LA RECENSIONE DELLA PROF.SSA RITA CHILLEMI DOPO IL SECONDO EPISODIO VISTO IERI SERA SU RAIUNO.
Episodio drammatico il secondo di Màkari 2: l’attesa interpretazione del nostro giovane concittadino milazzese Antonio Russo nei panni di Kevin Cucurullo non ha deluso gli spettatori; giovane sì, ma ha interpretato la sua parte come un grande attore, senza un “lato fragile”. Tanti sono i lati fragili della storia intessuti in una trama sempre più aggrovigliata. È proprio crescente la tensione amorosa che si sviluppa, parallela all’indagine in cui si trova coinvolto il nostro Saverio La Manna, scrittore/detective per fiuto. Saverio trova ingombrante, invadente, la persona di Teodoro, architetto, imprenditore ricco e famoso, causa delle incomprensioni con Suleima … è quell’ innamorato geloso e anche frustrato dalle sue sconfitte…”l’ostrogoto batte il fancazzista 1 a 0″ e pertanto l’impegno intenso di Suleima lo deprime sino ad allontanarlo. Gaetano Savatteri dipinge così lo smarrimento di colui che non sa conciliare i suoi ideali con il senso pratico e le rinunce imposte dalla vita. La vita regala delle occasioni da prendere al volo a Saverio, come la farfalla che si posa sul suo notebook, ma per Saverio è Suleima la sua occasione, proprio il nome della farfalla …
E così che dopo l’enfasi della Nemesi che Saverio prova nel vedere colui che lo ha rovinato dietro le sbarre, deluso, ma desideroso solo di giustizia continua ad indagare per l’omicidio del famoso giornalista Triassi sino a fornire le prove del vero colpevole. Per non smentire lo spirito pirandelliano, Savatteri descrive una trama del “nulla è come appare” e dove più l’apparenza è perfetta, lì si annida il male.
Tutto si svolge in un convento durante un Convegno sulla mafia a cui per caso Saverio è invitato a partecipare dal suo amico don Franco e in cui Triassi è il principale relatore. Kevin, un giovane fresco dal volto pulito, accoglie Saverio e Piccionello. Bravo il nostro Antonio, paladino antimafia, nel fare aleggiare su di sé l’ombra del dubbio e nella ricerca capillare di Saverio a dispetto di quella dell’ispettore Randone superficiale, frettolosa, attenta a ciò che appare pur di essere libero finalmente di usare la sua nuova canna da pesca, non traspare il coinvolgimento del giovine pupillo del parroco…ma c’è sempre un lato fragile nelle cose, una falla da cui penetra la verità. Al finale amaro e drammatico del caso segue quasi lo speranzoso e felice ritrovamento dell’anello di Suleima, regalatole da Saverio, un anello di plastica che ha un valore fondamentale, quello della dichiarazione di un amore… ma ancora una volta il richiamo dell’impegno ostrogoto lascia Saverio “con l’amaro forte” in bocca… risuonano i monti e gli scogli di quell’amara delusione.
Non ci si addormenta con la visione di Màkari, ci si ritrova nella fragilità di ciascuno di noi, nei sogni e nelle rinunce mentre il mare di Trapani… il panorama di Scopello, di Màkari, danno la vittoria alla nostra Sicilia e l’ironia, l’intelligenza, la bravura del nostro Tuccio Musumeci, attore alla soglia dei novant’anni sono la dimostrazione che i Siciliani siamo e saremo imbattibili, unici ed eterni.
Rita Chillemi
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