La strada racconta mille storie di povertà, degrado, sofferenza e di rischi per la pubblica sicurezza. Da stamattina la via Giacomo Medici è stata prescelta da due clochard, di circa cinquant’anni, di origine ignota, ubriachi ed in evidente stato di alterazione psicofisica. Cosa avessero intenzione di fare non è noto, probabilmente bivaccare fra lo sguardo indifferente dei passanti e circondati da bottiglie di birra! Non sappiamo se si trattasse degli stessi “invisibili” che giovedì scorso si erano insediati in una piccola area di via Roma a Barcellona P.G.
I due si sono accampati per ripararsi dal freddo sotto i portici, accanto agli accessi dei vicini negozi. Ma il loro comportamento, sicuramente dettato dai fumi dell’alcol, è sfociato nella violenza verbale e avrebbe potuto avere conseguenze peggiore se i presenti non avessero allertato le forze di Polizia.
Per cui attorno alle ore 17.30 è scattato il blitz degli agenti della polizia municipale chiamati ad intervenire, per restituire sicurezza e prevenire i potenziali pericoli che ne potevano conseguire.
Sprovvisti di documenti, anche l’identificazione è stata impossibile; e il tentativo di allontanare i due clochard, con modi civili ma al tempo stesso con decisione, ha dato luogo ad attimi di tensione proprio per la furia e lo squilibrio dei due uomini in preda ai fumi dell’alcol che non accettavano di calmarsi e non comprendevano l’opera pacifica dei Vigili Urbani.
Per fortuna è stata riportata la quiete, grazie alla capacità degli stessi agenti.
L’emergenza ci ha messo a confronto anche dei clochard, persone che girano da un paese all’altro in barba alle restrizioni, ma che rimangono comunque senza un posto dove poter dormire. Scoprire che ogni tanto uno di loro viene trovato morto per il freddo, su una panchina e avvolto nei cartoni, non riesce nemmeno a smuovere le coscienze: alle poche associazioni caritatevoli che si preoccupano di loro e della loro dignità, fa eco il silenzio delle istituzioni. La mancanza di un letto o di un tetto avrebbe potuto fare emergere, nell’anno appena passato, un briciolo di umanità: l’utilizzo di tanti alberghi chiusi per il COVID come centri di accoglienza per queste persone fragili…
G.L.
Commenti
Sono stato a Milazzo per due settimane per lavoro a San Filippo del Mela ed ho conosciuto un edicolante che nel periodo del ventennio fascista era stato a Giba, vicino al mio comune di residenza, che mi parlò con grande nostalgia di quel periodo di confino in terra sarda.
Io invece dopo circa vent’anni ricordo con grande piacere le serate nel lungomare, l’ottimo pesce cucinato alla perfezione nel ristorante ” Al Castello” gestito da una splendida signora che con la sua bellezza e la sua signorile personalità oscurava cibi, castello e quant’altro la città di Milazzo poteva rappresentare.