Una ricorrenza che per molti fedeli era un pellegrinaggio fino a Capo Milazzo…
Due fra i Santi più venerati d’Italia hanno in comune il loro soggiorno a Milazzo. Come testimoniano diversi scrittori antichi, il punto ove oggi sorge la Chiesetta dedicata a S. Antonio da Padova era una grotta, utilizzata dai pescatori per rifugiarsi. Lo storico Perdichizzi, che desume le notizie da un manoscritto del suo tempo, dice che tale grotta fu visitata dallo stesso S. Antonio molto probabilmente quando, tornando dall’Africa, fu sorpreso da una tempesta. Il tutto sembra leggenda, ma si cita anche la data: gennaio 1221. Da qui, assieme ai Frati Francescani di Messina, attraversa a piedi l’Italia per raggiungere Assisi per il Capitolo Generale di Francescani convocato per la Pentecoste dello stesso anno dal Poverello d’Assisi. Ritornerà in seguito in città, seppur per un breve periodo, per continuare l’opera d’evangelizzazione. Dopo la sua canonizzazione (1232), un anno dopo la sua morte (1231), la grotta che lo aveva ospitato temporaneamente divenne luogo di preghiera. E continua ad esserlo ancora oggi. Una scala che parte della piazza soprastante, a Capo Milazzo, consente l’accesso fino alla chiesetta che, nel corso di quasi otto secoli, ha subito molte modifiche: venne ampliata per quanto possibile verso la fine del XVI secolo, mentre al termine del XVII fu realizzato l’altare e nel XVIII la facciata. Secondo lo storico Napoli, invece, la grotta, verso l’anno 1500, fu sistemata da un eremita in modo da essere abitata. Questi vi collocò un’immagine di S. Antonio da Padova, che venne rubata da alcuni corsari, i quali non poterono ripartire con le loro navi, fino a quando non riconsegnarono il quadro. La famiglia Guerrera, discendente da una nobilissima famiglia di Messina, nell’anno 1575 trasformò la grotta in chiesa, collocandovi l’immagine del santo. Il dottor Maria Fedele, in seguito, fece collocare il pavimento di marmo e costruire l’altare, pure di marmo, che oggi solo in parte si conserva, in seguito ad un incendio fu distrutto e rifatto. La Chiesa con la casa annessa, durante l’ultima guerra e precisamente il 13 agosto 1943, subì un bombardamento dal mare. I danni furono sensibili, ma miracolosamente nessun danno subirono le persone, che in gran numero si erano rifugiate nella Chiesa, che, come si sa, è scavata nella roccia e perciò creduta asilo più sicuro. Tali danni sono stati riparati; ex novo è stata sistemata ed ammattonata la discesa e la spianata antistante la chiesa, che è stata pure fornita di luce elettrica, con linea appositamente costruita ed ultimamente anche del telefono. Tali lavori sono stati eseguiti con il solo contributo dei devoti. Ultimamente con il concorso della Sovrintendenza, sono stati revisionati i marmi, purtroppo corrosi dalla salsedine ed anche il fabbricato nella parte esterna, che certamente si presenterebbe meglio, se tutti avessimo più senso civico e ricordassimo che “la muraglia è solamente la carta della canaglia”. Sull’altare maggiore (1704) la statua lignea del “Santo di Padova”, opera del XVIII secolo. Sull’altare laterale una pregevole tela di autore ignoto del XVII secolo, raffigurante la “Madonna della Provvidenza”. Le pareti laterali sono rivestite di lastre marmoree con bassorilievi raffiguranti i miracoli del Santo, eseguite dallo scultore Federico Siragusa.