Scomoda. Fin dal principio sei stata una donna scomoda. Il tuo coraggio lo scambiarono per arroganza. La tua intensità venne sempre fraintesa. Ma tu, la testa non hai mai voluto piegarla, anche se eri soltanto una «donna».
A diciassette anni ti assunsero come cronista in un quotidiano di Firenze. E a diciannove ti licenziarono in tronco. Ti eri rifiutata di scrivere una menzogna, ti eri rifiutata di mettere in vendita la tua penna. «Non si sputa nel piatto in cui si mangia» ti disse il direttore. Tu gli rispondesti che in quel piatto poteva mangiarci lui. Perché chi ama la vita non si piega. «Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, subire, farsi comandare.» Dire la verità non ti rese gradita a chi la verità fa di tutto per soffocarla.
Eri una donna, non avevi né potere né ricchezza ma avevi una cosa: la tua voce. E la tua penna. E non avevi paura di usarla. Un giorno ti ritrovasti a tu per tu con l’ayatollah Khomeini in una tenda. Ti avevano costretto a velarti per essere ammessa in sua presenza. Quell’indumento era solo per le «donne perbene», ti disse. Tu allora ti alzasti in piedi e te lo strappasti di dosso.
Perché nessuno può imprigionare una donna. Neanche in amore eri disposta a scendere a compromessi, «perché non si regala l’anima a chi non è disposto a regalarti la sua.» Ma l’amore non smettesti mai di cercarlo con quell’intensità che era soltanto tua. «Io ho bisogno di amare con gli obblighi dell’amore, le scomodità dell’amore, le assolutezze e le tirannie dell’amore», dicesti.
E alla fine un amore così lo trovasti: trovasti un uomo, Alekos, che come te credeva che vivere senza lottare significa non aver vissuto. E te lo ammazzarono nel bel mezzo di una piazza, perché cose come libertà, coraggio e coerenza in questo mondo le paghiamo a caro prezzo. E allora decidesti di scrivere un libro, Un uomo lo chiamasti, per raccontare la sua storia. E fino alla fine hai continuato a dire ciò che non si voleva fosse detto, «perché i nostri nonni non sono morti perché si bisbigliasse. Sono morti perché si parlasse ad alta voce.
Grazie Oriana per essere stata una luce in mezzo a tante ombre.
Guendalina Middei
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