALISI TECNICA CONSEGNATA AL NOSTRO GIORNALE, CORREDATA DI FOTO: QUELLA STRADA E’ ALTAMENTE PERICOLOSA E LE PROTEZIONI SONO INESISTENTI!
La foto a lato fissa lo stato del guard rail alla data del 9 novembre del 2015. Sono evidenti i danni subiti dalla barriera di protezione risalenti ad un precedente incidente e ad una data che non siamo in grado di determinare. Né è dato sapere se all’epoca vi sia stato intervento di soccorritori a vario titolo o se l’incidente stesso sia passato fra le cose non segnalate e quindi sconosciute. La premessa è d’obbligo poiché sconosciamo se dall’epoca del nostro rilevamento fotografico al 6 gennaio scorso il guardrail sia stato riparato o se il volo può essere stato agevolato dalla persistente “inclinazione/piegatura” della barriera protettiva. Vanno tuttavia fatte alcune considerazioni pur DOVEROSAMENTE PLAUDENDO alla iniziativa del sempre pronto Sindaco Avv. Formica, che ha aperto una inchiesta mirata ad accertare le cause. Vanno infatti ricercate le responsabilità che stanno in capo non solo al proprietario/gestore dell’arteria – nella fattispecie il Comune – ma soprattutto al costruttore dei materiali, al progettista, all’esecutore dell’opera poiché è noto che le barriere devono essere del tipo “omologato” D.M. 223 del 18/2/1992 e che si differenziano per struttura a seconda della classificazione della strada.
Ogni incidente stradale si origina per una serie di concause che contribuiscono al verificarsi dello stesso: il “fattore umano” legato al comportamento di chi guida; un fattore “ambientale” che dipende dalle condizioni della strada e dell’asfalto in particolare (troppo viscido; non drenante, innevato, ecc.); un fattore “meccanico” legato alle condizioni del veicolo (gomme lisce, in condizioni precarie, non revisionato, ecc.). Ognuna di queste concause ha un nesso di causalità con l’accaduto. Ben venga l’indagine, atteso che lo scopo delle barriere di sicurezza stradale (guard rail) è quello di contenere e reindirizzare il veicolo che esce dalla carreggiata, limitando le sollecitazioni agli occupanti del veicolo.
Attenzione! Analizziamo i due verbi: contenere… reindirizzare.
Seppur di semplice deduzione, addirittura elementare, ci piace riportarne il significato per meglio chiarire concetti ancora fin qui non espressi.
Il primo: tenere dentro…contenere. A proposito di contenere va osservato che SE il guardrail era già inclinato dal precedente incidente, ovviamente il salto dello stesso è stato agevolato. SE, invece, era già stato sostituito, ci chiediamo: la barriera posta al margine della scarpata e senza un cordolo di concatenamento fra tutti i paletti di sostegno, che tenuta può avere, venendo a mancare il contributo della spinta contraria del terreno che, essendo in scarpata, oppone resistenza pressoché uguale a zero?
Il secondo: mandare in una direzione… o verso un luogo… dirigere. A proposito di reindirizzare è già intuitivo dedurre che il guardrail non deve cedere e, piuttosto, deve fare elastico per rimandare il veicolo all’interno della carreggiata.
Stando così le cose e non volendo argomentare a “naso”, ci spostiamo sui luoghi per una ricognizione fotografica in base alla quale cercheremo di seguire quello che, verosimilmente, può essere stato il susseguirsi dei vari istanti fino alla caduta del veicolo sulla Via Gramsci. Sui luoghi constatiamo e fotografiamo quanto segue:
Il guardrail è del tipo a tripla onda, con rinforzi retrostanti; con piedi di supporto direttamente infissi nel terreno. Il punto di inizio del contatto veicolo-barriera è a circa 15 metri dal sovrapasso della Via Gramsci. Il guardrail nel punto di contatto non è ammaccato. L’urto appare del tipo a strofinio (angolo d’impatto zero) che è meno distruttivo di un urto con incidenza angolare diversa dallo zero. La lunghezza dello strofinio è poco meno di cinque metri. Seguendo il guardrail è facile osservare come man mano esso si sia inclinato verso l’esterno e come, contemporaneamente, i piedi dello stesso siano gradatamente usciti dal terreno che (oltretutto zuppo dalle piogge) non li ha contenuti. Mancava, quindi, la spinta contraria del terreno della quale abbiamo fatto cenno prima di effettuare il nostro sopralluogo…a partire dal terzo paletto rispetto al punto di impatto il guardrail, con la vettura che lo teneva sotto pressione, ha fatto da “binario” alla stessa, portandola al di fuori della carreggiata, fino alla spalletta del cavalcavia e, quindi, avviandola verso il vuoto. Continuando: il guardrail si è aperto sempre di più finchè gli ultimi paletti sono stati completamente estirpati dal terreno. Strano a vedersi, alcuni paletti si sono distaccati dal guardrail, altri sono rimasti infissi trattenuti dalla bulloneria che completa la struttura fin qui descritta.
Altra stranezza abbiamo osservato: parte della ringhiera del cavalcavia (quella sulla spalletta lato Corriolo) è crollata con l’urto ricevuto dall’auto, tant’è che in una foto apparsa sulla stampa, la si vede sulla strada sottostante accanto all’autovettura. Ebbene, il primo supporto (una dima con quattro perni saldati, murata nel calcestruzzo della spalletta e deputata a ricevere e bloccare la base del paletto della ringhiera) presenta strani segni di ruggine e nessuna traccia che i quattro dadi di fissaggio che riteniamo non siano mai stati installati. Se fossero stati avvitati per bloccare la piastra del paletto della ringhiera, si sarebbero visti “strappati”; invece sono soltanto fortemente arrugginiti e riteniamo non abbiano mai ricevuto un dado.
Questo aspetto va appurato in fase di indagine sempre che i reperti post incidente siano stati ben conservati ed a disposizione di chi di dovere, come andrà pure appurato se altezza fuori terra; profondità d’infissione ed interasse pali, siano corrispondenti alle normative che regolamentano questo aspetto della circolazione stradale
Per completezza ed a dimostrazione che carenze costruttive caratterizzano l’opera, pur non costituendo concausa di questo incidente, diamo contezza che uno dei rinforzi del guardrail (circa 20 metri prima del punto “dolens”, così abbiamo denominato quella curva in un nostro articolo del novembre scorso) risulta non avvitato. La foto che abbiamo scattato evidenzia il mancato avvitamento del rinforzo poiché l’altro “gemello”, che andava nello stesso bullone, è regolarmente avvitato. Quello, ahinoi, era corto e non poteva arrivare laddove necessario ed è stato lasciato libero.
A conclusione, ribadiamo la pericolosità dell’arteria in questione per tutte quelle problematiche che abbiamo più volte, convintamente, riportato nell’interesse collettivo e soprattutto per dovere civico. L’Asse Viario va esplorato da cima a fondo da esperti cavillosi che, codice stradale alla mano, segnino le centinaia di “fuori norma” presenti nella segnaletica soprattutto. Al Signor Sindaco, il grazie per l’interessamento immediato e buon lavoro con l’auspicio che ciò che sta a cuore a Lei – in quanto primo cittadino ed a noi – in quanto fruitori dei servizi – coincida con la fattiva collaborazione degli operatori sul campo.