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MILAZZO, lo sport al collasso…

Altro che “PALLA AL CENTRO”!

Il nuovo Dpcm e la Lega nazionale con i Comitati Regionali, tutti i vertici della disciplina sportiva più amata e seguita, fermano inesorabilmente il calcio dilettantistico dal campionato di Promozione in giù (alcuni tornei non erano nemmeno iniziati), il mondo giovanile, il calcio a 5 e quello femminile alle prese con lo stop della stagione 2020/21, che per molti atleti dilettanti significa una drammatica situazione economica, visti l’assenza degli ammortizzatori sociali, la crisi aziendale e gli sponsor in fuga impossibilitati a finanziare i club, la coperta cortissima degli stipendi mascherati da rimborsi spese ed i settori giovanili con le scuole calcio di base della provincia, serbatoio del movimento, rimasti paralizzati pagando il prezzo più alto degli effetti della pandemia.

Senza partite e incassi di biglietti ai botteghini, i club, di fatto “mini aziende” al collasso, rischiano di chiudere definitivamente tra organici e collaboratori con rimborsi azzerati e città che come Milazzo con le loro tifoserie, vengono private della loro identità che significa fede, tradizione e storia.

Un dilemma che non risparmia neppure il girone di Promozione del team locale S. S. Milazzo del presidente Alacqua che, con il neo tecnico e bandiera rossoblù Peppe Guido, si proietta ormai ad organizzare la prossima stagione, considerando l’ufficialità a mettere la parola fine a quella presente tra programmi ambiziosi e immensi sacrifici di dirigenti e staff, lasciando in vita solo il torneo di Eccellenza ora intesa competizione a carattere nazionale, sebbene riprenderà con un nuovo format da calcio nostrano di oratorio.

L’ipotesi iniziale di ricominciare, a patto di seguire un rigido protocollo Covid che, però presupponeva un aggravio di spese per controlli e tamponi antigenici, gli interessi che si scontrano con le singole realtà territoriali che hanno palesato una difficoltà insormontabile alla ripresa delle attività, contrariamente dai risultati delle tante inchieste preventive sulla materia, evidenziano criticità e disagi specifici che non consentono di chiudere questa stagione sportiva.

La voglia di tornare e respirare il campo è tanta, ma il contesto socio-economico ed epidemiologico attuale invita alla massima prudenza e alla tutela primaria della salute. Infine, l’ultimo aspetto, non meno importante, che riguarda la disponibilità delle strutture ed impianti sportivi in quanto molte nel comprensorio sono sprovviste dagli standard idonei o precettate dalle amministrazioni per le note emergenze igienico-sanitarie. Il desiderio di una auspicata ripresa tra i tesserati è forte, anche se viene più sentita specialmente nel nostro territorio dove queste categorie sono vissute quasi in maniera professionistica con talenti e progetti importanti. I dati sui calciatori tesserati testimoniano quanto il calcio dilettantistico e giovanile rappresenti uno sport profondamente diffuso e radicato, ormai finito nell’invisibilità di un pallone che non può rotolare più e con esso tutta la passione profusa dai sodalizi con i loro calciatori, calciatrici, giovani e giovanissimi, interpreti di un sogno e di un lavoro che nessuna ordinanza può cancellare.

Emerge un senso di preoccupazione, perché impedire lo sport soprattutto a bambini e ragazzi equivale a creare un forte squilibrio tra una socialità organizzata e quella disorganizzata, quella che porterà migliaia di giovani a vivere il proprio tempo libero senza regole e senza responsabilità di una “movida disordinata”, a differenza di ciò che avrebbero potuto garantire le società sportive dilettantistiche, assieme a tanti altri sport penalizzati, così come miriadi di palestre, che hanno investito risorse e mezzi per consentire la ripresa in sicurezza delle attività sportive.

Risulta gravissimo considerare lo sport minore un’attività non essenziale, come anche non aver cercato un confronto con chi gestisce lo sport di base a Milazzo, così come in tutte le comunità: è anche vero che i vincoli imposti dai DPCM non lasciano spazio, e qualche volta costituiscono anche un alibi, ma se ogni comune, con ogni amministrazione, con migliaia ma anche milioni di appassionati sportivi grandi o piccoli, e gli stessi titolari delle associazioni o delle palestre avesse rappresentato le proprie esigenze… beh, non crediamo che il signor Ministro Spadafora, a suo tempo, avesse accettato di soddisfare le richieste dei grandi club che giocano in stadi deserti che non tutelano proprio nessuno! Con certe decisioni cervellotiche che milioni di sportivi devono ancora subire ci viene da dire GAME OVER… come se fosse finita una partita al flipper!

Per quest’anno abbiamo scherzato, cari signori. Ma speriamo solo per quest’anno. Ammesso che qualcuno si possa rendere conto che il danno fatto alla gioventù è incalcolabile… 

G.L. 

 
 
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