MARIA OLIVA, moglie di PAOLO ALFONSO, non c’è più. Il suo PAOLO le portava ogni anno delle rose, in occasione della ricorrenza di S. Valentino; e anche oggi aveva comprato le rose per lei che da dieci anni lottava contro l’Alzheimer…
È stata una guerriera dall’inizio fino all’ultimo respiro. Ha dimostrato il suo immenso amore per i cari, anche in quei brevissimi attimi di lucidità, con parole affettuose e sorrisi che facevano brillare gli occhi. Ha amato follemente suo marito Paolo, i suoi figli Tindaro e Rossana e noi adorati nipoti: Paolo, Marianna, Manuela, Federica e il suo piccolo Mattia. È stata ESEMPLARE in tutto!
Aveva 77 anni, ed è stata una moglie, una mamma, una nonna esemplare. Combattiva fino all’ultimo, si è spenta proprio il giorno di S. Valentino, senza poter tenere in mano quelle rose che il suo Paolo le aveva portato.
“Oggi se n’è andato un pezzo del mio cuore” scrive la nipote Manuela Salmeri sulla sua bacheca. E i ricordi affiorano prepotenti e incancellabili, per questa ragazza di 23 anni, legata alla sua “nonnitta“, della quale avrebbe avuto ancora bisogno. Manuela ha vissuto il dramma della nonna, colpita da quel male che si chiama Alzheimer. Un male infido, subdolo, che devasta il cervello, cancella i ricordi, gli affetti, le persone, le azioni di ogni giorno. Un male crudele contro il quale si combatte invano e che arriva a togliere persino la dignità all’ammalato.
Ma non si dava per vinta, Manuela, nella sua giovane età: possibile che non ci sia nulla da fare? Desiderava ardentemente che quei rari momenti di lucidità della sua “nonnitta” potessero essere eterni. Pregava Dio perchè ciò si potesse verificare, e sperava in cuor suo che il male potesse regredire. Ai sorrisi rispondeva con i sorrisi, alle carezze, restituiva carezze. Persino la domanda “Chi è Manuela?” fatta alla nonna, con la successiva risposta “Mia nipote!” la rendeva orgogliosa, e riaccendeva la speranza. Ti comprendo benissimo, Manuela; rivivo momenti lontani, accanto a papà che aveva dei vuoti improvvisi, ed io, per valutare, da profano, le sue condizioni psichiche, gli chiedevo di cambiare canale per vedere le sue reazioni, i suoi riflessi…
Situazioni differenti, però… Nonna riconosceva SUA NIPOTE in MANUELA, e di sua nipote andava fiera; ma probabilmente, negli ultimi giorni della sua esistenza, non si è resa conto che quel “Mia nipote” era lì, accanto a lei, e le teneva la mano, le dita, negli ultimi, disperati gesti di amore e di affetto, per impedirle di andare via. Era fragile, indifesa, avrebbe avuto bisogno di te per cominciare a conoscere chi le stava accanto… Le sue parole, i suoi discorsi, il suo cercare dentro di sè, qualcosa che si stava dissolvendo non le hanno impedito di conservare il ricordo più bello per lei, quello della nipote che aveva cullato, aveva protetto, aveva visto crescere, sopportandola – scrivi tu – e supportandola! Così come sapeva chi erano Tindaro, Rossana, Federica, Marianna, lo stesso Paolo, con cui ha condiviso una vita coniugale: ma il decorso delle malattia purtroppo aveva cancellato le immagini, i volti di persone care ed amate… persino del marito, dei figli, dei nipoti…
NONNA MARIA non c’è più, Manuela; tua moglie è andata via per sempre, caro Paolo. Prendi una delle rose che oggi hai comprato per lei, per S. Valentino, come ogni anno, e mettila accanto a lei, per sentirla vicino a te…
La saluteremo per l’ultima volta sabato 16 alle ore 15, 00, nella Chiesa dell’Immacolata.