UN SETTORE CHE SUBIRA’ NOTEVOLI DANNI, E DIFFICILMENTE RIUSCIRA’ A RIALZARSI. SI PROSPETTANO, PER CHI VOLESSE CONTINUARE DOPO LA QUARANTENA, AUMENTI DI COSTI, LICENZIAMENTI, RIDUZIONE DEI CLIENTI.
Da ieri sera ha lanciato un video divenuto virale in poco tempo raggiungendo sul web i suoi concittadini di Milazzo.
Lui è Felice Salvadore, 52 anni, molti dei quali trascorsi nel settore della ristorazione in un locale a gestione familiare nella cortina del porto, a Milazzo; da più di una dozzina di anni trasferito nella Capitale con moglie e figli per portare i sapori caserecci della nostra cucina mediterranea nel quartiere Prati, con la sua location “Un Angolo di Sicilia”, un ristorante che negli anni ha ottenuto diversi riconoscimenti da Trip Advisor per la soddisfazione di innumerevoli clienti, fino all’esposizione del loro pregevole lavoro in una recente puntata della rubrica del Tg2 Costume e Società.
Proprio ieri l’imprenditore milazzese della ristorazione nel suo video, racconta a tutti con toni drammatici e indignati il calvario a cui lo ha costretto questo nemico Coronavirus colpendo pure la sua attività che contava ben 13 dipendenti e un fatturato che andava a gonfie vele. Adesso tra risorse inesistenti per lui e soprattutto al suo personale, non disdegna frecciate alla gestione del problema da parte del governo nazionale, e ci illustra come le nuove regole lo inchiodano ad una drastica riduzione delle entrate ma con affitti, spese e utenze che incombono, quindi costretto a licenziare la maggioranza del personale con l’acqua alla gola finendo per strada, non nascondendo la grave possibilità di abbandonare il suo progetto familiare.
Per adesso sta proseguendo con il servizio a domicilio, ma gli effetti dello shock inducono ad un baratro che non lascerà scampo a tantissimi del comparto.
E’ il dramma di Felice e di tutti i ristoratori che sono in ginocchio davanti alla cruda realtà. Molteplici attestati di stima e affetto raccolti dai suoi clienti e soprattutto dai tanti amici milazzesi che rimbombano in un tam tam sui social, perché la solidarietà, almeno quella, non va in isolamento.
Commenti