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MILAZZO, chi di voi si ricorda di MUNZUEDDU?

Al posto dove un tempo, tanti anni fa, c’era una vecchia rosticceria, troviamo oggi LA GUSTOSA, con la simpatia e la cordialità di Ciccio Arrigo che ci delizia con le sue specialità gastronomiche. Prima, e fino alla fine degli anni 90, lo stesso locale fu per un trentennio il luogo dove Pippo Sindoni ebbe la geniale intuizione di riproporre alle nuove generazioni le vecchie creazioni del suocero, Domenico Oteri, Munzueddu. 

Un balzo indietro di tanti anni, riscoprendo sapori che si sono mantenuti intatti, e che ci avevano accompagnato per tutta la nostra fanciullezza, l’adolescenza, la giovinezza. Ma noi non eravamo più quei bambini cresciuti senza preoccupazioni in una città che respirava il profumo di gelsomini, anche se restavano vive le ferree regole da rispettare, quelle imposte dai nostri genitori che avevano validi alleati nell’insegnarci l’educazione: i maestri, che non si creavano alcuno scrupolo se dovevano fare ricorso a quella benedetta bacchetta che tenevano sul banco e con la quale accarezzavano le mani e le gambe scoperte degli alunni più discoli e meno studiosi! 

Oggi i più grandi ricordano quel signore nato al Borgo, al Carrubbaro (come si chiamava allora l’attuale via Monastero, che da via San Francesco porta a via Roccazze e scende tramite scale verso Vaccarella). E se non lo ricordano fisicamente, conoscono quel soprannome rimasto scolpito nella memoria. Classe 1898, nella sua gioventù da milazzese purosangue avvertì il richiamo del mare. Imbarcato sulle navi mercantili, fu assegnato alle cucine. Ogni giorno che passava, capiva che quel lavoro di cuciniere non gli bastava: aveva altri obiettivi, e per raggiungerli avrebbe dovuto rubare il mestiere! Seguendo i consigli e gli insegnamenti dei suoi maestri, imparò diverse ricette e pian piano divenne un cuoco molto apprezzato, al punto che gli fu conferito un nomignolo, MONZU’, deformazione napoletana del francese monsieur, ossia signore, per elevarlo ad un livello di eccellenza, di professionismo. Pochi sapevano che anche Milazzo, in quegli anni, vantava un rappresentante che segnò il punto di unione tra la cucina francese e quella napoletana. Cercando di saperne di più scomodando l’Enciclopedia Gastronomica Italiana, scopriamo che nella «traduzione dialettale napoletana e siciliana della parola francese monsieur, Monzù erano chiamati nei secoli XVIII e XIX i capocuochi delle case aristocratiche in Campania e in Sicilia perché, in epoca di influenza gastronomica francese, niente più di un titolo francesizzante pareva premiare l’eccellenza, anche se essi di solito francesi non erano.».

E quel giovane del Carrubbaro proprio francese non era: si chiamava Domenico Oteri, Mico per tutti, quando partì. Al ritorno Mico Oteri fu conosciuto con un appellativo che non è assolutamente un soprannome offensivo, così come spesso si ritiene lo siano i soprannomi dalle nostre parti, ma il giusto riconoscimento della sua arte culinaria. Il Monzù divenne un diminutivo, per la giovanissima età del cuoco, e si trasformò in MUNZUEDDU, termine dialettale con il quale prima a bordo delle navi, poi a terra, nella sua Milazzo tutti conoscevano quel ragazzo che aveva tanto da inse gnare e da far gustare ai suoi compaesani. 

Decise quindi di non imbarcarsi più, e con i soldi guadagnati aprì una rosticceria nella strada S. Giacomo, attuale via Giacomo Medici. Il locale lo chiese al barone Lo Miglio, che non esitò a darglielo in affitto, conoscendo il suo talento e sicuramente desideroso di offrire alla città un punto di riferimento gastronomico che con il tempo avrebbe acquisito prestigio e popolarità. Aveva visto bene, il Barone; e da qui comincia la storia di quella che sarebbe diventata la rosticceria di Oteri, Munzueddu, con il giovane Mico che andava orgoglioso del soprannome con il quale era conosciuto anche fuori da Milazzo. 

Convolò a nozze con Maria Cardullo, benestante di Gualtieri Sicaminò, che fu per lui un valido aiuto nella sua attività. Dal loro matrimonio nacquero tre figli, due femmine, Serafina e Carmela, ed un maschio, Gaetano. Mentre Serafina e Gaetano emigrarono negli USA, Carmela si sposò con Pippo Sindoni ed ebbe due figlie, Agata e Maria Grazia. 

