di C.B.
Poche gocce di acqua versate in un bicchiere colmo di veleno non ne mutano minimamente l’essenza. Ma poche gocce di veleno in un bicchiere di acqua fresca rendono il liquido mortale.
Questo, in estrema sintesi, è il problema esistenziale cardine degli esseri umani, come singoli e nel loro insieme.
Basta una scheggia di follia nell’uomo savio per allontanarlo dal suo cammino, e basta a volte una scheggia di malvagità per condurre alla perdizione l’uomo probo. Così come nella società umana bastano pochi squilibrati per tenere in scacco la maggioranza degli uomini pacifici.
In un villaggio di 100 persone una banda di 5 criminali violenti può mantenere tutti gli altri in uno stato di terrore perpetuo, e basta un popolo guerriero di 50.000 soldati per sottomettere una nazione di un milione di contadini pacifici e disarmati (non si tratta di scenari ipotetici: è l’origine della nostra storia). E basta una nazione guerriera per costringere tutto il mondo ad armarsi.
Ovunque il bene è superiore quantitativamente al male, ma il male possiede un potere unico: esso contamina, si diffonde, sovrasta.
Obbliga colui che vuole contrastarlo ad una scelta: soccombere o diventare male egli stesso, usando le sue stesse armi.
Ma c’è una terza via: come prima cosa, occorre riconoscere il male. Chiamarlo sempre col suo nome; e mai chiamare bene un male minore.
Questo vantaggio di base del male sul bene, questa sua capacità di corrompere con piccole quantità la moltitudine e l’abbondanza, è la sfida di fondo che gli esseri umani, come singoli e come insieme, sono chiamati ad affrontare.
Dall’inizio dei tempi, e nei mondi a venire.
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