ALLE 15 DI MARTEDI’ 19 GENNAIO, NEL SANTUARIO DI SAN FRANCESCO DI PAOLA…
“Ciao, Nino”, era il saluto dei suoi coetanei. “Ciao, Salvatore” o “Ciao, Peppino”, rispondeva lui, incontrando i suoi vecchi compagni di scuola o d’infanzia, persone andate già via e che lassù, dove lui è già arrivato, lo avranno accolto sempre con quel saluto affettuoso e cordiale che per una vita è stato il riconoscimento leale di una generazione che, giorno dopo giorno, rimane solo nei nostri ricordi… Persone care, parenti, genitori, che concludono il loro ciclo terreno e lasciano a noi il compito di non farli rimpiangere da chi li ha amati e rispettati. In questo inizio di 2016, così come il Capodanno dello scorso anno era toccato alla moglie, è toccato a lui, a Nino Ocera, papà di Salvo e di Ileana, suocero di Mariella e Salvatore, i nomi di battesimo dei figli, della nuora, del genero, ai quali siamo legati da sincera ed affettuosa amicizia perchè tutti abbiamo fatto parte di quel Liceo Impallomeni al quale siamo eternamente legati. Oggi quei ragazzi di ieri sono il dott. Salvo Ocera, l’avv. Salvatore Coppolino, l’avv. Ileana Ocera, la prof.ssa Schirò… Il signor Ocera, Nino per i suoi amici, era conosciuto per la sua professione, l’odontotecnico, che prima svolgeva in via Umberto I. Poi si era trasferito il quella casa di via col. Bertè, edificata tanti anni fa in quella parte della città che era periferia, prima del boom edilizio e degli anni del benessere economico. Una casa costruita per assaporare la quiete, ma diventata improvvisamente una delle tante abitazioni del centro urbano cresciuto a dismisura! Semplice e laborioso, Nino Ocera era conosciuto e stimato; incontrarlo al di fuori dal suo lavoro significava scambiare con lui non il solito saluto, ma assaporare le sue improvvise battute, fare tesoro della sua saggezza, dell’esperienza che con il passare del tempo arricchisce chi è avanti negli anni. Da tempo non usciva più, però: l’età avanzata lo costringeva a casa, e da quando era rimasto solo, dal Capodanno del 2015, era circondato dall’affetto e dall’amore dei suoi figli e dei suoi nipoti. Non sono bastate però la loro premura e la loro protezione ad impedire che anche lui andasse a raggiungere la sua Luisa. Tantissimi anni passati assieme, interrotti da una pausa di un anno, che a lui sarà sembrata interminabile: in fondo un solo anno è un tempo irrisorio rispetto all’eternità che li vedrà di nuovo assieme. Addio, signor Ocera, come lo chiamavamo noi… Addio, Nino, come avrebbero voluto chiamarlo i suoi vecchi amici, quelli che non ci sono più, ma che lo aspettano lassù, rivolgendosi a lui con il solito affettuoso saluto di ogni giorno: ciao, Nino!