Erano gli anni in cui attorno ad una chiesetta appena costruita, guidata da un sacerdote arrivato da Barcellona, Padre Cutropia, si cominciarono a radunare frotte di ragazzini, la cui età variava dai dieci ai quattordici anni, ma tutti legati da una voglia irrefrenabile di scoprire il mondo che si apriva al di là dei confini delle nostre primitive zone di residenza. Erano gli anni dell’espansione edilizia, con la città che si allargava oltre il vecchio nucleo urbano attorno al quale gravitavano i casali, la via Umberto I, Vaccarella, la Sena, San Papino… Tutto il resto era lontano, irraggiungibile: lontano era San Paolino, dopo il passaggio a livello, lontanissimi Santo Pietro e le frazioni. Estrema periferia era anche San Giovanni, figuriamoci il Capo ed il Tono
In quegli anni conobbi Mario Parisi: abitava nelle “palazzine” alle spalle del Mulino.
Con Mario, conobbi anche Sergio, Valerio, Salvuccio, Mario Pennisi, Armando Bonanno, Salvatore Ullo, Tommaso Sofia e tanti altri ragazzi, che abitavano in quella parte di Milazzo fra la stazione, il mulino e il viale Alberato…
Anni senza preoccupazioni, anni che passano in fretta e che ritornano quando uno di noi non c’è più.
Non ci eravamo persi di vista con Mario: in una città nella quale ci conosciamo tutti i contatti rimangono, fino a quando le circostanze ci fanno incontrare in ambienti diversi. Lo rividi con la divisa da Vigile Urbano. Ed il 1° aprile 1981, in quella grande famiglia che era il Comando Vigili arrivai anche io…
Assieme a lui ritrovai parecchi amici e coetanei, tutti con una divisa addosso, tutti a lavorare per il bene comune e per la nostra città.
Fu a lui che mi affidarono, conoscendo la sua scrupolosità, per insegnarmi a svolgere le pratiche: mi raccomandò discrezione, senso del dovere, disciplina, correttezza, segreto d’ufficio, e non lo delusi. Il nostro era un rapporto cordiale. E continuò anche per gli anni che seguirono, quando le nostre strade si separarono.
Mario andò in pensione prima di me. Avrebbe avuto più tempo per stare vicino alla moglie, alle figlie, ai nipoti, ma fu aggredito da una malattia che giornalmente lo minava nel corpo. Una lenta, inarrestabile, vana lotta contro un nemico infido che lo tormentava giorno dopo giorno, senza lasciargli scampo. Speravamo in cuor nostro che riuscisse a vincere, ma la nostra era solo l’illusione di non deporre le armi, di rivederlo in giro nel pieno delle forze… Purtroppo non ce l’ha fatta, si è spento a casa sua stamattina, nel suo letto, fra i suoi cari, debilitato nel fisico ma non nello spirito.
E così è andato via quel vecchio compagno della nostra giovinezza, collega del Comando Vigili Urbani, validissimo maestro che mi permise, in poco tempo, di muovermi in maniera indipendente e progredire anche nella mia carriera. Lo ricorderò sempre, non posso dimenticare il passato che ritorna, e sempre lo vedrò dietro quella scrivania, riconoscendo fra mille la sua calligrafia, in quelle pratiche archiviate con scrupolo, e le sue lezioni di vita, indispensabili per crescere e maturare.
Stasera alle 19, in quella chiesa, al sacro Cuore, verrà celebrata una messa in suffragio. E’ passato un anno, ma Mario è sempre in mezzo a noi!
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