La rosticceria di Mico Oteri divenne popolare e tutti volevano gustare le sue specialità: innanzitutto gli arancini, preparati con lo stesso procedimento appreso a bordo della navi; quindi le timballette, i pitoni fritti e le crocchette di besciamella! Milazzo balzò prepotentemente agli onori della gastronomia: dai paesi vicini, e persino da Messina, in anni in cui affrontare un viaggio a Milazzo era proibitivo e comportava un dispendio di tempo, venivano a richiedere le sue specialità. La sua attività giunse fino agli anni della nostra giovinezza. “Ricordo – racconta la nipote Maria Grazia – che in occasione di una gara di go kart che si disputava per la festa del Santo Patrono, fu imbandita una tavola in via Medici, davanti alla rosticceria. Su di essa, ogni ben di Dio, che il nonno aveva preparato con le sue mani. Mi pare fosse il 1968, aveva 70 anni, e per noi nipoti era sbalorditivo che in quel “vecchio” signore ci fosse ancora tanto entusiasmo, tanta bravura, tanta voglia di dare saggio della sua alta professionalità! Con mia sorella Agata – continua Maria Grazia – dal balcone del barone Lo Miglio stavamo affacciate ad assistere alla gara e ad ammirare le specialità che il nonno offriva ai piloti“.

Fu probabilmente l’ultima apparizione del vecchio Munzueddu: il 26 luglio del 1975 Mico Oteri si spegneva. Aveva 77 anni. Nel frattempo il locale era passato al genero, Pippo Sindoni.

Commenti

1 Commento

  1. certissimo ! per la gustosissima pizza , fra Codraro , Pitoni e arancini e Romagnolo , per un doppio Kummel , od una bottiglia di Vermouth da consumare , con gli amici , in Marina .
    Poi il Trifiletti , il club di San Papino e l’immancabile Marrina Garibaldi , con , verso la metta’ degli anni ’50 , il club universitario .
    Questa era la nostra Milazzo degli anni ’50 ; d’estate era un po’ differente .

    Ho visto questo articolo mentre mi apprestavo a scriverTi .
    Come Tu ben saprai Io ho lanciato l’idea di un sito “MILAZZO TURISTICA ” , di cui ci sono fans in questo sito , ma di piu’ fra quelli aderenti a ” SALUTI DA MILAZZO ” , I QUALI SONO ENTUSIASTI DI PORTARLO AVANTI
    IL PROGETTO DI PREPARARE UN ALBUM , CON I PIU’ ATTRATIVI LUOGHI DELLA CITTA’ .
    Cosi’ tuttti coloro interessati dovrebbero esprimere la loro addesione su “SALUTI DA MILAZZO ”
    Per poter incominciare c’e’ bisogno TEMPORANEAMENTE , e glielo ho chiesto , di una persona che coordini tutto .
    INIZIARE UN NUOVO SITO , ” Milazzo turistica ” e’ semplice ; io posso farlo , MA NON DI PIU’ .
    Fra gli/le aderenti ci debbono essere persone che dirigano il sito .
    Ma questo viene dopo .
    Io , come ben sai , ho dato delle idee , soggette a discussione e il tutto aperto a nuove idee .
    Intanto … sono insistente … l’Amministratrice di ” SALUTI DA MILAZZO ” MI INFORMO’ CHE QUEL RUDERE DI TORRE , vicino la PISCINA DI VENERE , era LA TORRE DEL PALOMBARO .
    Ho fatto delle ricerche , CHE ho emailed al sito , ma non ero sodisfatto , cosi’ ho contattato la
    BARONIA LUCIFERO .
    Mi e’ stato chiesto di aspettare per le risposte che voglio .
    Riguardano la Tonnara di San Antonino , fondata , anch’essa , dalla Baronia , nel 1636 .
    Ma piu’ importante , ho scoperto che la stessa mantiene un Museo , aperto al Publico , con molti artifatti di interesse publico .
    Il nuovo sito , MILAZZO TURISTICA ” potrebbe contenere tutte queste attrazioni turistiche .
    Diventare addirittura un ENTE TURISTICO , indipendente ed in collaborazione con l’assessorato turistico , se esiste …
    Per chiudere , voglio ,ancora una volta ,METTERE IN CHIARO , come la mia partecipazione sia limitatissima , per la distanza e per la poverta’ della mia conoscenza IT
    Volontari e volontarie dovranno dirigere e portare avanti questo nuovo sito
    ed Io saro’ grato … offro i miei ringraziaamenti … di esserne informato e di poter offrire le mie opinioni .
    GRAZIE !
    Vic Perroni

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