UN CLOCHARD, O SE PREFERITE UN BARBONE, VIVE DENTRO LA STRUTTURA DI VILLAGGIO GRAZIA. TUTTI LO SANNO, MA TUTTI LO IGNORANO. LE SUE CONDIZIONI NON SONO CERTO SODDISFACENTI SE QUALCUNO SI RIVOLGE E NOI DI TERMINAL…
Vive stabilmente notte e giorno da tempo nei locali dell’Ospedale “Fogliani” di Milazzo. Ha una cinquantina di anni con accento straniero, il personale lo conosce bene, l’hanno aiutato con piccole elemosine che umilmente chiede per sfamarsi, purtroppo in gran parte finite nell’acquisto di bevande alcoliche che usa pure per spruzzarsi addosso tra gli abiti sporchi,chissà per quale proposito.
Anche in tempi di emergenza epidemiologica, un nuovo clochard non ha lasciato la sua postazione, e con una camminata malferma si sposta da un alto all’altro dei corridoi ospedalieri in cerca di un giaciglio per provare a riposare.
Oggi non se la passa bene, complice qualche colpo di tosse, e tutti lo evitano, inasprendo quello stato di abbandono e degrado in cui versa. Un disagio accelerato da una disabilità o un probabile disturbo psichico che gli fanno ripetere le stesse azioni infinite volte, senza mai trascendere in episodi insani.
Ecco, questa è un’altra storia di “invisibilità” tra gli “ultimi”. Il barbone senzatetto, che si sussurra abbia dei familiari in Veneto, ha bisogno di essere urgentemente aiutato, e gli utenti del “Fogliani” e chi ce lo ha accoratamente segnalato tra gli operatori vanno tranquillizzati. Qualcuno di loro ha evidenziato, finora invano, il caso indirizzando un sollecito al comando della polizia locale e alla direzione sanitaria, sottolineando che l’uomo “espleta i bisogni fisiologici negli spazi ospedalieri, creando non poche preoccupazioni e potenziali rischi”.
Di questi tempi assistiamo a un crescere continuo di tensione e incuria. Probabilmente è la stessa pandemia a esasperare situazioni che invece andrebbero affrontate con raziocinio e sentimenti più profondi. Occorre quindi una forte presa di coscienza e sensibilità collettiva: dobbiamo mettere un argine a questa spirale di infinita emergenza perché allarmi come questo non devono più ripetersi tra l’indifferenza.
Il sacrificio del compianto Gianni Salmeri, anche lui dimenticato a mendicare nel circuito dell’Ospedale, a cui aveva affidato il suo grido in una nostra intervista prima della sua tragica fine, deve servire da monito,così come Nino l’ex barbiere finito a dormire su un’auto depositata alla nuova Stazione. Sono frammenti di vita dei più fragili che non possono più aspettare, finché nessuno resti indietro.
La foto del clochard non lontano da noi che sopravvive in Ospedale è un duro scatto che rivela la triste realtà di sofferenza e la disperazione inimmaginabili, uno schiaffo salutare alla mondanità. Ma ci viene da chiedere: “Perchè la segnalazione a noi di TERMINAL? Non ci sarebbero prima di noi – che possiamo sempre costituire una prova di accusa se dovesse accadere qualcosa – una direzione sanitaria, una ASP, un assessorato alla salute”?
Il povero sventurato si trova dentro una struttura sanitaria: se dovesse essere lì abusivamente, qualcuno dovrebbe spiegare il perchè della tolleranza ma anche della sua indolenza. Tanti prima di lui sono stati ospiti dell’ospedale, e non possiamo dimenticare il buon Bastiano, a Vaccarella… Ma erano altri tempi…
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