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Olimpiadi di Parigi, un ricco carnet di medaglie. Servirà?

Alle Olimpiadi Parigi, la nostra Nazionale è tornata a casa con un ricco carnet di medaglie. Infatti su 5.084 (1700 d’oro) medaglie assegnata ai 10.500. atleti, di ben 206 Nazioni partecipanti, la nostra Nazione con le sue 12 medaglie d’oro, e ben 40 complessivamente, rappresenta circa l’8% del totale delle medaglie.

Abbiamo eguagliato Tokio (ma con 2 ori in più), superando persino la Germania.

Un bel numero, se si considera anche i tantissimi quarti posti (25 medaglie di Legno), che, dopo Parigi, potrebbe confermare la collocazione del nostro Paese al 6° posto del ranking mondiale, dopo U.S.A., Cina, Russia, Giappone, e Ucraina.

Certo non è come a Los Angeles del 1984, quando l’Italia vinse 14 medaglie d’oro (mai più replicato), ma ha migliorato l’edizione di Rio, nel 2016, del 50%.

Un risultato dunque che ci rende tutti davvero orgogliosi dei nostri atleti e dei dirigenti, delle Federazioni Sportive e del C.O.N.I. E poco importa che a vincere le medaglie siano soprattutto atleti appartenenti ai gruppi sportivi militari delle Fiamme oro, argento, gialle, azzurre e rosse, reclutati dalle forze armate, in collaborazione col CONI e Federazioni Sportive, in virtù di un apposito concorso per titoli, e, che pochi siano gli atleti e atlete che appartengono alle tradizionali Società Sportive (anche se questo dovrebbe aprire una seria riflessione sul perché avviene questo).

Anche in passato, infatti, atleti come Alberto Tomba, Isolde Kostner, Fioravanti e Tania Cagnotto (Carabinieri, fiamme argento), Marcel Jacobs, Valentina Vezzali, Gianmarco Tamberi (Polizia- fiamme oro), Yuri Chechi (Vigili del Fuoco – fiamme rosse), o Aldo Montano (Polizia Penitenziaria – fiamme azzurre), fecero esaltare di gioia tutta l’Italia, valorizzando al massimo i gruppi sportivi militari di appartenenza, ove sono altrettanto forti la Germania, la Francia, l’Austria, Cina e Russia.

Tutto ok allora per lo Sport Italiano in generale? Direi di no, perché la vera domanda è:

Parigi sortirà “quell’effetto trascinamento” da tutti auspicato, e renderci finalmente un Paese sportivo?

Vedremo!

Per ora, secondo l’Osservatorio Nazionale Permanente sullo Sport, che ha fornito di recente, a Febbraio 2024, la situazione sulla pratica sportiva degli Italiani, insieme alla Fondazione Sport City, in collaborazione con l’Istat e l’Istituto Piepoli, solo il 23% degli Italiani (4 punti in meno della media Europea), cioè 14 milioni, pratica sport in modo continuativo, mentre il 33,7% (20 milioni) non pratica alcuna attività sportiva. In Finlandia e Svezia a praticare sport sono il 72%, Danimarca 64%, Olanda 56% e Slovenia il 52%.

Non solo, anche nella pratica sportiva esiste un forte divario fra Nord e Sud, dove, specie in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia non praticano sport ben il 55% delle persone, mentre al Nord (Trento e Bolzano) l’asticella si ferma al 16%.

Inoltre è soprattutto fra i giovanissimi (3- 17 anni) che si assiste un calo nella pratica sportiva, oltre al fenomeno dell’abbandono precoce dello sport, proprio fra i giovani, comportando questo un netto aumento delle malattie cardio- vascolari, polmonari, obesità e diabete mellito.

L’Italia dunque, al momento, è fanalino di coda in Europa, insieme solo a Grecia e Bulgaria, per quanto riguarda la pratica sportiva in modo continuativo ed agonistico, (anche se di recente si registrano segnali positivi nel fenomeno dello Sport amatoriale, promosso grazie agli Enti di Promozione Sportiva, come la Libertas, Endas, Csen, Uisp, Asi, Aics, ed altri, che diffondono lo “Sport per tutti”).

Che fare dunque? Siamo in una situazione irreversibile?

Direi di no, visto che, finalmente, da Settembre 2023, l’Italia ha fatto entrare lo Sport fra i diritti Costituzionalmente riconosciuti, modificando l’Art. 33 che afferma, oltre al diritto all’Istruzione, anche quello allo Sport, quale riconoscimento del fenomeno sportivo come affermazione dell’individuo e strumento di tutela della salute ( art. 32 Cost.).

E’ tutto a posto allora? No, perché l’OMS, in una delle sue recenti “raccomandazioni”, invita le Nazioni a implementare l’attività sportiva, anche come politica di invecchiamento attivo, a tutela anche delle non più giovani generazioni.

Occorre. secondo sempre l’OMS, adottare una Politica di Sistema, che deve riguardare la pratica sportiva per tutti i cittadini, giovani e adulti, anche per diminuire la spesa sanitaria provocata proprio dall’aumento di malattie tipiche della SEDENTARIETA’. E l’Italia, in fondo, è noto, che non è un Paese per giovani, assistendo al fenomeno della longevità della propria popolazione, seconda solo al Giappone.

Ecco perché dalle Olimpiadi, spero, possa scattare la scintilla che accende la voglia di Sport in molti di noi, pronti a emulare le gesta degli ori conquistati dalle pallavoliste, e poi da Chiara Consonni e Vittoria Guazzini, Nicolò Martinenghi, Thomas Ceccon, Giovanni De Gennaro, Alice Bellandi, Marta Maggetti, Jasmine Paolini e Sara Errani, Bacossi e Rossetti, Alice D’Amato, Ruggero Tita e Caterina Banti, Rossella Fiamingo, Giulia Rizzi, Alberta Santuccio e Mara Navarria (spada a squadre), e tutti gli altri medagliati, d’argento e di bronzo, a partire dal super campione Gregorio Paltrinieri, così come è avvenuto di recente, col fenomeno Jannik Sinner, che tanto sta contribuendo a rilanciare una disciplina, come il Tennis, che sembrava in forte crisi.

Basterà dunque Parigi? A voler essere ottimisti sì, purché si continui ad investire nello sport, specie a scuola, con nuovi impianti sportivi ed incentivi per la pratica motoria.

In soccorso dovrebbe venirci, a breve, un Disegno di Legge presentato dalla Senatrice Daniela Sbrollini ( I.V.) insieme ad altri Parlamentari bipartisan, che introdurrà nel nostro Ordinamento la possibilità che lo Sport diventi un farmaco a tutti gli effetti, prescrivibile dal nostro Sistema Sanitario, a partire dal nostro medico di base, quale attività di prevenzione e pratica salutistica, che, oltre a ridurre malattie in forte crescita, possa riportare in palestra e fra i terreni di gioco molti cittadini, forse anche futuri campioni Olimpici.

Bisogna infine “sportivizzare le Città”, offrendo sempre più numerosi spazi e occasioni di Sport, incentivando la pratica sportiva, agonistica e non, creando una diffusione di massa dello spirito popolare sportivo, rinvigorendo quello che per tanto tempo ha contraddistinto lo “stile Italia” nel Mondo.

Avv. Sebastiano Arcoraci, già Assessore allo Sport della Provincia di Padova

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