Fatalità? Malasorte? Imperizia? Casualità?
Incidenti stradali che recidono la vita di chi ne rimane vittima, che sconvolgono quella di chi resta nel dolore e nella costernazione. Non ci sono spiegazioni, tutto è demandato al caso, al destino, e per chi crede, alla volontà di chi, da lassù, decide di scrivere la parola fine perchè vuole che la vita ricominci in un mondo migliore…
E’ giusto tutto questo? Come si può perdere la vita, come si può in un solo attimo vedere svanire i sogni, le speranze, i progetti?
Una tragedia, l’ennesima, che si consuma su quella strada che avrebbe dovuto essere sinonimo di progresso, di velocità, di sicurezza. Ricordo una vecchia canzone di Guccini, IN MORTE DI S.F., ripresa di Nomadi con il titolo di CANZONE PER UN’AMICA… La censura si abbattè impietosa contro le strofe che cantavano la velocità, la spensieratezza, la voglia di vivere: come poteva trovarsi la morte, dissero i censori, sul simbolo del progresso, quell’autostrada che avrebbe unito, lungo serpentone di asfalto, il Nord nebbioso con il Sud assolato?
Guccini aveva anticipato i tempi, i giovani capirono il messaggio. Il tempo fece il resto, ed oggi sono proprio le strade, quelle strisce di asfalto spesso trascurate, il maggior pericolo per chi viaggia e dovrebbe essere tutelato!
Una lunga scia di asfalto sulla quale non si contano più le vittime, gli incidenti, i lutti.
“Lunga e diritta correva la strada – l’auto veloce correva…”
Così cantava Guccini, così cantavano i Nomadi…
No, non era il caso di Riccardo e Francesco. Loro si erano fermati a prestare soccorso. Riccardo era un ragazzo di 22 anni, Francesco il fratello maggiore, che di anni ne ha 24…
Riccardo Maestrale, milazzese d’adozione e originario di Lecco, ha perso la vita dopo un terribile incidente stradale avvenuto intorno alle 23 di ieri sera, nei pressi del viadotto Tarantonio, nel tratto tra Messina e Palermo, travolto da una vettura dopo essere sceso per per prestare soccorso agli occupanti di un’altra auto che si era scontrata con un tir poco prima.
Un gesto esemplare di generosità, ma su quella strada sono svaniti i suoi sogni, i suoi progetti.
Ex studente dell’istituto tecnico Industriale Majorana di Milazzo, dopo aver conseguita la maturità si era arruolato nell’Esercito, nel I Reggimento Bersaglieri in servizio a Cosenza.
Molto sensibile, integrato e benvoluto in città per il suo stile curato e preciso come la sua vocazione militare, era appassionato di sport, motori e di softair. Lui era un softgunner, una disciplina sportiva di squadra basata sulla cooperazione e la tattica militare in natura, una competizione a softair eseguita con passione e spirito di gruppo.
Non voleva essere il migliore e primeggiare sugli altri, perchè lui, Riccardo, si è sacrificato per gli altri. Nello sport ha rafforzato la fiducia in se stesso e negli altri. E per gli altri ha dato la sua giovane vita, alla vigilia di un’altra Pasqua di restrizioni, che porta il dolore in una famiglia e in chi lo aveva conosciuto.
Milazzo piange il suo giovanissimo angelo del softair dal cuore buono, e la sua tragica fine riporta alla mente altri giovanissimi concittadini milazzesi che, prematuramente, hanno visto infrangersi i loro sogni contro un guardrail, in uno schianto contro un altro veicolo, in una notte di pioggia, in una calda giornata di sole…
La città stamattina si è risvegliata nel dolore e nell’angoscia…
“Lunga e diritta correva la strada – l’auto veloce correva… “
Non era Riccardo a correre… era una vecchia signora… Lo ha raggiunto per portarlo con sè…
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