SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO, perché si mantiene – senza farsene scrupolo – un immobile in queste condizioni; doppiamente vergognoso perché lo si consente impunemente nell’indifferenza generale!!! E se dovesse accadere qualcosa di grave, si parlerà di DISASTRO ANNUNCIATO.
Ma qui la vergogna è ben poca cosa, non va scomodata affatto, ed è l’ultima della quale ci si debba preoccupare. E’ invece fortemente necessario denunziare la gravissima situazione di pericolo a chi di dovere (l’Enel in questo caso) obbligandolo a rimuovere ogni pericolo non escludendo la demolizione che, ormai, è l’unica cosa possibile. Gli esempi sono superflui.
Qui, non abbiamo ponti da far cadere come a Genova ma una cabina elettrica dell’Enel, in zona vecchio mattatoio comunale, a ponente, che solo il buon Dio tiene ancora in piedi. Che non si arrivi al punto di dover poi dire, come ormai è d’uso, “era un crollo annunciato”. Chi scrive, già il 9/12/2015 ha sentito il dovere civico – lo stesso di ora – di segnalare, attraverso Terminal, la fatiscenza e la pericolosità di quel manufatto a due elevazioni f.t., per il quale ormai non basta alcun tipo di manutenzione. Non ci sono più cure per quel “malato terminale” ormai – secondo gergo comune –“con i piedi nella fossa”. Ma, al di là di quanto si rappresenta, parlano un linguaggio chiaro ed inequivocabile le foto di dettaglio odierne che rappresentano, pienamente, una galleria di carenze strutturali che rendono quell’immobile altamente pericoloso ed a rischio di collasso. I ferri dei pilastri nei quattro lati e per tutta la loro lunghezza, non più protetti dal cemento, sono completamente arrugginiti ed assottigliati; le staffe, elementi basilare per la funzione specifica del pilastro, sono rotte in più punti; i ferri del solaio non più concatenati che svettano verso il cielo; la struttura muraria con intonaci crepati o mancanti che non garantiscono la necessaria protezione, tanto più che la stessa è costantemente irrorata dagli spruzzi nebulizzati del mare di ponente; i tubi per l’uscita dei cavi elettrici ormai corrosi e prossimi ad intaccare la loro guaina isolante con conseguente possibile dispersione verso terra e rischio per qualche sventurato passante. E all’interno? Non è dato sapere!
Infine, non è trascurabile il fatto che si tratta di una cabina elettrica all’interno della quale sono installate apparecchiature per la trasformazione della tensione da 20.000 volt fino ai valori della distribuzione ai normali utenti (220/380 V). Null’altro; le foto sono eloquenti; appena ingrandite per meglio comprendere, mostrano in tutta la loro crudezza ciò che mai parola potrà sintetizzare e si spera sveglino la sopita saggezza inducendo – quanti ne hanno l’onere – ad eliminare questa, tutt’altro che leggendaria, spada di Damocle che sovrasta le nostre teste. Occorre convincersi che il territorio ha bisogno di controlli continui ed attenti ed in caso di gravi eventi dovuti all’inosservanza di obblighi non basterebbero pseudo alibi all’ombra di un sempre sbandierato (e chissà quanto vero ) dissesto economico.
Per chiudere, restando sullo stesso argomento, si ripropone anche la situazione dell’altra “gemella” – quella in località Sant’Elmo – per la quale, pur segnalata nel dicembre 2015, valgono esattamente le stesse criticità di carattere strutturale e la stessa inspiegabile pericolosissima incuria di quanti sono deputati a tali incombenze.
Carissima Redazione, Milazzo credo che sia una catena di “disastri imminenti” che la buona stella o chi per lei, al momento ci ha evitato. Potrei citare talmente tanti di quegli esempi, da pubblicarne un libro, ma sarebbe oltremodo un infierire sul “malato gravissimo” che la città non meriterebbe, lo dico da innamorato del luogo, malgrado tutto. Un esempio,però, mi piacerebbe sollevarlo. Forse perché visito spesso il posto, o perché la zona è stata talmente maltrattata negli ultimi 30 anni che, un minimo di attenzione, per decenza meriterebbe. Le case popolari di Vaccarella. Consiglierei vivamente, a chi di dovere, di farsi un giro “turistico ispettivo”, a quelle costruzioni. Hanno la loro età, quasi settantenni se ricordo bene, ma la gestione politica del tutto, l’ha trasformata in un cimitero di case che, solo grazie ad alcuni proprietari, ha permesso che non si arrivasse al tracollo o crollo. Dalle case popolari furono “trasferite” una dozzina di anni fa, al comune di Milazzo. E se, da una parte, lo IACP, fece più guai di Carlo in Francia, con la sua presenza limitatissima, il comune è riuscito nell’impresa di fare peggio, sparendo definitivamente dal radar della zona. Guasti alle fognature, facciate cadenti, ascensori per invalidi (per scelta vergognosa ed affaristica dello IACP), mai messi in funzione e costati soldi in quantità, ormai ridotte a bare verticali fatiscenti e pericolosissime; Infiltrazioni in quantità industriale e, con buona pace di molti, case occupate per comodità ed amicizia anche da chi, probabilmente, non ne avrebbe avuto diritto. Quindi, carissima Redazione, ci sarebbe da indagare e, soprattutto, verificare chi “gestiva” al periodo il tutto, per conto del comune, questi appartamenti come “cosa nostra” anzi,loro. Siamo all’ennesimo paradosso di una amministrazione della “cosa pubblica” che rasenta il sospetto e che andrebbe, per buona pace e serenità di tutti, affrontata e chiarita. Mi rendo conto che buttare benzina sul fuoco, alla lunga, rischi di allontanare le attenzioni dei più; ma credo fermamente che il silenzio alla fine, ci rende complici. E lamentarsene, dopo, crea solo confusione. Avere il dovere diritto di chiedere che l’amministrazione pubblica sia chiara e trasparente, oltre le leggi, lo richiede anche la coscienza, sempre che qualcuno ce l’abbia. Grazie come sempre per l’ospitalità.