di Francesco D’AMICO
Il mio bisnonno Peppino D’Amico uscì psicologicamente (oltre che fisicamente) indenne da tre guerre e si ammalò di stress allorquando decise di calcare, da protagonista, l’agone politico milazzese, sotto le insegne del Partito Liberale.
Morì di infarto nel 1968, poco dopo la sua seconda sindacatura.
Il suo cuore aveva resistito mentre le bombe inglesi gli piovevano addosso dal cielo africano, durante la seconda guerra mondiale, ed egli, non sapendo guidare, fu costretto a puntare una pistola alla tempia del suo autista che pensava di arrendersi, così riuscirono a zigzagare fra gli ordigni fino a raggiungere un punto di riparo. Precedentemente, nel corso della campagna etiopica, il mio avo si imbatté in un leone spuntato all’improvviso su un’altura circondata dalla foresta, e per fortuna il suo sangue si tramutò in ghiaccio, cosicché ebbe la forza di rimanere immobile – come aveva sentito dire dai suoi superiori – mentre la belva gli girava intorno, e la Provvidenza volle che non fosse affamata.
Mi sembra quasi di vedere il sudore grondante sulla sua divisa, prima per la terribile umidità, poi per il terrore nel vedersi accanto quelle fauci infernali. Si narra, inoltre, che una volta, in preda al più tetro sconforto fra la melma e il sangue della trincea, gli apparve una sagoma luminosa nella quale riconobbe la statuetta della Madonna situata nella Chiesa del Carmine di Milazzo.
Negli anni successivi, mantenne intatta l’assoluta certezza di quella visione, eppure non riusciva a spiegarsi il motivo di una grazia siffatta, lui che era sempre stato ateo. E in effetti, con la storia dell’Innominato, il Manzoni (di cui da poco è ricorso il centocinquantesimo anniversario della morte) ci insegna che Iddio dona i Suoi raggi più fulgidi proprio a coloro che camminano distanti dalle Sue orme.
Francesco D’Amico
GRAZIE A FRANCESCO per questi ricordi di un uomo che è stato alla guida di Milazzo come SINDACO e come Amministratore. Eletto fin dalla prima elezione del dopoguerra, il 17 novembre 1946, nei suoi confronti (come nei confronti di altri eletti) era stata sollevata eccezione di incompatibilità in quanto conciliatore e tecnico aggiunto del comune; ma la Giunta provinciale Amministrativa rigettò il ricorso. Con l’elezione a Sindaco, il 25 gennaio 1947, del comm. Francesco Paolo Lo Presti, il geom. Giuseppe D’Amico fu nominato Assessore. Alle successive elezioni, la lista capeggiata dal comm. Lo Presti, nel frattempo eletto deputato regionale con la lista dell’Unione democratica (così era definito il Partito Liberale) ottenne ben 24 consiglieri su 30.
Fu protagonista di una crisi amministrativa, forse la prima della storia del consiglio comunale, quando era sindaco il generale Bonaccorsi, che portò alle dimissioni degli assessori DC Faranda e Peppino Pellegrino ed alla paralisi dell’attività consiliare per oltre due mesi (un tempo lunghissimo allora!). Si riprese con la nomina di due assessori, fra il quali lo stesso Giuseppe D’Amico, ma il 15 settembre di quel 1953 si arrivò alle dimissioni del Sindaco Bonaccorsi e della giunta.
Solo 15 giorni per riprendere i contatti e vedere alla guida della città il nuovo sindaco, Giuseppe D’Amico. Il 1° ottobre viene infatti eletto a seguito di ballottaggio con Ignazio Faranda. La nuova Giunta contava esponenti democristiani, missini, indipendenti, e un socialdemocratico; ma i rapporti non furono idilliaci a causa di tensioni interne, all’origine delle quali c’era un risentimento nei confronti di quegli stessi democristiani che si erano opposti al precedente sindaco Bonaccorsi. Nonostante tutto, l’amministrazione del geom. D’Amico durò ben 21 mesi, incurante delle votazioni di sfiducia gestite da esponenti della stessa maggioranza, ed un percorso accidentato su cui lo stesso sindaco seppe abilmente destreggiarsi, denotando un carattere fermo e deciso ma soprattutto la volontà di amministrare per il bene di Milazzo e dei suoi cittadini. Tornato, ma solo nel 1966, a rivestire un incarico di assessore durante la sindacatura dell’avvocato Nicola Fulci, alle dimissioni di questo, dopo appena due mesi, viene eletto Sindaco.
E’ il 14 maggio 1966 e rimarrà in carica fino al 25 settembre 1967.
Tornato a svolgere le mansioni di consigliere comunale, si spegnerà durante il mandato ed al suo posto verrà nominato il primo dei non eletti, Mariano Basile. Nella commemorazione in aula consiliare, fatta dal sindaco Cartesio e alla quale si associarono tutte le forze politiche, del geom. Giuseppe D’Amico viene esaltata la figura, e viene ricordato l’impegno a favore della collettività.
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