ERA L’ANNO 1940, OGGI AVREBBE FESTEGGIATO I SUOI 84 ANNI. MA NON SAREBBE STATO VECCHIO: SEMMAI GRANDE. MA NON EBBE MAI VOGLIA DI CRESCERE, RIMANENDO SEMPRE GIOVANE, IN MEZZO A CENTINAIA DI ALTRI GIOVANI E GIOVANISSIMI, CHE LO AMARONO E LO RICORDANO CON AFFETTO. ECCO IL MIO RICORDO DI UN UOMO CHE E’ STATO AMICO, FRATELLO, PADRE…
Parlare di sport senza ricordare Nino Alberti sarebbe ingeneroso nei confronti di un personaggio eclettico, estroverso, geniale, che per lo sport ha dato la sua vita. Anche se nato a Milazzo, è attivissimo a Barcellona, dove fonda l’Amatori, e pratica il rugby e l’atletica leggera. Un infortunio mette fine alla sua promettente carriera di atleta, ma consegna allo sport nazionale un allenatore completo e competente. Alla fine della stagione 1965 il primo “connubio” tra Barcellona e Milazzo, con la fusione dell’Amatori e la Polisportiva Nino Romano del prof. Lorenzo D’Ondes. Tutto predisposto per iniziare la nuova stagione, il 1966. Nino Alberti cura il settore dell’atletica leggera, affiancando ai talenti locali (Pippo Gitto, Elio Nastasi, Aldo Talotta, Dario Lussu, Franco Salmeri) i campioni barcellonesi (Fradà, Barchitta, Paratore, Barca, Nania, Caliri): la Nino Romano non ha rivali, e per anni arricchisce lo sport milazzese di primati e titoli. Ha scoperto talenti, ha forgiato campioni, ha creato l’entusiasmo per la competizione anche quando non avevamo un soldo per comprare un paio di scarpe o una maglietta. Siamo stati definiti l’esercito degli straccioni sulla Gazzetta dello Sport, quando nel 1968, con la Nino Romano, partimmo alla volta di Milano per i Nazionali Allievi all’Arena Napoleonica. A Milazzo attendevano una sua intervista alla Domenica Sportiva, che non fu fatta mai. Ogni tanto le sparava grosse, Nino, e noi abboccavamo! Pacchi colossali, poi scoperti, che accettavamo volentieri perché era l’unico modo per apprendere un’arte difficile: la goliardia. Nel 1970 Nino crea la Fiamma Tirrenica, alla quale forniscono un apporto di giovanissimi e promettenti atleti la Fiamma Atletica Milazzo, che avevo istituito nel 1972, la Fiamma Grazia di Angelino Andaloro, la Fiamma Olivarella di Salvatore Cambria.
Sono gli anni dei successi di Peppino Buttà, Tindaro Triolo, Nino Mangano (nazionali di maratona), di Antonio Maio e Nino Pino, della squadra di marcia che con Massimo Smedile, Maurizio Catanzaro, Carlo Privitera, Pippo Lanuzza, Enzo Torre vince il titolo italiano “Ragazzi” nel 1973 a Rieti; dei mezzofondisti Gaetano Bertè, Pietro Italiano, Giovanni Andaloro, Antonio Fulci, Salvatore Meo, Gianfranco Foti, Franco Rizzo, Stefano Trimboli, Vittorio Franchina, Andrea Biondo, Nino Sottile, Massimo Cusumano, Pippo Maio, Nino Orlando, Bruno Cusumano, Pino Di Bella, Pippo Russo, Nino Scolaro, tutti campioni d’Italia a squadre RAGAZZI nel 1973 (Orte), 1974 (Ostia), 1975 (Foggia e Belluno), 1976 (Milazzo). E ancora Franco Italiano e Enzino Patti, primo e secondo negli 80 ostacoli a Rieti. E le sorelle Rosalba e Santina Salmeri, e tanti altri…
Nello sport di Nino c’è anche il basket: getta le basi della futura squadra che raggiungerà la massima serie, ma non trascura il rugby e l’atletica, creando vivai inesauribili.
Gli anni che seguono lo vedono impegnato nello sport e nel suo lavoro, una seconda passione: la creazione di una fattoria con tantissimi animali anche esotici, che fanno la gioia dei bambini, ma non meravigliano le centinaia di atleti ed ex atleti che sono abituati alle innovazioni del geniale Nino Alberti, maestro di sport e di vita.
Un incidente stradale in Umbria lo strappa all’affetto dei suoi cari. Lo piangono in migliaia, quel pomeriggio, nel duomo di Barcellona. Alla sua memoria nella città del Longano gli viene intitolato il Palasport: un riconoscimento unanime da parte di tutti coloro che hanno fatto sport sotto la sua guida, ma anche dei pochi altri che, pur conoscendolo, non avevano avuto la fortuna di essere allenati da lui, eccezionale e inimitabile protagonista di trent’anni di sport non solo in provincia di Messina, ma in Italia.
Grazie, Nino, per i tuoi insegnamenti e per la passione per la vita che ci hai trasmesso.
Di Nino Alberti ho tantissimi ricordi, in particolare uno, quando con una vecchia fiat 600 ci accompagnò a disputare i Campionati di Società di marcia a Catania nell’aprile del 1975. Quella trasferta, che doveva essere per me il trampolino di lancio nell’elite della marcia nazionale, si rivelò un’odissea. Arrivammo allo stadio giusto in tempo per la partenza, a causa di una foratura di uno pneumatico in un tratto di cavalcavia. Con una buona dose di fortuna, siamo riusciti a sostituire la ruota, 2 di noi tenevamo l’auto in bilico, mentre era sollevata su un cric, perchè ad ogni passaggio di mezzo pesante, l’auto sobbalzando, rischiava di cadere, ed il terzo si apprestava a cambiare la ruota. Alla fine siamo riusciti a rimetterci in viaggio e presentarci a quella gara in tempo per la partenza. Il riscaldamento lo effettuai durante la gara, e forse fu quello il motivo di andare così forte e staccare prepotentemente gli avversari intorno all’ottavo dei 10 km previsti. Purtroppo a soli 400 metri dal traguardo,avvenne l’impensabile, nn poteva trionfare un atleta messinese nella tana dei catanesi, maestri della marcia a livello nazionale, così fui squalificato dal presidente di giuria, per l’occasione improvvisatosi giudice di marcia, il prof. Alfio Pistritto. La delusione fu cocente, più che altro perchè stavo per stabilire il 4° tempo assoluto d’Italia. Ripartiti da Catania, ironia della sorte, dopo pochi km di strada abbiamo forato di nuovo, e solo grazie all’aiuto di un camionista di passaggio, che ci ha maldestramente procurato una ruota di scorta, abbiamo potuto riprendere il viaggio ed arrivare a Milazzo alle 4 di mattina del giorno successivo.
Il giorno della sua scomparsa, trovandomi in servizio in provincia di Perugia, fui avvicinato da un sottufficiale il quale mi chiese se conoscevo un camionista di Milazzo deceduto tragicamente sulla E45 nel pressi di Todi, volato da un viadotto. Nn sapevo a chi si riferisse, ma prontamente mi mostrò il Corriere dell’Umbria che a caratteri cubitali in prima pagina ed accanto alla foto di Nino, titolava così: “CAMIONISTA MILAZZESE PERDE LA VITA TRAGICAMENTE” A quel punto rimasi allibito e chiamai mio fratello per informarlo dell’accaduto.