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MILAZZO, STORIE AI CONFINI DELLA REALTA’

di Pietro TORRE

Il Cimitero è parte del Borgo: inaugurato verso la fine dell’ottocento, in una zona panoramica di assoluta bellezza situata poco a destra della chiesetta di San Giuseppe, è anch’esso luogo di leggende e di fatti inspiegabili, almeno secondo chi li ha narrati. Diciamo intanto che un’antica storia molto nota e persino incisa sulla lapide narra di un bimbo che, condotto per mano dal papà a visitare la tomba di un defunto di famiglia, abbia esclamato: “Sai, fra poco ci sarò anch’io qua sotto” e nel pronunciare questa frase abbia col ditino indicato un punto vicino a dove i due si trovavano. Pochi giorni dopo il bimbo si ammalò e purtroppo morì e così la profezia di avverò, al punto che la famiglia volle lasciare una lapide a ricordo e una statua col bimbo che indica il luogo della sua sepoltura.

Ai primi del novecento, quando scoppiò la prima guerra mondiale, non pochi uomini di Milazzo andarono al fronte a difendere la patria dal nemico austriaco (pochi sanno che l’Austria era pronta a cedere pacificamente all’Italia il Trentino, a patto che questa si mantenesse neutrale, ma ovviamente i fanatici del tempo volevano che fosse il sangue a riscattare quei territori …). Le informazioni a quel tempo erano poche, specialmente per le famiglie meno colte e analfabete (quasi il 90% della popolazione!), le lettere (per chi sapeva scriverle o leggerle) arrivavano dopo mesi, quando arrivavano, quindi l’ansia e la disperazione erano tante. Si ricorreva allora al rito della cosiddetta “scuta”: a mezzanotte, in un posto prestabilito, si recitavano delle preghiere tramandate segretamente la notte di San Giovanni da madre a figlia, poi si ascoltava (“scutava”, in dialetto): il primo suono o il primo evento che accadeva dopo la fine delle preghiere andavano interpretati come presagio di quello che si chiedeva: sentire nella notte un uomo che fischiettava significava buone notizie, sentire il rumore del martello che inchiodava era invece segno di morte. Uno dei posti privilegiati per questi riti era, ovviamente, la piazzetta davanti ai cancelli del Cimitero. Qui si narra (ma forse è solo una storia inventata per terrorizzare i bambini e farli rincasare presto la sera) che alla fine di una di queste “scute”, si videro i cancelli del Cimitero aprirsi da soli e si vide “una specie di botte infuocata” rotolare fuori con spaventoso fragore.

C’è poi la storia della processione delle anime.

Il Cimitero si può raggiungere, oltre che passando dal Borgo, da una ripida salita al termine del rione Vaccarella, nota come la Salita dei Cappuccini, per via di una chiesetta un tempo adibita al culto per la gente del posto e sede di un piccolo convento. In questa chiesa vi è una nicchia dove un tempo c’erano le mummie di alcuni frati vestiti con le loro tonache color cioccolata: dei bimbi, molti anni fa, la esplorarono, passando per uno stretto cunicolo, ma scapparono in preda al terrore quando videro muoversi la tonaca di uno di questi monaci: fu forse colpa di un topo o di un colpo di vento, ma è certo che quei bambini non tornarono più lì a disturbare il sonno di quegli scheletri! Ma torniamo alla processione delle anime: era il periodo della commemorazione dei defunti, primi di novembre quindi, e verso l’imbrunire due anziane donne videro delle persone in processione che, con delle torce in mano, si avviavano verso il Cimitero per la Salita dei Cappuccini. Credendo giusto aggregarsi per rendere devoto omaggio ai defunti, le due donne si avviarono anch’esse alla volta del camposanto; a questo punto ci sono due versioni dei fatti: la prima vuole che le donne non siano mai più tornate a casa, la seconda invece dice che le donne siano entrate con gli altri nel Cimitero, ma poi si siano addormentate presso una tomba per risvegliarsi al mattino dopo senza un chiaro ricordo di quanto fosse loro accaduto.

Voglio chiudere questo breve discorso con una esperienza vissuta da mia madre nell’estate del 1959, quando nel primo pomeriggio si trovava nella cappella dove da poco tempo era stata seppellita sua sorella, per portare qualche fiore e recitare una preghiera. Ella sentì un urlo fortissimo e terrificante che sembrava provenire dall’esterno dell’edificio dove si trovava. Sconvolta, uscì a vedere, credendo a qualche disgrazia o a qualcuno che si fosse sentito male, ma nulla e nessuno vide, pur avendo girato abbastanza lì nei pressi.

Un macabro scherzo? Un effetto di suggestione? Difficile rispondere. Sebbene sia difficile credere a certe connessioni, va detto che l’area di cui si è parlato, è quella dove più cruente sono state nel tempo le battaglie fra chi cercava di espugnare il castello, che domina la zona e le cui porte sono proprio di fronte alla chiesa domenicana, e chi cercava di difenderlo; il castello è una roccaforte antichissima, nessuno sa chi ne abbia posato la prima pietra, ma si sa che dagli antichi greci ai più recenti Borboni, sono stati tanti i popoli che se ne sono serviti e di sangue per quelle scalinate e quei terrazzamenti ne è scorso certamente tanto!

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