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PACE DEL MELA , L’OPERETTA CONCEDE IL BIS

CAVALLINO BIANCODOPO IL TRIONFO DI BARCELLONA CON “LA VEDOVA ALLEGRA”, LA COMPAGNIA ITALIANA DI OPERETTE INCANTA E DIVERTE CON “AL CAVALLINO BIANCO”.

Noi siamo la Compagnia Italiana di Operette“, ha dichiarato compiaciuto, al termine dello spettacolo all’Auditorium di Pace del Mela, Victor Carlo Vitale. “Diffidate delle imitazioni!“. E l’applauso del pubblico è stato più intenso e convinto.

La Compagnia Italiana di Operette, guidata da Victor Carlo Vitale, napoletano, e da Silvia Santoro, cosentina, è stata la protagonista assoluta del week end siciliano. Le tappe di sabato 11 a Barcellona (La vedova allegra) e di domenica 12 febbraio a Pace del Mela (Al Cavallino Bianco) hanno messo a confronto due lavori e due ambientazioni differenti, rendendo possibile un commento, senza alcun dubbio favorevole, sul ruolo che la Compagnia sta svolgendo da oltre sessant’anni in Italia. Garantendo l’avvicendamento dei protagonisti, e contando, da sempre e specialmente oggi, su un cast eccezionale di giovani attori, di ballerini, di cantanti, di comici, tutti straordinariamente versatili, capaci di gestire i ruoli interpretati con maestria ed eleganza, con spunti esilaranti e con professionalità. E riesce a trasmettere momenti emozionanti, a risvegliare ricordi ritenuti sopiti, a suscitare divertimento e risate.

Mentre sul palco del Mandanici di Barcellona alla “Vedova allegra” facevano da sfondo le scenografie liberty e si ammiravano i costumi dell’età imperiale e della bella èpoque parigina, con il valzer ed il can can protagonisti assoluti del lavoro di Franz Lehar, all’Auditorium di Pace del Mela l’ambientazione sul lago di Sankt Wolfgang è stata arricchita dai costumi tirolesi e da un turbinio di divertentissime e coloratissime danze, che hanno evidenziato la realizzazione temporale dell’operetta di Ralph Benatzky. Non più solo il valzer, padrone di casa in un’Austria fedele all’Arciduca Cecco Beppe, giunto all’improvviso all’hotel, ma anche il tango, il fox trot, lo shimmy, persino il jazz ed il rhythm and blues, tutte musiche che nel periodo in cui fu scritto “Al Cavallino Bianco” influenzavano le composizioni europee.

