Facciamo un po’ di chiarezza sul Manifesto di Ventotene. Negli ultimi due giorni non si è parlato d’altro. E allora voglio confessarvi una cosa!
Ormai tutti ne conoscerete la storia: tre giovani, perseguitati dal regime, vengono esiliati nell’isola di Ventotene e scrivono il Manifesto. Ma criticare il Manifesto di Ventotene, dire «questa non è la mia Europa», non ha senso. E difendere il Manifesto dicendo «questa è la mia Europa» non ha egualmente senso. Perché l’Europa scritta, sognata e immaginata da Spinelli, Rossi e Colorni non è mai esistita.
È un’utopia, come La città del sole di Campanella, l’Utopia di Moro o la Repubblica di Platone. Un’utopia che mescola tante cose diverse: pace e federalismo, giustizia sociale e abolizione della proprietà privata. Ma sia che vi piaccia o che non la riconosciate come vostra, l’Europa del Manifesto di Ventotene non è, e non è mai stata, l’Unione Europea.
Il Manifesto di Ventotene ha ispirato la nascita dell’UE. Ha gettato un seme, reso possibile il dibattito, alimentato un’idea. Attenzione però a non confondere l’Europa teorizzata da Spinelli con l’Unione Europea. E allora sorge spontanea la domanda: ma in questi ultimi due giorni di cosa si è parlato? Ecco, in qualsiasi altro momento avrei detto che è meraviglioso che un documento storico sconosciuto ai più sia diventato oggetto di un dibattito pubblico nazionale. Ma da cittadina vorrei RISPOSTE.
Non sull’Europa che è stata ieri, ma sull’Europa che è oggi. E che sarà domani. Voglio sapere non quali erano i sogni e le speranze dei fondatori, ma quali sono i piani e i progetti di chi governa e prende le decisioni. Perché le decisioni che prenderanno oggi, creeranno il nostro domani.
Il manifesto di Ventotene è stato e resterà sempre un documento d’inestimabile valore, ma analizzare i suoi «perché» è compito degli storici e dei filosofi. Alla politica chiedo di pensare al presente che di domande terribili ne pone anche troppe.
Guendalina Middei
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