E’ QUANTO EMERGE DALLA COSTRUZIONE DEL MURO AL CONFINE TRA I DUE STATI. UN PO’ DI POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE NON GUASTA… QUANTO MENO PER DIRE AI NOSTRI LETTORI CIO’ CHE I MEDIA NON DICONO!
Il Messico non è Speedy Gonzales e neppure Pancho che sonnecchia sotto un enorme sombrero. Immagine stereotipata che ha molto meno a che fare con la realtà rispetto al pizza, mafia e mandolino di altri Paesi. Eppure nello scontro tra Messico e Stati Uniti le legioni si sono schierate in massa dalla parte di Trump. E persino gli avversari del nuovo presidente statunitense si sono limitati ad attaccare Trump, evitando accuratamente di prendere posizione a favore del Messico. Problemi loro? Non proprio. Perché le scelte preannunciate da Trump a favore di un ritorno al protezionismo servono, è vero, per rilanciare l’occupazione negli Usa, ma hanno conseguenze anche sulle esportazioni europee ed italiane. Mentre i problemi che la politica di Washington creerà al Messico rendono il Paese latinoamericano particolarmente interessante per chi è al di qua dell’Oceano. Il Messico avrà bisogno di nuovi alleati economici, di nuovi sbocchi e di nuovi fornitori. Sì, anche fornitori, perché il Paese è diventato una potenza economica di primo piano. Anche se i media italiani se ne occupano soltanto per raccontare gli effetti devastanti del narcotraffico o per ricordare che Carlos Slim è uno degli uomini più ricchi del mondo. Qualche articolo, occasionale, sugli aspetti archeologici e poi nulla più. Sarà forse per questo che il “ministro degli esteri” dell’Unione europea (sì, la solita Mogherini) non si è accorta delle enormi possibilità che si aprono per i Paesi europei in conseguenza dello scontro tra Trump e Nieto. Uno scontro che, per ora, riguarda la costruzione del muro tra i due Paesi, con il presidente messicano che, logicamente, si rifiuta di pagare un’opera decisa dal suo omologo statunitense. E gli Usa che replicano ipotizzando mega dazi sulle importazioni di prodotti messicani. Tra questi prodotti, ovviamente, ci sarebbero anche le auto prodotte in Messico da Fca. Sarebbe dunque il caso di approfittare della situazione per inserirsi in un mercato estremamente importante. Ma se non lo capisce Mogherini non ci si può certo illudere che lo capisca Alfano. E resta ferma persino la Spagna. Una clamorosa dimostrazione del fallimento della politica europea. Tutta l’America Latina, dal Nord al Centro ed al Sud, ha una fortissima componente di popolazione di origine europea: spagnola, italiana, portoghese. Ma anche tedesca e francese. Eppure l’Europa ha lasciato che gli Usa considerassero l’America Latina come il giardino di casa. Persino la Russia, l’Iran ed ora la Cina (ma anche il Giappone) hanno inciso di più di quanto abbia fatto l’Europa negli ultimi anni. L’Italia è rimasta ferma al Mundial di Mexico 70, al Messico e nuvole di Jannacci. Forse a dormire sotto il sombrero sono Alfano e Mogherini, non i messicani.
da girano.blogspot.it
Quindi la soluzione quale sarebbe? Quella di produrre in loco e vendere in zona, oppure produrre in loco ed esportare in Europa? Nel primo caso, lo stiamo facendo abbondantemente con i paesi dell’Europa dell’est, che hanno praticamente azzerato il nostro comparto industriale e quasi azzerato quello manifatturiero. I costi degli operai e di manodopera, negli altri paesi, anche confinanti al nostro, sono o più bassi, o comunque hanno tasse talmente meno pesanti che scavalcare la linea immaginaria di confine, fa la differenza. Considerare i paesi latino americani, bacino di utenza per un mercato possibile è da chiarire. Trovatemi una nazione dal Messico in giù, che non sia con l’acqua alla gola ed in crisi. Messico in testa, altrimenti non si capirebbe l’esodo di migliaia di cittadini al mese verso gli Stati Uniti. Cuba, Venezuela, Argentina e Brasile sono in crisi nera. Il fondo monetario ha praticamente spolpato le loro economie ed ora li ha sputati come spazzatura. Avranno bisogno di anni di recupero economico per potersene tirare fuori o di una rivoluzione economico culturale. La politica protezionista, al momento sembrerebbe la via più accreditata; ma per essere autonomi, devi possedere materie prime e non tutti ne son provvisti. Il che spiegherebbe anche tutte le “piccole” guerre e conflitti in giro per il mondo. Adesso fare una analisi delle economie e delle società sudamericane, ricche di nostri immigrati, sarebbe impegnativa, ma non credo che la massiccia presenza di italiani o di generazioni originarie italiane, possa essere un mercato, al momento, valido. Ma potrei, come sempre, sbagliarmi. L’importante e che mi si convinca dell’errore. Cordiali saluti