Sarà padre Giuseppe CURRO’ che questa sera, alle ore 19 nel Duomo di Milazzo, celebrerà la Santa Messa di fronte ad un’icona della Madonna della Lettera, Patrona della città di Messina e della Diocesi. Si tratta della copia di un dipinto raffigurante la stessa Madonna che si venera a Messina, donato dal Centro Interconfraternale Diocesano alla chiesa di S. Rocco, durante una manifestazione che ha visto benedire i dipinti del Beato Rosario Livatino e di San Giuseppe Moscati. Dipinti donati rispettivamente in memoria del Magistrato, Giudice Stefano Messina, e degli alunni del Liceo Classico G.B. Impallomeni che avevano conseguito una laurea in Medicina e Chirurgia. I quadro della Madonna della Lettera è stato consegnato temporaneamente alla Chiesa Madre per l’occasione, e la celebrazione della Santa Messa sarà un evento graditissimo per i fedeli, soprattutto per i tanti messinesi che risiedono a Milazzo.
Secondo un’antichissima tradizione, nel 42 d.C. il Senato di Messina inviò una delegazione a Gerusalemme per comunicare la conversione al Cristianesimo della città. L’apostolo San Paolo, artefice dell’evangelizzazione, avrebbe addirittura accompagnato gli ambasciatori per introdurli alla presenza della Madonna. L’ 8 settembre i delegati rientrarono in città recando una lettera in cui la Vergine assicurava la sua protezione a Messina: alla lettera era allegata una ciocca di capelli della Madre di Gesù. Questa tradizione fu così presente nella storia della città che, per esempio, si conoscono anche i nomi degli ipotetici ambasciatori della legazione messinese: Girolamo Origgiano, Marcello Benifacite, Ottavio Brizio e il centurione Mulè. La lettera, redatta in ebraico, sarebbe stata tradotta in latino da Costantino Lascaris nel XV secolo: la protezione della Madonna è sintetizzata nella frase “Vos et ipsam civitatem benedicimus” presente alla base della statua della Madonna all’ingresso del porto. La data, giovedì 3 giugno 42 d.C., è da allora il giorno della festa della Madonna della Lettera, patrona della città. Il fatto di possedere una reliquia di tale importanza suscitò le gelosie delle altre città e in particolare di Palermo che obiettava sulla veridicità del fatto affermando che il documento fosse stato realizzato da uno dei tanti dotti prelati bizantini che erano in città. Per reazione Palermo decise di adottare ben quattro sante come patrone: sant’Oliva, santa Ninfa, sant’Agata, usurpata ai Catanesi e santa Cristina. La polemica infervorò per secoli le due città siciliane e diverse furono le indulgenze concesse dalla Santa Sede ai fedeli della Madonna della Lettera (Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X e vari altri fino a Pio IX nel 1870) per comprovare l’autenticità del culto. Il 3 giugno la città festeggia l’avvenimento portando in processione una statua d’argento della Vergine posta su una varetta, anch’essa d’argento, sulla quale vi è un reliquario bronzeo contenente i capelli con cui la Vergine legò la sacra Lettera.
Nei secoli i messinesi sono stati sempre molto legati alla loro celeste patrona Maria Vergine della Sacra Lettera con grande orgoglio e devozione. Maria è stata punto di riferimento nei loro momenti sia felici che difficili. Al commovente grido di Viva Maria gli abitanti della Città dello Stretto hanno sempre iniziato le grandi rivolte come quella antispagnola del 1678 o quelle risorgimentali del 1847-48. La Madre di Cristo è stata anche da sprone nei momenti di dura difficoltà che la città ha subito nella sua lunga e gloriosa storia: si ricordano le tante pestilenze che hanno funestato ogni secolo, i grandi terremoti dell’11 Gennaio 1693, del 5 Febbraio 1783 e del 28 Dicembre 1908, i terrificanti bombardamenti anglo-americani del 1943 che mieterono tantissime vittime innocenti. In questi tristi episodi “‘a Matri ’a Littra” è stata sempre, nel cuore dei messinesi, sostegno e motivo di rinascita. Numerosi sono gli interventi miracolosi a lei collegati che anche gli storici narrano. Ricordiamo durante la Guerra del Vespro l’apparizione sul Colle della Caperrina della Dama Bianca che con il suo candido manto difese le mura della città dagli attacchi angioini, inoltre il miracoloso volo, sempre sul Colle della Caperrina, di una colomba sul luogo dove la Madonna voleva fosse eretto un santuario. Si racconta anche dell’apparizione della Vergine, intorno al XV secolo, nelle campagne di Curcuraci, villaggio prossimo a Messina, in difesa della città dalle ire del Figlio, per non parlare del ripetuto e miracoloso arrivo di vascelli carichi di grano in occasione di varie carestie, tra cui grazie anche all’intercessione di Sant’Alberto Carmelitano. Da segnalare anche i miracolosi arrivi dal mare delle icone della Madonna di Dinnamare e della Madonna della Scala. Tali ed altri numerosi episodi rendono effettivamente Messina città mariana. I messinesi a ringraziamento della loro Celeste Patrona le hanno sempre reso omaggio, senza badare a spese, commissionando opere, a lei dedicate, nel campo dell’arte, della musica e della letteratura (Santi Correnti La Sicilia del Seicento Milano 1976, pag. 123). Molti sono i dipinti, gli argenti, i monumenti in suo onore tra i quali spicca la colossale stele marmorea, eretta negli anni trenta, posta all’ingresso del porto sul cinquecentesco Forte San Salvatore, per volontà dell’Arcivescovo del tempo S. E. Mons. Angelo Paino.
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