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L’IPOCRISIA DEL CALCIO: BATTERSI PER I DIRITTI DELLE DONNE MA GIOCARE DOVE I DIRITTI NON ESISTONO!

Il calcio è un’azienda come tante altre, conta il fatturato e non è certo immune dalla politica. Se ne parla ancora molto perché è radicato nella cultura e parallelamente viene utilizzato da sempre come una delle più grandi distrazioni di massa. E’ comunque un mondo in crisi totale da parecchi anni con debiti da fare impallidire, sta perdendo interesse ogni anno che passa e non solo nelle nuove generazioni…E’ destinato a scomparire completamente a discapito di altri sport che oggi sono più “puliti” e domani saranno proprio come il calcio attuale.

Sport amato e seguito da milioni di persone, durante l’anno organizza molte iniziative contro le discriminazioni, per esempio i calciatori con il rossetto sulle guance per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza contro le donne.

Casualmente si è giocata la Supercoppa italiana in Arabia Saudita dove i diritti delle donne sono in netto contrasto con i valori che queste iniziative cercano di promuovere. A parte che un incontro valevole per la Supercoppa italiana deve essere giocato in Italia, è risaputo che le società percepiscono immensi e lauti guadagni quando vanno a giocare negli Stati in cui i diritti delle donne vengono quotidianamente calpestati! Ed allora chiediamoci come può il calcio sostenere pubblicamente i diritti delle donne mentre va a giocare in Arabia Saudita?

Di fronte al denaro, tutto evapora e le maschere cadono.

Avere un briciolo di coerenza tra le parole e le azioni è troppo difficile in questi ambienti. Ma quello che è più grave è il fatto di essere seguiti da milioni di spettatori, per i quali i diritti delle donne sono solo parole ed aria fritta!

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