E’ forse il brano con il testo più semplice mai scritto nella storia della musica ma i significati attribuiti a quei pochi versi sono stati a dir poco fantasiosi. Oltre ad esser stato travisato, è diventato perfino simbolo di ciò che non era e non avrebbe mai potuto essere.
Una cosa però è indubbia, è uno dei brani più belli e più ascoltati che il rock ci abbia mai tramandato.
Oggi scriverò qualcosa su una leggenda e un mito, che hanno segnato il cuore di milioni di fan. Anti religiosa, anti nazionalista, anti convenzionale, anti capitalista, sono i significati che vennero attribuiti al testo, anche quello che voleva rappresentare un mondo laico e senza conflitti.
La leggenda è John Lennon, il mito è l’immortale “Imagine”.
Il brano, universalmente conosciuto, negli anni è stato ascoltato nelle più disparate occasioni, in circostanze inaspettate, in luoghi variegati. E’ la canzone più conosciuta ed amata di Lennon, un inno carico di speranza.
L’ex Beatles, scrisse il brano nel 1971, mentre si trovava a New York. Narra lui stesso di aver scritto Imagine tutta d’un fiato e rapidamente, e di essersi ispirato al libro “Grapefruit” di Yoko Ono ed in particolare alla poesia “Cloud Piece” che conteneva un verso con questa frase: “Immagina le nuvole gocciolanti, scava un buco nel tuo giardino per raccoglierle”.
In quel periodo John ricevette in regalo dalla moglie un libro di preghiere cristiane che completò il mix ispiratore per la nascita di un pezzo intramontabile.
46 anni dopo, nel 2017, la National Music Publishers Association ha riconosciuto Yoko Ono coautrice del brano, per via del testo della sua poesia molto simile alle parole di quella canzone che fu simbolo di John Lennon.
Non credo che al baronetto John, la manovra sarebbe piaciuta!
CRISTOFORO TRAMONTANA
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