Sempre meno parcheggi: fra strisce blu, passi carrabili, zone di carico e scarico, suolo pubblico per mettere pedane, sedie e tavoli, autorizzazioni per gli invalidi (ma non vi sembra che siano troppi?), è divenuto problematico parcheggiare a Milazzo. Nel centro come nelle strade limitrofe. Ci sono diritti da tutelare, è vero, e se qualcuno ha un’attività commerciale e vuole accogliere fuori i propri clienti, perché dentro non ha spazi, può benissimo richiedere un’autorizzazione: qualche metro quadrato di suolo pubblico sulla strada, il minimo indispensabile, per mettere tavoli e sedie, quindi recintare il tutto come se fosse un fortino da difendere dall’assalto degli indiani; le strutture apparentemente mobili vengono fissate stabilmente al suolo, ed enormi vasi, con fiori e piante, fanno il resto.
Poiché nessuno ama il verde, in special modo i negozianti, i vasi diventano ricettacolo per le cicche, gli scontrini e ogni tipo di rifiuto. Ogni tanto qualcuno si ricorda di annaffiare le piante, ma l’acqua è raccolta nei secchi nei quali prima sono stati strizzati gli stracci, che rimandano detersivo: ed è la fine! Ma la colpa è del clima torrido, anche in pieno inverno!
Cosa potrebbe accadere se un veicolo, transitando a forte velocità, a seguito di un qualsiasi incidente dovesse andare a sbattere sulla recinzione, o sugli avventori seduti ai tavoli? In una società che condanna gli scienziati solo per non aver saputo prevedere un terremoto, imprevedibile, i responsabili di tante autorizzazioni sarebbero facili bocconi da ingoiare! Ma nessuno saprebbe indicare a chi spetta il compito di risarcire le incolpevoli vittime sedute a gustare una granita o un caffé… E allora cosa fare, signori amministratori? Mandiamo qualcuno a ricontrollare se ci sono i requisiti per la sicurezza? E, in caso contrario, procediamo ad una revoca delle autorizzazioni? O aspettiamo che succeda, come al solito, qualcosa di irreparabile?
Non sarebbe male neppure controllare se esistano i requisiti per molte attività commerciali di avere una zona riservata al carico ed allo scarico: in una città in cui il commercio non gode di buona salute, che significato ha uno spazio riservato per diverse ore al giorno alla sosta dei mezzi che devono rifornire gli esercizi? E quanto si fermano questi mezzi, ammesso che vengano quotidianamente? E nelle altre ore del giorno, chi sosta in quelle strisce gialle che i titolari degli esercizi, per primi, salvaguardano come se fossero in via di estinzione, mettendo tavoli, sedie, cassette, carrelli, transenne o altro? Forse i veicoli di loro proprietà? Non sarebbe male un controllo saltuario, magari segnando le targhe: scommettiamo che ho ragione?
Se qualcuno non l’avesse ancora capito, si sta scrivendo per tutelare gli automobilisti, sempre più spesso presi di mira dalla solerzia dei Vigili Urbani (ah, se questa loro solerzia venisse usata nei confronti di chi guida senza cintura di sicurezza… in fin dei conti anche quella è una infrazione, ed alquanto grave, al codice della strada, o mi sbaglio?). Sempre gli automobilisti, anche quelli che guidano senza cintura, hanno difficoltà a trovare parcheggi, specie se questi sono stati delimitati da strisce gialle e da cartelli sui quali sono riportati gli estremi di ordinanze che hanno assegnato quel posto ad un portatore di handicap. Non entro nel merito, ma è ormai risaputo che molti si avvalgono di certificati rilasciati con troppa facilità (non ho detto compiacenza) da parte di uffici sanitari o medici. Le restrizioni volute dal governo (appare paradossale che persone dell’età di oltre ottant’anni, colpite da ictus o da infarti o da malattie invalidanti, impossibili a muoversi se non in compagnia dell’angelo custode, ossia il badante, siano ritenute abili da commissioni mediche che, una volta fuggiti i buoi, vogliano chiudere adesso le porte della stalla…) non hanno ancora raggiunto le singole amministrazioni periferiche, nello specifico gli enti locali, i comuni!
Per cui si assiste al mantenimento dei parcheggi per invalidi (veri o fasulli non sta a me stabilirlo), che non riescono ad essere revocati nemmeno in presenza del decesso del concessionario! Con la conseguenza che, se il vigile eleva la contravvenzione a chi sa che il divieto ha cessato la sua efficacia, proprio perché a conoscenza del decesso del titolare della concessione, l’automobilista rischia la decurtazione dei punti in patente. E a nulla vale la sua protesta, a meno di prevedibili costosi ricorsi.
Quindi, cari amici automobilisti, una volta tanto sono con voi. A condizione che ognuno di voi faccia il proprio dovere, nella guida come nella sosta, in attesa che chi, dalle stanze del palazzo, possa fare anche il proprio dovere, e non sia latitante. In fin dei conti, siamo tutti sulla stessa barca. E in una situazione economica come la nostra, nessuno accetta volentieri una contravvenzione, il cui prezzo è aumentato ancora, mentre, come è noto, i nostri stipendi e le nostre pensioni sono rimaste quelle di prima, ma con minor valore! E non vi lamentate, commercianti del centro, se poi le persone vanno a spendere i loro soldi dove ci sono parcheggi GRATUITI a volontà.
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