Nell’indifferenza pressoché generale del pubblico italiano, in Inghilterra si sono svolti i campionati mondiali di atletica. Inevitabile la disattenzione italiana, considerando l’assenza del nostro Paese dal medagliere, fino all’ultimo giorno, quando è arrivato un bronzo grazie alla marciatrice Antonella Palmisano. E poi il vuoto, senza appello! Eppure la nazionale è infarcita di nuovi italiani che avrebbero dovuto garantire il salto di qualità e successi a iosa. Invece nulla. Non bastano i cognomi esotici per garantire vittorie e medaglie. Strano, perché i nomi esotici portano vittorie e medaglie alla Francia, al Belgio, all’Olanda, alla Gran Bretagna. Per non parlare dei Paesi del Golfo che si comprano i migliori atleti stranieri in circolazione e li fanno gareggiare come se fossero del Bahrein o del Qatar. Invece l’Italia è così accogliente da mettere in nazionale atleti stranieri che non vincono nulla. E manco fanno bella figura. Eppure non è sempre andata così nell’atletica. Basti pensare ai successi di Mennea, Dorio, Simeoni, Damilano, Panetta, Pamich, Berruti, ma l’elenco sarebbe lunghissimo. Di fronte ai tempi ed alle misure degli atleti italiani di oggi, si devono rimpiangere i Frinolli, i Morale, i Gentile, gli Ottoz. Risale a quarant’anni fa un talento d’importazione, nato in Sud Africa, con papà originario della provincia di Palermo. Naturalizzato italiano, Marcello Fiasconaro fu primatista mondiale degli 800; così come divenne italiana Fiona May, sposata con Gianni Iapichino, astista che fu anche il suo allenatore, e che ci regalò due titoli mondiali ed un argento alle Olimpiadi nel salto in lungo. Ma il disastro della Nazionale di atletica non è conseguenza solo di una pessima gestione del settore, ma soprattutto della pessima gestione del Paese. Generazioni che potrebbero vincere i mondiali di smartphone, ma che soffrono troppo e invocano l’intervento del telefono azzurro di fronte alla prospettiva di una corsa o di un salto. La Buona scuola sforna ignoranti con scarsa propensione allo sport. E di fronte al fallimento si ricorre alla legione straniera che, essendo cresciuta in Italia, si è subito adattata al fancazzismo degli autoctoni. In tutto questo scenario va però riconosciuto il merito alla Rai di offrire servizi di livello elevato dai mondiali. Commenti tecnici chiari e analisi affidate a persone competenti. Pare quasi incredibile che la Rai riesca ad offrire un prodotto da medaglia.
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