Rev.mo Sac. mi permetto di scriverLe in qualità di Suo parrocchiano e, perché no, Cittadino di Milazzo, per esprimere alcune riflessioni sul modus vivendi le festività locali.
Ho letto e riletto più volte il brano del Vangelo meglio noto come la cacciata dei mercanti dal tempio e mi rendo conto di quanto siamo lontani dal perseguire il messaggio cristiano nel quasi venerare ed adorare cantanti, giostrai e bancarellari pur di ostentare una presunta devozione a nostro Signore ed ai Santi (in questo specifico momento, Santo Stefano).
Predicare amore è ben diverso dal fare proselitismo con riti pagani che “drogano” le menti e rinsecchiscono il cuore come le attuali manifestazioni milazzesi. Mi aspetterei ugual numero di fedeli alle processioni (seppur riti anch’essi lontani dall’ecumenismo) rispetto a quelli festanti sotto il palco della… “Festa di Santo Stefano”, ma così non sarà e ben lo sanno tutti i Sacerdoti “abituati” alla convivenza e connivenza con il potere politico.
Gesto forte sarebbe, invece, il ricondurre i fedeli alla ragione cristiana e cattolica eliminando gli orpelli dei “mercanti”, troppo coraggioso come gesto, troppo alternativo, troppo rivoluzionario, troppo vicino al Gesù che conosciamo.
O non lo conosciamo abbastanza?
Il dualismo tra complicità e coerenza ci consente di scegliere con libero arbitrio se seguire la Fede o seguire i mercanti, ma occorre la guida e non certo la servitù.
Mi permetto di inviarLe una riflessione di un fratello Sacerdote che ben sconquassa il mondo dell’effimero se seguito, soprattutto, dai Sacerdoti e, quindi, dai fedeli: https://www.lavitacattolica.it/scaccio-tutti-dal-tempio/
Da Cittadino mi permetto di osservare che una cosa è ipnotizzare il popolo per fini personali, ed un’altra è blandire i fedeli per carpirne le ragioni del credere.
Grazie per l’attenzione nel leggere e spero possa aprirsi un dialogo concreto sulla Fede, sui percorsi della Fede stessa e su come applicare alla vita (anche politica) di tutti i giorni i dettami delle Sacre Scritture che descrivono Gesù come il più rivoluzionario che sia mai esistito.
Dr. Giuseppe Falliti
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