Se qualcuno ancora pensasse che Von der Leyen (o chi per lei…) abbia ritenuto di aver messo a capo dei super ministeri UE le personalità politiche più competenti, almeno per arrestare la crisi di credibilità dell’Istituzione, si sbaglia di grosso.
Nomine che confermano il dogma che regge l’Ue: l’imposizione di gente nominata nel posto sbagliato, a capo di dicasteri importanti ma pur sempre in profondo deficit democratico perché nominata e non eletta.
Così mentre nel Continente divampa il conflitto con la Russia, non sembra proprio una scelta di lungimiranza e coerenza politica affidare la carica di Alto rappresentante della politica estera Ue, cui spetterebbe la gestione dei rapporti internazionali, ad una rappresentante politico dell’Estonia, un paese di 1 milione e 300 mila abitanti, un quarto dei quali di origine russa, per tutelare gli interessi di oltre 450 milioni di europei! E anche un po’ di gossip nelle nomine non guasta il palato degli europei. Infatti un settore importante per il futuro di tutti, quello delle strategie industriali, dopo le liti della Von Leyen con il commissario francese Breton, viene assegnato, non per la taglia di statista del candidato ma per il gossip causato dal rapporto sentimentale che ha legato il prescelto, Sejoure’, al primo ministro Attal.
I paradossi continuano con le nomine del commissario alla difesa europea, il settore che costituisce un problema per una UE incapace di accordarsi su un esercito comune, nonostante la velleità di fungere da bilancia nei conflitti, né di identificare politiche industriali comuni nel campo degli armamenti. Il prescelto sarebbe un lituano, paese dove non esiste industria bellica e dove l’esercito non possiede neanche una divisione corazzata.
E la rappresentazione farsesca continua con la nomina al dicastero per l’agricoltura, settore cruciale per il futuro delle generazioni europee, di uno sconosciuto democristiano del Granducato di Lussemburgo, il paese dei campanelli, grande neanche due volte Roma e che, grazie al suo settore finanziario, si spartisce una grossa fetta del bilancio di tutti gli Stati membri ed ora dovrebbe gestire nientemeno che il settore agricolo di tutti.Forse avrebbe avuto più senso se questo dicastero fosse assegnato con cognizione di causa alla Polonia, primo produttore alimentare di cereali, patate barbabietole e carne, ex alunna cattiva dell’unione ed oggi graziata con l’assegnazione del dicastero dei bilanci europei, settore cui contribuisce per poco più del 4%.
Infine la sanità, settore non autonomo ma rimasto ancora nelle competenze pur limitate degli Stati, viene assegnata all’Ungheria, relegata ormai al ruolo di minus abens a causa del pessimo Orban, ma dimenticando però che solo due anni fa la sanità europea ebbe un ruolo determinante nella lotta alla pandemia.
Oggi, a bocce ferme, si spera soltanto che la storia non ritorni a mordersi la coda.
Eugenio Preta
Commenti