Come nel pieno della diffusione del Covid-19 le mascherine chirurgiche a 50 centesimi più iva, per un totale di 0,61 l’una, fissato dal decreto Conte a fine aprile, sono introvabili ovunque, nel comprensorio della Valle del Mela, secondo varie segnalazioni raccolte, e la cosa sta creando non pochi disagi.
Addirittura ci sono farmacie che non le hanno mai ricevute oppure le hanno esaurite nel giro di un paio di ore vista l’enorme richiesta, anche se con lamentele per il minimo rincaro del prezzo originario.
Se in alcune farmacie i carichi arrivano ma si dileguano per via dell’incessante richiesta e per la priorità alle strutture ospedaliere, c’è chi invece non le ha mai ricevute, poiché i grossisti non consegnano a causa del prezzo imposto che non copre neanche le spese.
Insomma, nonostante l’insistenza di Arcuri, l’unico posto per trovare mascherina a 50 centesimi è proprio… la Cina. Grazie alla globalizzazione, a nessuno sfugge che la manodopera costa meno, molto meno rispetto ai paesi occidentali. E se si pretende che anche le aziende italiane che hanno deciso la riconversione debbano praticare prezzi analoghi, siamo proprio fuori dalla realtà: se poi si debba vendere il prodotto a prezzi sottocosto, ricordiamo che ciò non aiuta le stesse aziende a risollevarsi e nessuno è tanto stupido da rimetterci il proprio capitale!
Meglio attendere quelle della Cina, con tanto di autorizzazioni sanitarie. Ma siamo sicuri che il loro uso sia garantito dalle norme igieniche e sanitarie? Dai filmati che girano in rete, che mostrano dove e come vengono lavorate, a parte ovviamente lo sfruttamento dei bambini… meglio stare chiusi in casa ed attendere che tutto passi. O comprare quelle che costano di più, sono lavabili, senza attendere quelle che Arcuri ha promesso in miliardi… anzi “Miliuni”, come diceva un tizio di Milazzo tanti anni fa!
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