TRE ANNI FA PARTIVA PER UNA TRASFERTA PIU’ LUNGA DEL SOLITO IL MIO EX COLLEGA DI LAVORO FRANCO CAMBRIA. Rileggendo quello che ho scritto tra anni fa, per salutarlo, non ho nulla da rettificare o correggere, da togliere o da aggiungere a quel mesto commiato: solo una foto, in cui lui è sorridente.
“Franco CAMBRIA, “uno della mia generazione”, … , ragazzo di quegli anni fantastici che ci avevano permesso di affrontare con una voglia indomabile ore, giorni, mesi, anni di lavoro per poterci costruire un futuro. Era uno dei miei vecchi colleghi, negli anni del mio passaggio nell’industria, con la Petrochemical, lontani da Milazzo. Levataccia all’alba, partenza in auto per raggiungere il posto di lavoro, e pronti a dare il meglio di noi stessi per realizzare il sogno di una vita. Ci siamo riusciti, grazie ad immensi sacrifici che siamo orgogliosi di avere fatto: abbiamo messo su famiglia, abbiamo cercato di crescere con amore e tanta educazione i figli che Dio ci ha mandato, siamo stati contenti di avere affrontato altre spese indifferibili per loro e per il loro avvenire… Una vita apparentemente normalissima, emozionandoci per le piccole cose che rappresentavano dei traguardi importantissimi e raggiunti da altri giovani, migliaia, di questa nostra Milazzo, di tante altre realtà simili alla nostra. Di quegli anni lasciati lontano, rivediamo giovani colleghi di lavoro che oggi hanno la nostra età, e sono giunti al traguardo di una pensione che ci permette di dedicarci, con nuove energie, alla più bella delle occupazioni, senza alcuna retribuzione e senza il timore di “rubare”, da pensionati, il posto di lavoro ad altri: la crescita dei nipoti, per vivere quotidianamente la gioia indescrivibile che solo chi ha un nipote può conoscere.
Era arrivato alla pensione anche Franco, che di nipoti ne aveva quattro, curiosamente tutti maschi, lui che aveva avuto due figlie femmine, Maria e Francesca. I piccoli Gianluca, Francesco, Mattia e Dario sarebbero stati cresciuti e coccolati da un nonno giovane ed orgoglioso che, per uno dei soliti incidenti di percorso che colpiscono i figli della nostra terra, ha dovuto affrontare un intervento per addomesticare il male, sconfiggerlo, superare la disavventura. Sembrava un percorso di routine, ormai ci stiamo abituando al punto da affrontare con disinvoltura e mettendo da parte ogni preoccupazione, sala operatoria, anestesia, decorso post operatorio, ritorno a casa, pronti a riprendere la vita di ogni giorno. E così sarà per tutti coloro che, all’improvviso, dovranno sottostare ad una rigida regola che non è scritta, ma non guarda sesso, età, condizioni sociali nella sua applicazione. Non valgono giustificazioni, purtroppo. Al male che ti assale non importa se tu sia felice, o triste, o ricco, o povero, se abbia una vita davanti a te, se hai il diritto di goderti la famiglia e la vecchiaia… “Solo un incidente di percorso“, ho detto anni fa io, per esorcizzare il male e vincere. E così sarà stato anche per tanti altri miei coetanei, e per Franco, sorretto da quella voglia indescrivibile di vivere serenamente accanto alla sua Gianna, alle figlie, ai generi, ai nipoti, ai suoi cari…
Dopo la gioia per lo scampato pericolo, il ritorno a casa, i nipoti accanto a lui a vivacizzare le giornate, ecco che Franco non ha più quell’energia di un tempo… A nulla valgono gli sforzi, i tentativi, le parole di conforto e di speranza, l’amore della sua famiglia…Non ce la fa, Franco Cambria, figlio di questa terra, uno della mia generazione, vecchio amico e compagno di lavoro, e parte.
Improvvisamente se ne va…
No, non sarà la solita trasferta, non ci saranno le telefonate puntuali ad un’ora ben precisa della giornata, le domande di rito “Come stanno le bambine?”… o “A casa tutto a posto?”… Franco saprà tutto, non avrà bisogno di chiedere a Gianna che guarderà quel telefono muto in attesa dello squillo del suo sposo. Non ci sarà per Maria e Francesca fiere di avere avuto il migliore dei padri. Non ci sarà per quei quattro piccoli che entrando in casa dei nonni non troveranno lui, quel nonno che li accoglieva a braccia aperta. Lui lassù saprà tutto, li vedrà, e piangerà per non potere stringere a sè i suoi cari, i suoi gioielli.
Ma veglierà su di loro, di questo ne sono certo… “
Franco Cambria, tre anni senza di lui in una casa che parla di lui, nonostante la lontananza. Tre anni vissuti imparando, giorno dopo giorno, a rassegnarsi, a credere che questa lunga trasferta debba pur finire un giorno. Con la scusa di sempre, più volte accampata da chi è costretto a lavorare lontano, “Lì lavoro non ce n’è, vediamo quando cambia qualcosa, vediamo quando ci sarà possibile rientrare a casa…”. Una scusa plausibile, se non fosse per quel telefono che continua a tacere. Ma a parlare sono le foto, i ricordi, le figlie, i nipoti, una lunga storia d’amore che non finirà mai. A parlare c’è il silenzio di certi momenti, a riflettere e chiudere gli occhi, sognando… E poi sentirlo a fianco, come se non fosse mai partito, come se quella trasferta fosse finita… E’ il sogno di tutti, ragazze. E i sogni si avverano ma solo se si ha fede, e si continua a sentire vicine a noi le persone che amiamo.
Oggi per Franco Cambria,nel suo terzo anniversario di quel lungo viaggio, verrà celebrata una Santa Messa alle ore 10.30 nel Santuario di San Francesco.
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