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LA DEMOCRAZIA E’ MALATA O E’ MALATA LA CLASSE DIRIGENTE?

La disaffezione alla democrazia, in Occidente, è diventato un problema talmente serio che le classi dirigenti, per mobilitare gli elettori, devono inventarsi dei pericoli, creare una nevrosi di massa, “fabbricare” dei nemici della libertà, interni ed esterni, dei mostri da fermare a tutti i costi.

Senza <<un’emergenza democrazia>>, con tutta la paranoia che una tale situazione genera, i sistemi politici occidentali rischiano il collasso. Dopo un ottantennio di democrazia, metà degli italiani non va più a votare, per evitare che il Parlamento sia eletto da una minoranza, si urla, istericamente, ogni giorno che le camicie nere stanno marciando nuovamente su Roma. La democrazia americana è nata nel 1776, ma, per convincere gli statunitensi ad esercitare il diritto di voto, il Presidente uscente, Biden, ripete, ad ogni occasione, che <<Trump è un pericolo per la democrazia>>. In Francia, nel Paese dei “lumi”, qualche mese fa, il centro e la sinistra hanno fatto una campagna elettorale battendo sempre sullo stesso chiodo: Marine Le Pen è un pericolo per la democrazia. Senza portare la tensione al massimo, il potere del popolo sovrano rischia di scoprire che non ha un popolo. Dato che non si può andare a votare tutti i giorni, nella quotidianità occorre inventarsi altri pericoli e tutto può tornare utile allo scopo, dai social media al raduno cui hanno partecipato una quarantina di estremisti (meno degli invitati ad un pranzo di cresima).

Oggi, la democrazia vive d’una psicosi creata ad arte. L’aspetto grottesco della situazione è che a lanciare l’allarme sul pericolo imminente è proprio chi costituisce il pericolo stesso. A gridare <<al lupo!>> è il lupo. Perché, sì, la democrazia è malata, in tutto il mondo occidentale, noi lo diciamo da molto tempo, ma la causa della malattia è l’ideologia delle classi dirigenti. E’ <<la società aperta>> il tarlo che sta consumando i regimi democratici dall’interno, quel modello di società e di sviluppo che ha esautorato la politica riducendola a cane da guardia del mercato mondiale, a tutrice degli interessi delle grandi aziende e la cittadinanza a carne da trincea. Per tenere in piedi un tale sistema politico occorre adottare metodi orwelliani, ci vuole un nemico da odiare, è necessario persuadere i cittadini che, è vero, si vive male, ma stiamo combattendo contro il fascismo, ora conta solo sconfiggere i nemici della libertà, al resto penseremo dopo. Va male, ma se vincessero gli avversari, i populisti, i sovranisti, i nazionalisti… andrebbe molto peggio. Solo così, con la manipolazione delle coscienze e raffinati metodi di controllo delle masse, le classi dirigenti possono conservare il potere. Mentre le società occidentali diventano delle polveriere, pronte ad esplodere alla prima occasione, com’è accaduto in Inghilterra, qualche settimana fa. Capite, l’Inghilterra, il Paese dov’è nata la monarchia costituzionale e poi quella parlamentare, dove la democrazia è talmente forte che può fare a meno d’una costituzione scritta, dove mai a nessuno è passato per la mente di mettere al potere uno come Hitler o Stalin, l’ultimo dittatore, Oliver Cromwell, fu rimosso quattro secoli fa. Eppure, oggi, in Inghilterra si assistono a scene da guerra civile, basta un solo fatto d’una certa gravità e prende il sopravvento il caos.

Ma il problema, per i nostri commissari europei, è costituito dai social.

Mauro Ammirati 

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