cavallino 2Al Cavallino Bianco” fu presentata per la prima volta in Italia nel 1931. Era il 3 novembre, ed il Lirico di Milano accolse quello che fu definito dalla critica lo spettacolo dell’anno. Fra gli interpreti dell’epoca, Milly e un giovanissimo Renato Rascel nei panni di Sigismondo. La televisione italiana, in un sua ispirata riproposizione di operette, dovuta all’estro ed alla passione di Vito Molinari, presentò il lavoro nel 1974. Con le coreografie di Gino Landi, gli interpreti erano i vari Gianrico Tedeschi, il commendator Pesamenole in vacanza al Cavallino ostentando il dialetto lombardo. A Tedeschi ha fatto da contraltare, ieri sera a Pace del Mela, il dialetto pugliese di Claudio Pinto, nei panni dell’industriale della mutanda abbottonata davanti che per assecondare la figlia Ottilia (Mita Medici nel 1974), una divertente Giulia Mattarucco ieri sera, sceglie la vacanza in montagna. Fra gli altri personaggi di allora, Angela Luce nel ruolo dell’ostessa Gioseffa, alla quale ha dato voce e volto la bravissima Irene Geninatti Chiolero, che ha dovuto cedere alle proposte amorose del suo primo cameriere, Leopoldo, alias Victor Carlo Vitale (era Tony Renis nella trasposizione tv di Molinari), e mettere da parte le sue mire nei confronti dell’avvocato Giorgio Bellati, ossia Simone Pavesio (era Gianni Nazzaro nel 1974, cantante fra i più in voga nei primi anni 70 in Italia), innamorato a sua volta di Ottilia. E volendo sempre prendere come riferimento il lavoro televisivo di quaranta e passa anni fa, abbiamo applaudito Riccardo Sarti, divertentissimo Sigismondo, che prende la cotta per Claretta (Silvia Santoro), figlia dello spiantato prof. Hinzelmann (Mattia Rossellini), interprete magistrale ed in maniera molto divertente del ruolo che fu di un grande dello spettacolo come Paolo Poli. A Nicola Vivaldi tocca il compito di condurre a spasso per i monti frotte di turisti “mordi e fuggi” (nella foto) che affollano il palcoscenico all’inizio dell’operetta, lasciando come mancia, dopo le consumazioni ai tavoli, un solo centesimo, che il capo cameriere Leopoldo intasca sdegnato della tirchieria ma gira generosamente per ripianare i suoi debiti accumulati per mandare giornalmente fiori alla sua Gioseffa, ma estinti come “regalo di matrimonio” a Rudy (l’altro cameriere che per crescere deve seguire i consigli del suo capo, pronto a lasciare l’albergo: ma soprattutto non deve innamorarsi mai delle padrone…): un brillante Riccardo Ciabò che veste i panni che furono di Maurizio Micheli, e che parte a razzo, verso destra o verso sinistra sul palcoscenico, per eseguire gli ordini. Infine, l’arciduca, nel 1974 Mario Pisu, e ora il tenore Massimiliano Costantino (evidentemente compiaciuto per la … promozione nobiliare: da Conte, nella Vedova Allegra, passa a quello superiore di Arciduca…), che comprende le difficoltà del rapporto, da uomo attento alle problematiche politiche e… amorose tipiche di ogni tempo, ed intercede per facilitare il matrimonio fra la “bisbetica” Gioseffa ed il suo primo cameriere: che si cala immediatamente nella parte del nuovo padrone del Cavallino Bianco!

Non passano in secondo piano le esibizioni delle splendide ragazze del corpo di ballo, così come non passa inosservata, per chi scrive ed ha applaudito convinto e soddisfatto, la professionalità dell’intero cast. Che ha sopperito al poco spazio a disposizione per rappresentare quadri di grande effetto come la scena del temporale improvviso o l’entrata dell’arciduca. E non solo! Se si pensa che al festival di Bad Ischl, quando si rappresenta quest’operetta, lo si fa dal vero, cioè proprio all’hotel che porta il nome, e situato in riva al lago Sankt Wolfgang, il plauso nei confronti di tutti è senz’altro più sincero!

Due serate di divertimento, quindi. Ma anche di apprezzamento per quanto la Compagnia Italiana delle Operette riesce a fare, movimentando un settore che è sempre stato guardato dall’alto in basso, ha avuto critiche spietate, non ha mai goduto di sovvenzioni statali nè di simpatie di certi ambienti pseudo culturali, indubbiamente prevenuti nei confronti di un genere musicale ritenuto inferiore! Nulla di più sbagliato, purtroppo! La Compagnia ha regalato serenità, sorrisi, colori, spontaneità, ma soprattutto ha permesso di conoscere chi lavora faticosamente e si sposta da una parte all’altra della penisola per divertire e fare amare. Bravi professionisti, che meritano sicuramente quei primi piani televisivi che la RAI potrebbe benissimo dedicare scegliendo fra i lavori che ancora oggi assicurano il “Tutto esaurito” nei teatri. Che siano La vedova allegra, o Il paese dei campanelli, o Cin-ci-là o Al Cavallino Bianco, o Addio giovinezza, o L’acqua cheta poco importa: artisti come Maurizio Bogliolo, Flavio Trevisan, Franco Barbero, Monica Emmi, o lo stesso Victor Carlo Vitale e i suoi ragazzi sanno come fare per incollare davanti al video milioni di telespettatori!

Complimenti, ragazzi, e speriamo di rivederci presto! Magari per la consegna di un PREMIO TERMINAL, riconosciuto in passato ad artisti come Pippo Franco, Lando Buzzanca ed altri… E perchè no, domani, alla Compagnia Italiana delle Operette? Parola alla Commissione!!!

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