Da un articolo apparso nella prima pagina della “Gazzetta del Sud” di mercoledì 5 luglio 1995 ho appreso che un misterioso oggetto luminoso aveva sorvolato il cielo di Milazzo, destando l’attenzione di alcuni miei concittadini.
Ho così cominciato a ricercare eventuali testimoni e nello stesso tempo ho intensificato le osservazioni del cielo, estendendole al massimo di ore possibili; entrambi questi impegni hanno dato i loro frutti, casualmente, proprio nella stessa serata.
Da alcuni amici mi era stato riferito che il signor Giuseppe G. aveva avvistato la misteriosa presenza in cielo e ne aveva parlato in giro. Così, la sera di domenica 9 luglio 1995, verso le ore 20,30, sul lungomare cittadino io e lui ci siamo incontrati ed abbiamo discusso di questa sua esperienza.
G., un uomo sulla cinquantina che lavorava presso una ditta appaltatrice della raffineria Agip di Milazzo, dapprima si mostrò un po’ restio a parlare, ma poi si tranquillizzò e narrò che nella serata del 4 luglio 1995 si trovava nel piccolo spiazzo davanti alla chiesetta di San Giuseppe; potevano essere le ore 21,10 o forse un po’ più tardi: “Ad un certo punto la mia attenzione fu attratta da un oggetto che si vedeva nel cielo; aveva una forma circolare, andava ingrandendosi ed emetteva un fascio di luce diretto verso terra, molto intenso e di colore blu: sembrava un enorme riflettore in cielo e si spostava silenziosamente, con movimento rapido, da levante verso settentrione; poi è sparito dalla parte del Capo.”
G. aggiunse che altre persone con le quali aveva parlato (che però non conosceva) avevano affermato che questa intensa luce era stata vista dapprima ferma nel cielo orientale, quindi in rapido movimento verso Nord, per sparire in prossimità del castello. D’altra parte quella sera, come riferisce l’articolo della “Gazzetta del Sud”, l’oggetto, che è sembrato spostarsi dalla riviera di levante a quella di ponente, fu visto dapprima dal personale della raffineria Agip in servizio in quel momento, quindi si è portato verso Nord. Superato il castello, ad avvistarlo è stato un importante dirigente della suddetta industria chimica, il dottor A. R. Egli riferì ad un amico di essersi trovato quella sera affacciato per caso alla finestra della sua abitazione in località Manica di Capo Milazzo; guardava verso Sud, in direzione del castello e ad un tratto il suo sguardo venne attratto da un bagliore nel cielo. Per un istante credette che si fosse trattato di una stella cadente, ma poi si accorse che quell’oggetto emetteva una intensa luce blu e si muoveva nel cielo come se fosse un velivolo, vagando in perfetto silenzio fra le stelle; poi all’improvviso il corpo scomparve, come se si fosse “spento”.
Nella serata di domenica 9 luglio 1995 ho raccolto la testimonianza del signor Giuseppe G. che era stato testimone di un fenomeno anomalo nel cielo di Milazzo nella serata del 4 luglio e di cui aveva persino parlato (con un articolo in prima pagina) la “Gazzetta del Sud”. Terminato il racconto, tornai a casa, posai gli appunti, cenai in modo frugale e, approfittando anche del fatto che il resto della famiglia era fuori, mi portai sul balcone rivolto verso Sud, con buona visibilità del cielo, del mio appartamento, presi la sdraio e, pigramente distesomi, iniziai ad ammirare il cielo, rischiarato dalla Luna crescente. Era una bella serata estiva, non particolarmente calda, potevano essere le ore 21; il mio cuore era triste: era ancora vivo il ricordo della sofferenza di mio padre in ospedale, morto solo qualche mese prima!
Erano esattamente le 22,12 quando, guardando in prossimità dello zenit, osservai un oggetto non molto luminoso, esteso per circa un quarto del disco lunare, di forma ellittica poco eccentrica, dunque quasi circolare, di colore azzurrastro, in movimento molto rapido ad una quota giudicata “a vista” medio-alta, forse di poco inferiore a quella dei normali aerei di linea; la traiettoria era all’incirca da Est ad Ovest. Non avevo, purtroppo, il binocolo a portata di mano e seguii quella strana sagoma luminosa finché non venne nascosta da un palazzo, cercando di imprimere in mente il suo aspetto; il tempo dell’intera osservazione non superò i 7 secondi. Non era molto splendente, per cui ritengo che, se non fossi stato in quel momento col naso all’insù a guardare il cielo, di sicuro non avrei notato nulla. La “cosa” sembrava formata da una parte interna circolare di colore azzurro scuro, omogeneo e da una esterna, ad anello, in rotazione, di un azzurro più chiaro, che ricordava una specie di “circolina a neon”; tale anello sembrava diviso in sezioni tipo “finestroni” più o meno regolari: notai che la luce che appariva in ognuno era di intensità diversa e fissai in particolare un settore biancastro più luminoso degli altri per meglio seguire la rotazione dell’anello attorno al cerchio centrale; era impossibile capire se fosse l’anello “a settori” a girare attorno alla parte discoidale centrale o se tutto l’oggetto ruotasse, data l’uniformità del colore dell’area interna. Nessuna emozione mi colse, ma entrai nello studio per un attimo, subito dopo la sua scomparsa, per munirmi del binocolo, un 12 x 45 di fabbricazione russa, leggero e maneggevole, col quale spesso avevo trascorso molte ore osservando i campi stellari del cielo. Tornai quindi subito in balcone, sperando che magari l’oggetto ripassasse; invece vidi un altro corpo presso lo zenit, proveniente ancora da Est, forse un po’ più piccolo del precedente, privo di anello, di aspetto simile, ma di colore fra l’arancione ed il rossastro, anch’esso poco luminoso e dai bordi alquanto sfumati; procedeva più lentamente. Immediatamente lo inquadrai con lo strumento e ne seguii l’andamento più o meno sulla stessa rotta del primo, anche se in questo caso (mi aiutò l’uso del binocolo) ci fu nel movimento una componente ascensionale dato che l’oggetto andò rimpicciolendosi e sembrò rallentare; poi scomparve ancora verso Ovest, affievolendosi. Nel momento di migliore visibilità, attraverso il binocolo, sembrava una macchia luminosa di forma vagamente discoidale formata “come da una moltitudine di piccole luci indistinguibili, che parevano ingrandirsi e rimpicciolirsi continuamente, mantenendo comunque nel complesso costante la luminosità del dischetto”: mi ricordava la cosiddetta “granulazione solare”, tipico aspetto della fotosfera del Sole. Se magari avessi osservato solo questo secondo oggetto, avrei pensato ad un grosso pallone che rifletteva sulla sua superficie plastificata la luce del Sole, o ad una nube di insetti luminescenti, ma l’avvistamento del primo, evidentemente con caratteristiche ben diverse, che lo aveva preceduto di qualche istante, non mi ha lasciato dubbi sulla presenza di qualcosa di “anomalo”. D’altra parte non furono solo le mie le segnalazioni di strani fenomeni in quell’estate del 1995, come si legge nel “Catalogo degli avvistamenti siciliani” redatto dal CISU nel 2005.
Non rimasi minimamente turbato da questo episodio, con calma presi nota di tutti i dati possibili e preferii non informare nessuno, ad eccezione dei familiari e l’indomani di qualche collega, ma senza eccedere nei toni e nei colori della vicenda.
Pietro Torre
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