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LA NOSTRA COLPA E’ QUELLA DI ESSERE MERIDIONALI

scontro_treni_2004-1000x600TRASCURATE LE FERROVIE MERIDIONALI, TUTTI GLI INVESTIMENTI SONO STATI FATTI SULL’ALTA VELOCITA’. MA A PRENDERE QUOTA E’ STATO SEMPRE IL TRASPORTO SU GOMME, PER FAVORIRE IL POTERE DI POCHI. E QUI SI MUORE DIMENTICATI DA TUTTI, MA CON CHI PIANGE LACRIME DA COCCODRILLO. COME IL VICEMINISTRO ZANETTI.

Di fronte al disastro ferroviario in Puglia, l’emblema di questa italietta malata di tutto e’ il viceministro Enrico Zanetti. Perché il politico di cui nessuno sentiva la necessità si è premurato di spiegare che le tratte regionali sono poco remunerative. Quindi.. Quindi non si può pretendere che le ferrovie e le Regioni investano per migliore il servizio. E se qualcuno muore, e’ una fatalità. … Ma l’ineffabile Zanetti va al di là degli aspetti umani e giudiziari. Ne fa una questione economica. Ed allora ha ragione quando sostiene che le tratte regionali e locali sono quasi sempre poco remunerative se non in pesante perdita. Ma dimentica, o non sa (visto il livello del personaggio), che è il risultato di decenni di politiche demenziali sul trasporto. Che doveva privilegiare la gomma e le auto private, in modo da favorire la Fiat e gli Agnelli. Così le tratte ferroviarie non sono state ammodernate, i treni locali rappresenta un disincentivo al viaggio, i collegamenti sono lenti o del tutto inesistenti. Sono tutti impegnati a raccontare menzogne sul Tav, che avrebbe dovuto eliminare il trasporto su gomma delle merci, e fingono di ignorare che da Torino a Salerno, passando per Milano e Roma, sull’alta velocità’ ferroviaria non viaggia neppure un treno merci. Quanto alle persone, si sostiene l’utilità dell’alta velocità per chi deve spostarsi, perché il tempo e’ denaro, perché si vive in una città e si lavora in un’altra. Tutto vero. Ma se gli spostamenti non avvengono tra Torino e Milano, tra Roma e Napoli o tra Roma e Firenze, allora la velocità di viaggio per i pendolari diventa una pretesa assurda. I tempi di percorrenza possono dilatarsi, la scomodità del viaggio deve essere messa in conto. I costi di questa fallimentare politica dei trasporti sono enormi, ma Zanetti lo ignora. Perché investire sulle tratte regionali? In fondo poco meno di una decina di milioni di italiani possono usufruire dell’alta velocità. Peccato che le tariffe non consentano l’accesso di buona parte di questi milioni di italiani. E, in ogni caso, restano esclusi più di 50 milioni. Ma a Zanetti non bisogna raccontarlo.

(da girano.blogspot)

Commenti

1 Commento

  1. Ormai solo in pochi possono fregiarsi del titolo di inconsapevoli. Possiamo aprire un dibattito sul mezzogiorno o sud (chiamatelo come vi pare), per raccontare e raccontarci decenni di scandali, di ruberie, di malaffare e di tragedie. Mi fermerei agli ultimi decenni perché il rischio di farne una questione più profonda, che metterebbe in crisi il concetto di unità d’Italia (che per il sottoscritto non esiste), sarebbe immediata.
    Chi non ha percorso la Salerno Reggio Calabria almeno una volta? Chi non è stato costretto a percorrere il medesimo tratto su binario una volta in vita sua? E il risultato qual è? Che siamo realmente la punta dello stivale e come tale trattato. Demerito nostro che nel corso degli anni ci siamo fatti i cazzi nostri votando personaggi che in altri paesi sarebbero stati ospiti delle patrie galere; che abbiamo taciuto, per una consapevole ed atavica capacità di sopravvivenza, sul malaffare e le ruberie, perché tanto non ci toccavano personalmente. Quante fesserie ci siamo raccontati; amiamo non avere problemi, e non volerli affrontare immediatamente, alla radice, ci ha portati a questo. Un biglietto del traghetto costa 73 euro, un furto, direbbe qualcuno, ma avete mai visto un politico che si sia lamentato a nome del popolo di questo obbrobrio? I treni che vanno a Palermo sono ad un paio di vagoni, e ringraziare il dio in cui si crede, perché funziona l’aria condizionata o il riscaldamento (in base alla stagione) è da poveretti senza speranza. Siamo sempre sotto schiaffo e non ci facciamo mai mancare nulla di quello che potrebbe farci male. Eppure oggi raccontiamo di un’altra tragedia; una tragedia che il binario unico ed una mancata telefonata, forse, potevano evitare. Ma è possibile mandare giù questo ulteriore bicchiere di veleno e bugie? Adesso crocifiggeranno il solito lavoratore sottopagato di turno ed i veri colpevoli, quelli dei tagli alla sicurezza, quelli che hanno ereditato per casato o amicizie il potere nel territorio, si lamenteranno del fragore delle parole urlate dai parenti delle vittime e poi, scrollandosi le spalle, torneranno a fare i propri affari. Il governo, o quello che dovrebbe essere tale, manda il solito politico di circostanza che enumera cifre e cose fatte, ma scavalca con la rincorsa della faccia di bronzo di professione, le cause di tutto. I soldi; quei maledetti pezzi di carta che decidono il nostro destino. Se avessero investito i soldi della TAV nella sicurezza e nel personale delle ferrovie secondarie, avessero rinunciato agli F35 o meglio, non fossimo stati costretti a noleggiare un bestione con ali che il nostro presidente del consiglio ci ha messo in conto, perché per lui vige la legge del chi ce l’ha più grosso, probabilmente avremmo parlato di altro. Siamo al paradosso; una nazione con le pezze al culo ed al cervello, non trova un soldo per i suoi contribuenti, eppure spende e spande per cose che in un menù sarebbero il dolce, quindi l’inutile. Ora si faranno le indagini e processi che dureranno anni, come da prassi italiota. Per crocifiggere il poveraccio “colpevole” quanto basta. In Italia se vuoi salvarti devi essere un dirigente o amico di amici, ed allora la giustizia sarà più benevola. Brutta constatazione lo so, ma la realtà va dipinta per come è, per le storie di fantasia basta la tv o il cinema. P.S. avere un presidente della repubblica siciliano con questa verve e questa presenza scenica non ha senso. Ho in mente sempre Pertini, e da quella figura di vero Presidente siamo stati affascinati e conquistati. Da allora è stata una continua discesa nell’inferno politico.

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