Nostro servizio particolare
Ci sono proverbi tramandati dagli antenati, e proprio per questo nessuno si è mai sognato di metterli in discussione: uno su tutti sta a indicare l’incapacità dell’uomo di resistere al fascino di una donna e che quest’ultima è in grado di far muovere gli uomini più di quanto possa fare un carro trainato da cento buoi. Potere di seduzione, arma alla quale la donna ha ricorso nella storia dell’umanità.
“Chi non lavora non fa l’amore”, aveva detto un’infuriata ed indispettita Claudia Mori nel 1970 ad Adriano Celentano, in una canzone provocatoria e controcorrente che permise di vincere il Festival di Sanremo contro qualsiasi pronostico, fissando nuove e più restrittive regole coniugali e irridendo scioperi e autunno caldo! Per Celentano tutto era lecito, e nonostante qualche disapprovazione del neonato movimento femminista, i consensi di un’Italia stanca per la situazione politica e sindacale di poco più di cinquant’anni fa furono la maggioranza.
Se vogliamo trovare esempi analoghi nella storia dell’umanità non è il caso di andare troppo indietro nel tempo e scomodare Adamo, che non rimase insensibile al fascino di Eva. Limitiamoci a qualche centinaio di anni prima di Cristo, con la commedia di Aristofane, Lisistrata, rappresentata con successo al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, interpretata da Amanda Sandrelli, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Luciana De Falco, Gabriele Giaffreda ed Elisa Proietti; musiche di Vanni Cassori, luci curate da Marco Messeri, regia e adattamento di Ugo Chiti, produzione di Arca Azzurra.
Il regista Ugo Chiti ha “confezionato” il ruolo di Lisistrata su un’impeccabile Amanda Sandrelli, perfettamente a suo agio nell’interpretare quella che potrebbe essere la prima femminista della storia, ma che la stessa attrice definisce “una visionaria, una matta, sicuramente una donna libera”, anche se pur percorsa dalla speciale venatura ironica dello stile aristofaneo. E usando i suoi mezzi di donna libera, Lisistrata vuole ottenere la pace.
E’ la seconda guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene a fare da cornice storica agli avvenimenti; proprio nella polis ateniese l’opera conobbe il suo esordio nel 411 a.C., mentre ancora infuriava lo scontro militare. Attraverso l’umorismo si esprimono concetti assai pregnanti per le società d’ogni tempo: l’opposizione alla dissennatezza che scatena i conflitti e la forza dirompente delle donne in grado di riportare l’armonia tra le genti in lotta.
Lisistrata convoca varie donne della sua e di altre città per dibattere sul dramma bellico ed escogitare insieme un possibile rimedio. Propone uno sciopero del sesso collettivo, fino a quando gli uomini non si decideranno a far tacere le armi. Le altre donne, inizialmente incredule, concordano! Di lì a poco, procederanno all’occupazione dell’Acropoli d’Atene, al fine di privare gli uomini dei mezzi finanziari per proseguire la guerra. Al Commissario, vestito come un gerarca fascista, la stessa Lisistrata risponde che da sempre le donne hanno amministrato il bilancio familiare, per cui la gestione delle finanze da parte delle donne non rappresenta un problema per la città, tutt’altro!
In un’ora e mezza di spettacolo, il lavoro procede spedito e non ha bisogno di cambi di scena: un atto unico nel corso del quale lo spettatore assiste, probabilmente incredulo e curioso, ad allusioni e doppi sensi. La lunga astinenza da parte dei due sessi, il rifiutarsi persino al marito in guerra rappresentano un rischio calcolato, anche se Mirrina sembra vacillare! Nemmeno gli ambasciatori, le cui bandierine di parlamentari riescono a far presa sulle irriducibili donne, hanno vita facile: in nome della fine della guerra, è dichiarata una nuova… guerra, che Lisistrata e le sue alleate vincono! Sarà lei a dettare le condizioni, in nome di una pace che anticipa gli slogan del 68: fate l’amore e non la guerra! Atene e Sparta deporranno le armi, anche contro le opposizioni degli anziani per i quali il tempo dell’amore, o del sesso, è passato da un pezzo! A prevalere sarà quell’irrefrenabile desiderio carnale, quella voglia irrinunciabile ai piaceri costata sacrifici per uomini e donne delle due città, nemiche giurate.
Lisistrata pronuncerà il suo discorso pacifista (o pacificatore?) che non troverà comunque seguito, tranne che nella commedia di Aristofane, applaudita al Vittorio Emanuele nei tre giorni di rappresentazioni. E’ lei una delle prime figure di donna protagoniste della commedia antica che, con l’arma dell’ironia, mette in discussione l’operato dell’uomo, realizzando un ribaltamento dei ruoli tradizionali, prendendosi gioco del potere maschile. Purtroppo è solo una sognatrice, e fin dal 400 avanti Cristo ha continuato a sognare quella pace che, nei millenni successivi, non sarebbe arrivata…
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