Si discute oggi dello Ius scholae, una proposta caldeggiata da Forza Italia e dal suo nuovo condottiero, ottuso come il cavolo, come possibile criterio per regolarizzare gli immigrati.
Si pretende così di affidare alla scuola italiana la costruzione di una identità italiana nei giovani immigrati dimenticando cosa effettivamente sia oggi la nostra scuola.
La scuola italiana non fornisce una identità culturale nemmeno agli italiani, figuriamoci se può farlo agli stranieri. Anzi, il processo è esattamente il contrario, la scuola italiana, davanti alla presenza di alunni stranieri, diminuisce i riferimenti alla propria tradizione e alla propria cultura – ammesso che ne abbia una – per un presunto dovere di adattamento di essa alle altre culture per spirito di accoglienza. Il caso delle omissioni nell’insegnamento della Divina Commedia di Dante è molto eloquente.
La realtà è che Dante non lo si insegna più da molto tempo, l’abdicazione alla propria cultura è avvenuta già prima della presenza in Italia delle altre culture e nessun insegnante pensa più che insegnare Dante sia un dovere per rispetto alla nostra identità. Piuttosto il contrario, Dante, come Manzoni, sono stati da decenni combattuti nelle scuole perché organici ad una certa italianità tradizionale cattolica diventata il nemico della politica culturale gramsciana: l’archiviazione di Dante davanti alle esigenze islamiche è già avvenuto. Ormai ogni verità è stata ridotta a opinione, quindi siccome bisogna accettare tutte le opinioni, come dice la Costituzione, bisogna accettare tutte le verità.
Nessuna disciplina viene insegnata ormai come avente a che fare con la verità, ma al massimo come ipotesi di lavoro. La storia che si studia sui manuali scolastici è artefatta, ideologica, acritica e stereotipata. Non è storia, è retorica politicamente corretta. Tutti i manuali di storia della scuola pubblica sono falsi. Quando va bene è una “storia di Stato”, la storia “ufficiale” stabilita da chi governa la scuola
Attenzione perciò, dietro l’apertura anche nella maggioranza di governo allo “ius scholae”, che prevederebbe la concessione della cittadinanza ai minori stranieri che abbiano completato un ciclo scolastico di cinque anni e la creazione di 500.000 nuovi italiani in 5 anni, ci troviamo il grande panico demografico.
Commenti
Per me la scuola è stata molto importante. Mi auguro che, nonostante i limiti evidenziati nell’articolo, svolga ancora un ruolo positivo nella quotidianità di un giovane, specie quando la famigllia non ha la possibilità di contribuire all’istruzione dei figli.