ORGANIZZATO DALL’ASS. RITA ATRIA, VUOLE CHE LA FIGURA DEL PROF. PARMALIANA SIA RICORDATA E POSSA ISPIRARE CHI SI METTE A DISPOSIZIONE DEI CITTADINI, FACENDO EMERGERE LA VERITA’ E NON CEDENDO ALLE SOPRAFFAZIONI.
Lo scorso 25 agosto si è svolta, nell’Atrio del Carmine di Milazzo, la prima edizione del “Premio Adolfo Parmaliana per la libertà di stampa e di espressione” organizzata dall’Associazione Antimafie Rita Atria. Manifestazione che quest’anno si innesta in linea di continuità con le precedenti edizioni del “Premio alla Legalità” promosse negli anni passati dal Circolo Arci Senza Confini. A coordinare l’evento, la cofondatrice nonché attuale presidente dell’associazione ‘Rita Atria’ Nadia Furnari, la quale ha scelto di rendere omaggio alla memoria del professore dell’Università di Messina Adolfo Parmaliana, originario di Castroreale ma che viveva a Terme Vigliatore, Comune nel quale ricopriva il ruolo di segretario dei DS e dove morì suicida il 2 ottobre 2008, successivamente alla notizia del suo rinvio a giudizio con l’accusa di diffamazione. Schierato in prima linea contro i poteri malavitosi della sua città, denunciando i connubi e le connivenze tra politica e malaffare, il prof. Parmaliana è sempre stato “un uomo con la schiena dritta, che non è sceso mai a compromessi” come ha ricordato la presidente Nadia Furnari in esordio d’intervento, “e che ha contribuito con i suoi esposti sul Piano regolatore, sull’abusivismo edilizio, su certe transazioni fatte dai politici del suo paese, allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di Terme Vigliatore”. Il premio è stato intitolato anche alla memoria di Simona Scibilia, attivista della sezione milazzese di ‘Libera-Rita Atria’ e componente del Direttivo nazionale, venuta a mancare nel febbraio 2014 all’età di 39 anni. Tema centrale della serata, la libertà di stampa, “spesso sotto attacco di querele e intimidazioni per intimorire con la minaccia del risarcimento danni chi cerca di raccontare la verità, anche se a volta scomoda” si legge in un comunicato dell’associazione promotrice dell’iniziativa. “Querele e citazioni per danni – prosegue il documento – hanno purtroppo sostituito progressivamente la prassi della richiesta di rettifica. Il quadro è particolarmente grave ove si consideri che la stragrande maggioranza dei giornalisti italiani ha rapporti di lavoro precario, compensi estremamente esigui e paga in proprio le spese di difesa legale per i processi di diffamazione”. In Italia, secondo un recente rapporto della Commissione parlamentare antimafia, i giornalisti attivamente impegnati nel denunciare mafie e corruzione subiscono, oltre alle “minacce tipiche”, anche le cosiddette “persuasioni legali”, fenomeno peraltro in forte espansione.
“Ma questo – per noi dell’Associazione Antimafie Rita Atria – inqualificabile fenomeno non colpisce soltanto giornalisti ‘iscritti all’ordine’, nel mare magnum dell’informazione indipendente sono tanti coloro che rischiano sulla propria pelle la ‘passione civile’ di raccontare la realtà e contrastare con l’informazione mafie e corruzione, senza che sia necessario tenere in tasca il ‘tesserino rosso’”.
Nel corso della serata sono intervenute varie personalità legate al mondo dell’antimafia sociale: la giornalista Graziella Proto, stretta collaboratrice di Pippo Fava e Riccardo Orioles nella redazione de “I Siciliani”, presidente dell’omonima cooperativa all’indomani dell’omicidio Fava, oggi direttrice del mensile siciliano “Casablanca” (fondato nel 2001 assieme a Riccardo Orioles), distintasi per l’importante contributo fornito alla conoscenza del fenomeno mafioso con le sue numerose inchieste; Palmira Mancuso, giornalista messinese laureatasi con una tesi su Leonardo Sciascia e vincitrice del premio “Mario Francese”; l’avvocato Goffredo D’Antona, penalista del Foro di Catania specializzato nella difesa dei cronisti oggetto di ‘querele temerarie’; Grazia Bucca, fotoreporter impegnata da anni a denunciare le violenze in Turchia ai danni della minoranza curda (alcune sue foto sono state esposte all’interno dell’Atrio) e a documentare intimidazioni e brogli elettorali posti in essere dalle autorità di quel Paese. Presente anche Mario Ciancarella, personaggio che ha svelato nelle sedi giudiziarie (supportato anche da ‘Rita Atria’) inquietanti retroscena relativi alla strage di Ustica del 27 giugno 1980, di cui egli era a conoscenza in quanto, a quel tempo, ricopriva il ruolo di Capitano Pilota dell’Aeronautica Militare; già cofondatore e leader del Movimento dei Militari Democratici, è stato espulso dall’Arma Azzurra a conclusione di un processo che lo ha visto imputato di insubordinazione. Per l’occasione, Ciancarella ha dato lettura della lettera-testamento scritta dal prof. Parmaliana prima di morire: un documento da cui emerge tutto lo sconforto per la condizione di isolamento in cui si è trovato il docente a seguito delle sue denunce, privo di sostegno da parte della società civile e dei suoi stessi colleghi di partito; ma anche un severo atto d’accusa nei confronti di alcuni settori della politica e della magistratura ritenuti colpevoli di aver rallentato indagini sulla mafia. Il “Premio Parmaliana per la libertà di stampa e di espressione” è stato conferito in questa prima edizione a Graziella Proto e Mario Ciancarella. “Quasi un atto scontato, per la missione intrapresa caricandosi di debiti con una solitudine assordante” le motivazioni che hanno accompagnato la premiazione di Graziella Proto. A consegnare il riconoscimento ai vincitori, l’avv. BiagioParmaliana, fratello del prof. Adolfo, che nel ringraziare l’associazione e tutti i partecipanti ha voluto inoltre rivolgere un appello ai cittadini onesti affinché facciano sempre rete per impedire il ripetersi di situazioni di emarginazione come quella patita da Adolfo Parmaliana. “Senza quell’isolamento – ha detto l’avv. Biagio Parmaliana – non si sarebbe verificato il tragico epilogo”.
Francesco D’Amico